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27 gennaio: un altro giorno della memoria. Per Andreas Hofer

Ogni giorno è o dovrebbe essere un “giorno della memoria”. Perché i giorni dell’anno sono solo 365, e coloro che hanno donato la propria vita per la libertà, nella storia del mondo, sono molti di più. E’ una costellazione luminosa di anime coraggiose, cui guardiamo ammirati e commossi.

Tra queste infinite schiere di eletti, vorrei ricordare, qui, Andreas Hofer.

Perché venne catturato il 27 gennaio 1810 in Val Passiria. Come racconta Francesco Mario Agnoli, uno storico libero da pregiudizi e vincoli ideologici, ma capace di restituire come pochi altri l’epica pagina delle insorgenze antinapoleoniche, Hofer sarà fucilato a Mantova il 20 febbraio. La ragion di Stato di Napoleone — la ragione di Stato è l’idolo inesistente sotto cui si nascondono e per cui si giustificano le trame dei tiranni — farà sì che Napoleone stesso ne ordini l’assassinio. Naturalmente Metternich da Vienna aveva vibratamente protestato, era un patriota tirolese, Hofer, che insieme ai tirolesi e trentini di lingua romanza aveva combattuto contro l’invasione franco-bavarese a partire dall’aprile 1809. A Metternich Napoleone aveva scritto, dopo l’omicidio: “E’ un fatto estremamente increscioso e avvenuto contro i miei desideri ed i miei interessi. Hofer era un valoroso sul quale contavo per la pacificazione del Tirolo”. Però l’11 febbraio queste erano le parole che Napoleone aveva indirizzato al suo servo Eugenio Beauharnais: “Figlio mio, vi avevo incaricato di far venire Hofer a Parigi, ma dal momento che si trova a Mantova inviate l’ordine di formare una commissione militare sul campo per giudicarlo e fucilarlo sul posto dove arriverà il vostro ordine. Che tutto venga concluso in ventiquattro ore”. Era un tipico comportamento di Napoleone, e di molti altri tiranni. Prima l’ordinare un omicidio, o altra violenza, poi attribuirne la responsabilità ai sottoposti, a ordini mal eseguiti, non eseguiti, o male intesi. Lo aveva fatto poco prima per l’arresto del Papa, avvenuto da parte del generale Radet il 6 luglio 1809. Avevano protestato gran parte dei governi europei, ed egli aveva risposto: “C’est sans mes ordres et contre mon gré qu’on fait sortir le Pape de Rome”. Ma a Roma il Pio VII rientrerà solo il 24 maggio 1814.

E’ così singolare che un tiranno che tanto male fece a Venezia e alla Venetia trovi ancora tanti ammiratori, e pochissime siano le strade dedicate a Hofer, patriota vero. Ma se è vero che la storia è circolare, non dubito presto sarà fatta giustizia di tutto questo.

Paolo L. Bernardini
Presidente emerito
PNV

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