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Riccardo Illy è anni luce davanti agli altri, ma non è ancora abbastanza per noi veneti

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Le dichiarazioni del Governatore del Friuli Venezia Giulia dimostrano come l’imprenditore triestino abbia più preparazione e acume politico dei suoi pari veneti. Ma resta ancora troppo legato al sistema partitico italiano.
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Treviso, lì 13 marzo 2008

Oggi sul Corriere della Sera è apparsa un’interessante intervista al Governatore della regione Friuli Venezia Giulia. Riccardo Illy ha dimostrato con le proprie parole di essere molto più preparato politicamente dei suoi colleghi governatori di altre regioni vicine, a statuto ordinario, o a statuto speciale esse siano.
La sua disamina sul vantaggio economico che deriverebbe a noi veneti dall’indipendenza è disarmante per i politici italiani. Così come il suo riconoscimento all’opera di inganno messa in cantiere dalla lega nord e da Umberto Bossi verso tutti coloro che ne avevano abbracciato le idee.
L’unico aspetto su cui l’imprenditore triestino a nostro avviso sbaglia la propria analisi è quando ritiene che l’indipendenza debba avvenire per tramite di manifestazioni di piazza. E anche quando liquida tale riforma politica con le parole “rischio” e “secessione”.
In realtà sono ormai molte le Nazioni divenute indipendenti che ci hanno dimostrato come il processo di autodeterminazione sia pacifico e anzi catalizzatore di crescita economica sostenuta per quei Paesi che si sono liberati dal giogo di stati multinazionali che non ne permettevano l’esistenza. L’esempio viene proprio da alcuni giovani Paesi citati dal governatore come Slovenia e Estonia che si sono liberati dalla parassitaria burocrazia statalista dei precedenti regimi in cui erano ingabbiati e che oggi vedono le proprie economie e società civili galoppare, così come molti altri.
Così come lo potranno a breve fare tante altre Nazioni che semplicemente, pacificamente e democraticamente stanno assumendo una forma statuale che meglio possa loro permettere di vivere in un mondo globale ad alto tasso di competitività e con fenomeni di turbolenza sociale e finanziaria sempre più evidenti. Noi veneti, ma anche i friulani, i trentini, i lombardi oggi siamo frenati da una palla al piede italiana oramai insostenibile anche solo per la quotidiana esistenza in una situazione di dignità.
Caro governatore, a soffrire in Venetia non sono solo le imprese, possiamo ben dire ormai che la nostra classe media si sta assottigliando ogni giorno di più: oramai è quasi invisibile.
Lei è intelligente e preparato, ma non vive una condizione di povertà strisciante che sta interessando sempre di più milioni di veneti e anche di friulani. E vive troppo vicino ai sistemi partitici italiani: se ne allontani, finché è in tempo!
Sappia inoltre che gli oppositori dell’indipendenza amano chiamarla secessione. In realtà, come paese indipendente, con un seggio ai tavoli decisionali dell’Unione Europea, delle Nazioni Unite e di ogni organismo internazionale, la Venetia sarebbe molto meno isolata di quanto non sia ora.
In questo momento noi non abbiamo alcuna rappresentanza diretta in nessuno di questi organismi internazionali e alcuna voce diplomatica nel mondo.
Il parlamento veneto deve poter avere la responsabilità di trattare i temi di importanza globale. Il PNV ritiene questo un fatto importante per ritornare a dare al mondo il contributo della tradizionale saggezza che Venezia per secoli ha portato alla causa della pace nel mondo.
I veri secessionisti, i veri separatisti sono coloro che vegliono negare ai veneti una voce internazionale.

Gianluca Busato
Partito Nazionale Veneto
Web: www.pnveneto.org
E-mail: info@pnveneto.org

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