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Cittadinanza inclusiva e nessun timore nei confronti dell’apertura: la strada per il successo

Ad opporsi all’ingresso di Victor Nelson nella corale, denuncia Rasia, è stato il gruppo più influente dei coristi, che avrebbero fatto di tutto per convincere il presidente a rifiutare l’iscrizione del ragazzo di colore. Una versione confermata anche da Paolo Penzo, maestro per 34 anni del Coro dell’Obante di Valdagno e che a sua volta, per il caso di Victor, ha dato le dimissioni, amareggiato. «Non lo volevano perché è nero, e glielo hanno detto in faccia, non ci sono altri motivi» ha sottolineato Penzo. Quando la cosa è divenuta di pubblico dominio, 5-6 coristi che non si erano espressi sull’ingresso o meno dell’ivoriano, hanno manifestato in una lettera al presidente il loro disagio sentendosi accomunati ad un gruppo «razzista». Ma questo, sostiene Rasia, non ha cambiato il destino di Victor, che dopo alcuni mesi di prove di canto e avvicinamento alle melodie di montagna, non ha potuto ottenere la sua divisa da corista ed è stato messo alla porta. (qui)

Dopo poco arriva una replica:

A rafforzare la propria posizione Faccin sottolinea che non è stato Rasìa ad andarsene, ma è stato il coro ad allontanarlo: «Ricordo che sono stati 28 su 30 i voti a favore della sua radiazione. Quando sento parlare di razzismo mi viene da ridere. Figuratevi che mia figlia ha adottato un ragazzo un bambino da colore anni fa. Comunque siamo decisi a chiarire tutto, anche davanti ad un giudice» (qui)

In un altro quotidiano online si scoprono ulteriori dettagli:

Rasìa conclude: «A Victor hanno sempre detto che non volevano la sua presenza in quanto “scuro di pelle”, ma soprattutto perché non centrava nulla con la tradizione veneta. Oggi, non avendo trovato di meglio, hanno come nuovo maestro una donna di nazionalità russa, ma di pelle bianca. Alla faccia della coerenza» (qui)

Non so come siano andate le cose in verità e se questo sia un caso di infame razzismo o meno. Mi sembra di capire che la faccenda possa avere più sfaccettature, anche se l’impressione che colgo è più che altro quella di una sostanziale chiusura nei confronti di una persona ritenuta aliena. Ma, ripeto, in questi casi è meglio essere cauti e non sparare subito sentenze. Questo fatto però mi serve da esempio per spiegare come la penso io su diversi argomenti e sulla strategia vincente che secondo me i Veneti dovrebbero adottare.

Personalmente non ho nessun problema riguardo le persone straniere che abitano nella Venetia. Non mi sentominacciato da loro né temo per la morte della mia cultura. Questo non vuol dire che io sia disposto a tollerare (parola che non mi piace) una invasione indiscriminata, per il semplice motivo che questo comporterebbe di sicuro un abbassamento dei standard di vita e di libertà miei e di chi mi sta attorno; un semplice calcolo benifici-svantaggi. Inoltre, sono nettamente allergico a discorsi che contengono i termini “etnia“, “razza“, etc etc, perché il rischio di dire delle assurdità (pericolose) è molto alto.

Io sono un libertarian, quindi reputo inviolabile la facoltà di discriminare. Ossia, una associazione privata deve avere il potere di far entrare chi vuole al suo interno, seguendo anche le direttive più stupide e odiose come il colore della pelle, la religione o il sesso. A mio modo di vedere, un bar dovrebbe avere la possibilità di esporre cartelli con scritto “vietato entrare agli ebrei, ai neri e alle donne“. Questo non vuol dire che io sia d’accordo con la “filosofia” di quel bar e che io non consideri quel bar un covo di idioti; in un bar del genere, io non entrerei mai. Tuttavia ritengo che rientri nelle possibilità del bar attuare una simile discriminazione, come ritengo rientri nelle possibilità del coro rifiutare Victor Nelson perché nero; sempre ammesso per ipotesi che la faccenda sia andata così. Questo però non vuol dire che io sia d’accordo con questa ipotetica decisione.

Infatti non lo sono.

Io penso che dovremmo solo essere contenti per il fatto che una persona venuta da così lontano voglia integrarsi così bene qui da noi e dovremmo essere solo felici per il fatto che un Ivoriano voglia far parte di un coro di montagna vicentino. Non penso di dire una castroneria quando affermo che la storia insegna che le comunità che si sono chiuse in un fortino assediato, alla fine sono sempre state espugnate e sono scomparse. A me il concetto di sangue non piace per niente e ritengo che tutto sia “cultura” e niente sia “natura“, anzi, la “natura” stessa è un concetto culturale. Se una persona viene qui, penso sia nel nostro stesso interesse egoistico fare in modo che questa persona abbia, se lo vuole, la piena possibilità di diventare Veneto. Non so voi, ma quando io sento, come mi è capitato di sentire, ragazzini di origine vietnamita o marocchina, parlare in veneto s-céto, mi sale la speranza e l’orgoglio. Non so voi, ma per me, parafrasando una frase del film Forrest GumpVeneto è chi il Veneto fa.

Se non vogliamo fare gli assediati nel fortino e se vogliamo avere un futuro fertile e ricco, dobbiamo in tutti i modi avere un concetto inclusivo di cittadinanza e non escludere a priori. Ci servono tanti nuovi Veneti provenienti da tutto il mondo, ci serve la loro vitalità e la loro voja de far. Badate bene, il mio non è un discorso terzomondista buonista. Io sono consapevole del fatto che una immigrazione massiccia ha comportato e sta comportando dei problemi e non mi sogno minimamente di “capire il disagio sociale” di certa feccia che inquina le nostre terre. Inoltre, sono consapevole del fatto che la nostra società secolare può avere dei problemi nel momento in cui una forte componente islamica reclama, come è nella sua cultura, una sostanziale diminuzione delle libertà per tutti.

Però penso che non si debba buttare via il bambino con l’acqua sporca. Il mio sogno è vedere una nutrita schiera di indipendentisti veneti di origine foresta. Non è né un sogno strampalato né un sogno impossibile, dato che basta semplicemente aprirsi e far conoscere la nostra storia e la nostra cultura a tutte quelle persone che hanno deciso di fare della Venetia la propria casa. È nel nostro stesso interesse, saremmo dei mona se non lo capissimo.

Luca Schenato

http://www.venetialibertarian.org/?p=190

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