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Comunali, flussi, minchiate varie…

Tra tutti i commenti del giorno dopo sul ballottaggio, questo ci è sembrato decisamente il più interessante e ve lo proponiamo.

Oggi (ieri per chi legge, ndr) la città di Vicenza era sul sitone del corriere della sera, primo titolo, caratteri cubitali. “Alemanno allunga su Rutelli. Il centrosinistra strappa Vicenza”. Che Alemanno, uomo della Sinistra Arcobaleno infiltrato nel Pdl, avesse vinto lo sapevano anche i sassi, essendo consistente il suo vantaggio a due terzi dei seggi scrutinati, ma per il corriere “allungava”; di tutto un altro spessore il vantaggio della sinistra sui Berici, dato che il candidato del PD aveva appena vinto con 600 voti di scarto.
Strabiliante: a Vicenza viene rieletto sindaco (lo era già stato nel 1995) un democristiano con meno dell’1% di vantaggio. Questo dopo che al primo turno a la sua coalizione aveva preso il 30 contro il 39% del centrodestra. Questo dopo 5 anni di beghe che avevano portato il comune sul filo del commissariamento, dopo il Dal Molin, dopo che l’amministrazione uscente di Hullweck, il sindaco coi puntini sulla u, aveva regnato nel più totale disprezzo della trasparenza politica. Direi che il vento sta cambiando.
Fossi un politicante, sempre che mi fregasse qualcosa di vincere, farei delle primarie locali prima di imporre una tizia della nomenclatura, eurodeputata che a Vicenza ha messo piede sì e no due volte nella vita: Lia Sartori, dal passato craxiano, di professione gestore di enti pubblici, volto notoriamente popolare nel veneto che produce. L’ennesima vittima (e non sono mai troppe) di un sistema che giustifica se stesso. Il centrodestra e la Lega considerano queste contrade come roba sua, candida chi vuole di qua e chi vuole di là, spartendosi le poltrone. Bene, sono riusciti nell’impresa di perdere a Vicenza, dove avrebbe vinto persino il can del pegnattaro con i giusti contrassegni.
Intanto il PdL gioisce per Alemanno, il primo barese a diventare sindaco di Roma. Il fatto che nella stessa città il centrosinistra faccia incetta alle provinciali non vuol dire niente, i romani votano Gianni perché vanno matti per Berlusconi, mi sembra ovvio.
Ma sono tutte considerazioni alla portata dei grandi opiniosti, quelli che vanno in TV perché capiscono la ggente.
Tipo Gianni Sartori (che entra in questo post solo perché ha il nome di Alemanno e il cognome della bella Amelia) professorone di Scienza della Politica, che di recente ha rispolverato la teoria dei cleavages per spiegare il fenomeno Lega. “La Lega non è un partito che si pone sull’asse destra-sinistra” ci illuminava “ma su quello centro-periferia”. Bravo, prof., ci è arrivato solo 18 anni dopo lo studio, ormai classico, di Ilvio Diamanti e quando la Lega deve il suo exploit proprio al riposizionamento sull’asse destra-sinistra (a destra), cosa che non ha capito ancora nessuno, vabbé so aspettare quei quindici anni, magari Sartori ci arriva.
Poi c’è la menata dei flussi elettorali, che vedo spopola ancora. Vediamo: la sinistra radicale perde il 4%, la Lega guadagna la stessa percentuale. Per i nostri geniii l’elettorato comunista si è spostato nel partito di Bossi. Che è un po’ come dire che se la popolazione di Bormio cala di 100 abitanti e Canicattì aumenta della stessa cifra, ci deve essere stata una migrazione di massa dalla Valtellina alla Sicilia. Siete scemi?
Comunque dato che ho indovinato già più di dieci giorni fa sia l’imprevedibile risultato di Roma (non ci ho scommesso sopra per poco), sia quello di Vicenza, mi propongo come nuovo commentatore politico o come professore universitario. Sono anche economico.


Gentilini in comizio a Martellago (Venezia) il 24.04.2008:

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