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Costituzione e retorica

La consegna della carta agli stranieri

Il fatto che il Sindaco Zanonato consegni in traduzione simbolicamente ai rappresentanti dei cittadini stranieri a Padova la Costituzione italiana rappresenta un interessante episodio di propaganda politica. E segnala la presa di distanza dalle iniziative coraggiose di sindaci di piccoli centri come Bitonci, che sono stati, a parte tante parole, abbandonati dai rappresentanti delle maggiori forze politiche regionali. Insomma, si confida negli stranieri e si affida loro la Costituzione, cercando di farli amici non del Veneto e dei suoi abitanti, ma di uno Stato centrale che è in realtà ampiamente ostile, come hanno dimostrato le parole di Giuliano Amato, così offensive verso il Veneto, a questa regione stessa. Ma sarà interessante vedere come siano spiegati agli stranieri i principi e gli articoli tutti di un documento tetro, dove non appare mai la parola “individuo”, e neppure quella “felicità”. E dove già dall’inizio si dice che codesta repubblica è democratica e “fondata sul lavoro”: cosa che crea un duplice imbarazzo: ma allora i miei nonni anziani, i bambini piccoli, i malati, i portatori di “handicap”, e tutti gli infelici che popolano la terra italica, non costituiscono il fondamento della repubblica: forse, dunque, non sono che un peso. In compenso caste di politici e molte altre vivono senza lavorare. E bene! Ma l’imbarazzo cresce, per gli immigrati stessi, che spesso non hanno un lavoro, magari alcuni neanche lo cercano. Poi si dovrà spiegare anche che la costituzione è invecchiata: quando si dice che non viene considerata discriminante la “razza”, si ammette che le “razze umane” esistono. Ma la genetica – Luca Cavalli Sforza, un “cervello in fuga” di un’altra generazione – dalla solatia California lo ha dimostrato con certezza. E poi è scritto da qualche parte, nelle traduzioni di un testo virtualmente anti-veneto, consegnate a spese del contribuente veneto, chi furono gli estensori del documento? Non credo. Non è scritto neppure nelle infinite edizioni italiane del testo, a parte poche. Si continua a far credere che la Costituzione sia un documento mistico “caduto dal cielo”, comparso all’improvviso come le stigmate di Padre Pio, o “dettato dal popolo”, ma il popolo non c’entra: era un cospicuo gruppo di letterati e giuristi, qualcuno bravo molti altri mediocri, poco inclini ad essere felici, e rendere felici gli altri. Il popolo “italiano” non ha mai avuto voce in questa costituzione: non è stata approvata con referendum come quella, assai più avanzata, spagnola, del 1978. Venne approvata dall’Assemblea Costituente, ovvero da chi l’aveva scritta (!) il 22 dicembre, e dal Capo provvisorio dello Stato il 27. Il primo gennaio dell’anno successivo, il 1948, entrò in vigore. Anche la recente costituzione irachena è stata sottoposta al giudizio del popolo, attraverso un referendum. Prendiamo lezioni di democrazia dall’Iraq! L’art. 75 dice che non è ammesso il referendum per le “leggi tributarie”. Basterebbe quest’articolo per capire lo spirito di questa “parva carta”.

Paolo Bernardini

pb@bu.edu

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