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Trade Union

Non c’è niente di male in un gruppo di lavoratori che si struttura in un’organizzazione che mira a conquistare migliori condizioni lavorative. Certo, bisognerebbe interrogarsi sugli strumenti, sull’effettiva efficacia e sul diritto (ora praticamente negato) del padrone di esercitare i suoi diritti di proprietà a suo insindacabile (è il caso di dirlo) piacimento, ma lasciamo perdere e ripetiamo che non c’è niente di male in questo.

La cosa che invece va un po’ meno bene, per usare un eufemismo, è quando il sindacato diventa un ente coercitivo e parassita all’interno dello stato coercitivo e parassita. Quando da organizzazione di lavoratori si trasforma in burocrazia che vive alle spalle dei lavoratori. Quando, insomma, diventa la Triplice.

Veniamo al dunque. Ricevo da un amico lettore e pubblico:

Sembrerà strano, ma la crisi ha colpito anche il “ricco Nord-Est”, e da qui parte l’esperienza che sto vivendo in famiglia. Mio fratello, da anni lavorava come progettista in una media azienda metalmeccanica della provincia di Padova. Sì, lavorava perchè un po’ per la crisi e un po’ per la gestione inefficiente dell’azienda, questa ha dichiarato fallimento. Tralascerò di raccontare come il sindacato si è inserito nella vicenda ed arriverò al sodo.

Mio fratello, e gli altri dipendenti, si sono trovati di punto in bianco senza lavoro e, quindi, hanno accettato ben volentieri l’aiuto dei sindacati per gestire tutta la burocrazia necessaria per chiedere il sussidio di disoccupazione e il recupero della liquidazione. A mio fratello non andava molto di rivolgersi ai sindacati, ma alla fin fine in questi momenti bisogna mandare giù il rospo e cercare di salvare il salvabile in ogni modo, anche vendendo l’anima al diavolo. Il Sindacato, a cui sta tanto a cuore la lotta alla disoccupazione, ha chiesto a questi disoccupati (magari con mutui e famiglie a carico) il 5% della loro liquidazione, una volta ricevuta, a seguito delle pratiche di richiesta all’INPS da loro preparate. L’aliquota saliva al 10% se il disoccupato non era iscritto al sindacato (fate un po’ voi i conti su una liquidazione di 15.000 €). Aggiungeteci pure che alcuni di questi lavoratori erano già iscritti al sindacato, quindi nell’arco della loro vita lavorativa avevano versato mensilmente il 3% della loro busta paga per foraggiare la “Triplice”.

Io vorrei capire con che coraggio questi pidocchi possano chiedere a dei disoccupati parte della loro liquidazione! E come possano farlo anche dopo che l’iscritto per anni gli ha versato soldi! Mi chiedo con che faccia queste sanguisughe possano andare nelle piazze a parlare di salario e sicurezza sociale… beh forse ci sono, con la faccia che hanno sempre avuto …

Luca Vnt

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