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La Venetia e tutte le sue rovine

Dopo un’allegra camminata dalla stazione ferroviaria fin quasi a San Marco, sventolando in compagnia di giovani patrioti simpatici e scanzonati il gonfalone marciano, e mettendo dinanzi agli occhi dei turisti di tutto il mondo – che vengono a Veniceland, la Disneyland del passato che è ora Venezia, per la nequizia di tutti i suoi italici amministratori, e scendono e salgono le scale del Palazzo Ducale come fosse un ottovolante– il nostro desiderio di indipendenza, mi ritrovo, sulla via del ritorno, a passare dal ghetto. Da tutte le parti, qui, corone tristissime di fiori sigillate dall’immancabile tricolore, lo stesso che fece deportare gli ebrei ad Auschwitz tra 1943 e 1945, o che impose loro le infami leggi razziali del 1938. Ma anche una piacevole libreria gestita da un eccentrico signore inglese. Qui facciamo un bell’acquisto, un libro che dovrebbe essere presente in ogni biblioteca di un abitante della Venetia (e non solo lì). Si tratta di Isole abbandonate della laguna veneziana, pubblicato da San Marco Press (www.sanmarcopress.com) e scritto dai fratelli Giorgio e Maurizio Crovato. E’ un testo bilingue, italiano e inglese, ed è stato ripubblicato nel 2008. La prima edizione è del 1978, i due fratelli erano poco più che ventenni, e sulla loro piccola barca a remi – che ha senz’altro un nome meno generico, è una tipica barchetta della laguna  —  erano andati alla ricerca di tutte le isole ed isolette della laguna, un meraviglioso viaggio di scoperta nell’esotico dietro l’angolo, salvo che il mare non ha angoli o spigoli, è tutto un muoversi per anse sinuose, per linee preraffaellite. Insomma, su rotte incantate. Singolare, già due amici ed illustri letterati si erano dilettati in questa piccola odissea lagunare, alla fine dell’Ottocento: erano Pompeo Molmenti e Dino Mantovani, il loro Isole della laguna veneta era stato pubblicato per la prima volta nel 1895. Ma le isole abbandonate allora erano molto meno. Ora il libro dei gemelli Crovato è bellissimo per varie ragioni. Per prima cosa, offre una rassegna sistematica, e con magnifiche foto in bianco e nero, di una meravigliosa realtà di manufatti umani e di concrezioni naturali assurdamente, e violentemente abbandonata. E’ vero che tra il 1978 e il 2008 alcune isole sono state riscattate da questo misera situazione, ad esempio San Servolo, ma è anche vero che la maggior parte di esse ancora attende una redenzione. Sono splendide gemme, San Angelo delle Polveri, San Giorgio in Alga, Poveglia, già liriche e non poco nei loro medesimi nomi. Sono l’equivalente lagunare delle ville venete, i relitti di terraferma, assai più numerosi quest’ultimi, peraltro. Forse, anzi quasi sicuramente occorrerà attendere la liberazione della Venetia e la ricostituzione dello stato indipendente per vedere riscattate queste isole, ancora bellissime e perfino coltivate mezzo secolo fa. Ci vorranno i denari che non pagheremo più all’estorsore ITA per rimettere in sesto tutte queste isole, magari creando una splendida università americana a Torcello, in ricordo del cantore folle e iroso e geniale dell’isola semiabbandonata ora, Ernest Hemingway. Come le ville in terraferma, così le isole in laguna attendono il loro riscatto. Sono rovine, ma in qualche modo sopravvivono, a ricordarci del loro passato glorioso, e del futuro ancor più corrusco che le aspetta. Distrutta in età napoleonica, ricostruiremo perfino S. Tommaso Borgognoni, una chiesa imponente e severa. Come le genti della Venetia, così attendono l’inevitabile riscatto anche le loro cose. Le loro costruzioni, i loro manufatti, la loro storia.

Paolo L. Bernardini
Presidente emerito
PNV

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