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Rischio Consulta sul friulano a scuola

Segnalo un gravissimo atto di alcuni politici e sindacalisti friulani riportato in un articolo del gazzettino.

http://gazzettino.quinordest.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Main&Codice=3637978&Data=2008-1-9&Pagina=NORDEST%20%2F%20LA%20POLITICA

Annunciato il ricorso alla Corte costituzionale per il pericolo di una divisione “etnica”. Oggi vertice a Roma

Contestata da politici e sindacalisti la nuova legge regionale che tutela l’identità linguistica locale

È a rischio ricorso alla Corte costituzionale la legge regionale di tutela della lingua friulana approvata sul finire dell’autunno in Friuli Venezia Giulia.

Udine – Nel mirino del Governo, che potrebbe impugnare il provvedimento del Consiglio regionale entro febbraio, ci sono un paio di norme riguardanti l’insegnamento della lingua nelle scuole del territorio dove è considerata presente questa minoranza.

A segnalare l’eventuale incongruenza al Consiglio dei ministri sono state, in queste settimane, le proteste sollevate specie dall’area triestina della regione che avrebbero fatto sentire la loro voce anche nella Capitale, con pressioni affinché si decida di ricorrere alla Corte costituzionale contro il provvedimento.

A segnalare con sollecitudine i possibili punti di incongruenza della legge, sono le stesse persone che prima del varo della legge avevano gridato al rischio di dividere la regione per aree etniche e facenti parte della stessa parte politica della giunta Illy.

In prima fila c’è il deputato del Partito democratico Alessandro Maran, assieme al segretario triestino della Uil Luca Visentin.

Le norme su cui si punta l’indice riguardano l’insegnamento della lingua friulana a scuola: quella che fissa la regola del silenzio-assenso da parte dei genitori degli alunni che dovrebbero studiare il friulano sui banchi e quella che prevede un elenco regionale per i docenti che abbiano frequentato corsi di formazione per insegnare la lingua.

La legge nazionale 482, che nel 1999 aveva riconosciuto l’identità linguistica friulana, sostiene infatti che in Friuli sia necessario fornire la possibilità, per chi ne faccia richiesta, di poter studiare la propria lingua madre – oltre che l’italiano – a scuola.

Ma la regola del silenzio-assenso, secondo i critici, non sarebbe una possibilità, bensì un’imposizione e su questo si auspica che faccia chiarezza la Corte costituzionale.

L’onorevole Maran è talmente preoccupato della difesa da parte della giunta Illy delle identità linguistiche minoritarie presenti in regione, da aver diffuso via mail sul finire del 2007, uno scritto di 32 pagine in cui definisce inventata la minoranza friulana e quella tedesca, critica la bozza di statuto regionale varata dal Consiglio a Trieste in cui si parla del multilinguismo del Friuli Venezia Giulia, si dice preoccupato di chi parla di “nazione friulana”, auspicando che delle sue osservazioni tenga conto il neo nato Partito democratico.

Sul fronte dei sostenitori della legge, invece, c’è il governatore Riccardo Illy e gran parte delle istituzioni friulane, a partire dall’Università e dall’Arcidiocesi di Udine.

Illy in Consiglio regionale, al momento del varo della legge, ha convinto anche i più scettici del centrosinistra – ottenendo il plauso anche della Lega Nord – assieme all’assessore regionale Roberto Antonaz. «La legge approvata in regione è una proposta moderna, che attua finalmente la legge 482 votata nel 1999 dal Parlamento – ricorda Antonaz, esponente di Rifondazione comunista – quanto alle presunte interferenze sull’autonomia scolastica, che non compete alla Regione, faccio presente che proprio per questo gli articoli in questione parlando di “facoltà” e non di obbligo. L’elenco degli insegnanti, ad esempio, è solo uno strumento a disposizione dei presidi quando attueranno l’insegnamento del friulano».

Nel frattempo, oggi a Roma sul nuovo statuto d’autonomia si terrà una riunione alla presenza dei deputati del Pd friulgiuliano Maran, Ivano Strizzolo e Flavio Pertoldi con il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Luciano Violante, i colleghi Marco Boato e Giovanni Russo Spena, il ministro per gli Affari regionali Linda Lanzillotta e il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Zaccaria. L’obiettivo è trovare un punto di mediazione tra i sostenitori della bozza varata dal Consiglio regionale e i deputati che, in commissione a Roma, l’hanno invece pesantemente criticata.

Lorenzo Marchiori

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