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Il drago e il leone: percorsi paralleli verso la libertà

di Paolo L. Bernardini

Si conclude un 2009 pieno di speranza e di eventi lieti per la futura Venetia libera. Anche se con modesti risultati, per ora, il PNV si è presentato per la prima volta ad un agone elettorale. Occorre ricordare che anche realtà adesso centrali per i futuri assetti d’Europa, come lo Scottish National Party, hanno avuto esordi altrettanto incerti e stentati. Ma quando l’idea è buona, e giusta, e l’unica concepibile, prima o poi si afferma. La storia inoltre accelera i processi, probabilmente il Cristianesimo non ci metterebbe tre secoli per divenire religione tollerata dell’Impero, e quasi quattro per divenirne l’unica, ufficiale. Non dubito che vi sarà una grande crescita alle regionali prossime venture, anche se la pluralità dei soggetti politici che invocano l’indipendenza, e ne fanno la giusta base dei propri programmi, credo nuoccia in questo caso: da storico, certamente, non posso non vedere la medesima pluralità, ahimé in quel caso non foriera di belle cose, di idee e ideologie, ma soprattutto di persone e di gruppi, in coloro che fecero il risorgimento, e portano alla creazione di uno Stato che ora è giunto al naturale crepuscolo, dopo un secolo e mezzo di una vita periclitante, ove i momenti fulgidi sono stati assai meno di quelli oscuri.
Vale la pena dunque congedarci dall’anno, in attesa di riprendere ben presto l’attività, con una celebrazione che appartiene ancora al 2009, e che certo è passata inosservata, da noi, o quasi, anche se aldilà dei confini angusti di ITA è stata oggetto di qualche attenzione.
Si tratta dei cinquant’anni dall’adozione della bandiera nazionale gallese, che avvenne nel febbraio 2009. Singolare rovesciamento cromatico, tra l’altro, del nefasto tricolore. Qui il bianco e il verde, a bande orizzontali, rappresentano rispettivamente la pace e l’onestà, e la speranza, che è, quasi per definizione, speranza nel futuro (e speranza negli individui, e nella bontà delle loro scelte). Al centro, rivolto verso Ovest, e dunque verso l’Oceano atlantico per chi guati l’orizzonte dalle rocciose scogliere del Pembrokeshire, o del Ceredigion, un drago rosso: simbolo di forza e di valore, della lotta di Henry Tudor contro Riccardo III, nel lontano 1485. Il Galles ha perso la propria indipendenza, un secolo e mezzo e oltre prima della Scozia, grazie ad una serie di “Acts of Union”, che non hanno neppure la dignità paritaria di un “Treaty” come quello siglato con la Scozia nel 1707, ma sono vere e proprie imposizioni unilaterali. Era il periodo del fosco trionfo giurisdizionalistico di Enrico VIII: una politica di scellerata e violenta centralizzazione, che aveva portato, tra l’altro, alla prima massiccia “secolarizzazione”, ovvero espropriazione illegittima, delle proprietà della Chiesa cattolica, e alla nascita dell’Anglicanesimo, il protestantesimo di Stato per eccellenza. Quante ruberie, ma anche, quante distruzioni, una volta l’Inghilterra pullulava di chiese e monasteri, bellissimi, che nell’arco di un anno o due vennero del tutto rasi al suolo. Insieme, tra l’altro, alla libertà del Galles. Insomma, un grande Stato in formazione divorava quelli più piccoli, e i suoi “competitor” extra-statali, con somma voracità.
Il 5 agosto 1925 venne creato il Plaid Cymru, il partito nazionale gallese, che è ora il secondo partito di questa terra bellissima, tre milioni di abitanti su 20.000 kmq, non poche le somiglianze con la Venezia. Incluso l’affaccio al mare. Il PC si ispira fortemente al cugino scozzese, lo SNP, anche nell’ideologia, di centro-sinistra. Ma anche per il PC, ancor più fondamentale che l’ideologia, vi è un presupposto e una mèta chiara e semplice: l’INDIPENDENZA DEL GALLES. Esiste una forte identità nazionale gallese, che si esprime soprattutto attraverso il culto della lingua (e qui ringrazio la mia studentessa Silvia Rigamonti, che al Welsh e allo Wenglish ha dedicato una bella tesi di laurea discussa il 15 dicembre presso l’Università dell’Insubria), ma non solo attraverso la lingua.
L’augurio è che il 2010 sia un anno di liberazione, e dunque di trionfo della libertà, anche per il Galles, oltre che per la Scozia, e per noi naturalmente. Che raggiunga un culmine il processo di abbattimento di questi Leviatani fuori dal tempo che sono i grandi Stati europei, Gran Bretagna e ITA compresi.
In questi giorni, leggendo e studiando l’Ecclesiaste, ho riflettuto sul verso che dice che è meglio un cane vivo che un leone morto (oggetto anche di una simpatica vignetta dei Peanuts). Facciamo morire questo cane di ITA, e risorgere il leone. Con questo rosso drago gallese sono sicuro formeranno una bellissima coppia. Perché, tornando all’Ecclesiaste, c’è un tempo per ogni cosa, per nascere, per morire, per seminare, per mietere.

Ora è venuto il tempo della libertà per la Venetia.

Paolo L. Bernardini
Presidente emerito
PNV

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