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Belgio, la crisi tra le comunità francofona e fiamminga investe anche i mass media

http://www.euronews.net/index.php?page=info&article=459152&lng=4

La tv pubblica è da sempre divisa in due – VRT da un lato, RTBF dall’altro – ma ora entra dirtettamente nella polemica politica. Soprattutto dopo l’attacco del premier incaricato, il fiammingo Yves Le Terme, alla tv francofona, accusata di gettare benzina sul fuoco.

Euronews ha chiesto un parere a Philippe Dutilleul, il giornalista divenuto famoso per aver messo in onda un finto tg con l’annuncio della secessione dei fiamminghi.

“Non voler vedere che questo paese è in via di decomposizione, non voler vedere che, purtroppo, non ci sono progetti comuni del belgi, questo è un dato di fatto. Secondo me è utile alla democrazia esercitare delle critiche. Salvo vedere poi che coloro che ne sono oggetto rifiutano il vero dibattito democratico”.

Dal versante opposto, i francofoni puntano l’indice sul giornale fiammingo Het Laatste Niuews, che influenzerebbe l’opinione dei belgi. Con il suo milione e mezzo di copie giornaliero, è il quotidiano più diffuso. Luc Van Der Keelen, redattore capo, nega però di essere la voce dei separatisti fiamminghi.

“Tutto è cominciato con il giornalismo della RTBF, un giornalismo diciamo militante. La prima è stata la trasmissione Bye bye Belgium, che ha proclamato l’indipendenza delle Fiandre”.

Non meno di 400.000 persone, secondo i sondaggi dell’indomani, credettero allo strampalato annuncio: banale scherzo o fantapolitica, il programma ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica.

Lo dicono anche molti esperti delle comunicazioni di massa, come Francois Heinderyks, sociologo all’Università di Bruxelles.

Abbiamo visto iniziative interessanti e costruttive da parte dei media, specialmente in termini di dialogo tra le comunità. Un dialogo che porta le comunità a conoscersi meglio. Quindi, almeno in senso generale, i media hanno un ruolo costruttivo, di attenuare piuttosto che rinfocolare, le tensioni”.

Una polemica non facile a ricomporsi, in un contesto in cui, dopo sei mesi di crisi, il paese si avvia verso un esecutivo di transizione, incaricato solo di gestire gli affari urgenti e l’ordinaria amministrazione.

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