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Belluno reagisci!

di Lodovico Pizzati

Alla vigilia di Ferragosto il governo italiano fa sapere un po’ più di dettagli della disperata manovra messa frettolosamente assieme contro una crisi dei conti pubblici anticipata da perlomeno due anni. Alcune riforme sono più che condivisibili e forzate sulla partitocrazia italiana in cambio di una favorevole politica monetaria europea. Questo e’ il caso delle privatizzazioni di certi servizi pubblici e sicuramente di una riforma del mercato del lavoro. La parte nociva della manovra, e cioè la maggior parte, consiste in un considerevole aumento della pressione fiscale, che venga chiamata Robin Hood Tax (un ossimoro), contributo solidarietà, o aumento dell’Irpef e delle rendite finanziarie. Aumentare le tasse atrofizza la poca speranza di crescita, che viene cosi’ sacrificata sull’altare del pareggio di bilancio. E’ una politica perdente, specie per il paese che secondo l’istituto di ricerca dei commercialisti italiani e’ il più tartassato di tasse al mondo.
La parte sulla riduzione della spesa pubblica ha invece qualche pregio, soprattutto quando si parla di riduzione dei costi della politica. Leggendo i nomi di alcune delle 38 province sotto i 300 mila abitanti verrebbe spontaneo lodare questa riduzione (Carbonia-Iglesias? Medio Campidano? Ogliastra? Olbia Tempio?). In alcuni casi emergono situazioni curiose tipo l’eliminazione sia di Trieste che di Gorizia che forse risulteranno in una provincia aggregata della Venezia Giulia, chissà. La parte invece completamente inaccettabile e’ l’eliminazione della provincia di Belluno.
La decisione di eliminare la provincia di Belluno e’ la classica beffa dopo il danno. Prima i Bellunesi raccolgono 17 mila firme (ben il 10% della popolazione residente) per voler esprimersi in un referendum e avere un minimo di giustificata autonomia, essendo un territorio montano schiacciato tra due regioni a statuto speciale. Poi si vedono la loro richiesta snobbata da Roma, nel totale disprezzo della cittadinanza bellunese trattata del resto da veri e propri sudditi. E ora la beffa, basta Belluno provincia perché adesso l’Italia via ha fatto trevigiani. Invece di difendere le particolarità territoriali, La Padania titola “eliminate le province inutili”. Fa eco il presidente leghista della provincia di Treviso che con arroganza e’ pronto ad accogliere a braccia aperte i neo trevigiani, che riesce cosi’ a sorpassare in cattivo gusto il sindaco leghista di Verona che auspicava un aumento delle tasse per salvare la patria Italia (proprio un Omino Timido DOC). Belluno voleva un minimo di decentralizzazione fiscale, e lo stato italiano risponde accentrandoli ancor di più.
Questa esperienza deve servire ai bellunesi per essere più determinati ed efficaci nella loro azione politica. Sebbene la loro speranza di autonomia e’ servita ad unire negli intenti la popolazione bellunese superando cosi’ inutili divisioni ideologiche, la strada imboccata era un desolante vicolo cieco. Qualsiasi riforma dello stato italiano, che sia lo statuto speciale, il federalismo, o altro, richiede il permesso del parlamento romano, e i bellunesi possono anche raccogliere il 100% dei consensi a Belluno, ma si ritroveranno sempre a bocca asciutta di ritorno da Roma con la coda tra le gambe. E’ ora che i bellunesi imbocchino l’unico percorso pacifico, legale e democratico con una vera e concreta possibilità di successo. Capisco che ‘Veneto Stato’ non sia il nome adatto per la realtà bellunese, perché purtroppo la parola ‘Veneto’ evoca nei bellunesi una volontà politica accentratrice per colpa di Galan prima e di Zaia adesso. Ma quello che e’ importante capire e perseguire e’ il percorso delineato da Veneto Stato, che e’ un percorso che non passa per Roma. Le comunità montane bellunesi hanno la coesione sociale necessaria, e l’emergenza economica imminente per agire con fermezza e determinazione. Non serve domandare a Roma indietro una frazione delle risorse che i bellunesi danno ogni anno allo stato italiano. L’autodeterminazione e’ un diritto internazionale riconosciuto dall’Italia stessa da più di trent’anni. I paesi che democraticamente hanno ottenuto qualcosa di concreto lo hanno fatto invocando questo diritto e richiedendo un monitoraggio referendario direttamente alla comunità internazionale (ONU e Unione Europea). Belluno ha tutti i numeri per farcela anche da sola, ma occorre imboccare la strada giusta adesso, perché ogni anno che passa ci costa in emigrazione e impoverimento. Chiamatelo Veneto Stato, chiamatelo Belluno Stato, il percorso e’ solo quello. Basta perder tempo con le sirene italo-padane che promettono decentralizzazioni per gentile concessione di uno stato centralista fino all’osso. Nessuno concede o regala niente. Se i bellunesi vogliono la loro dignità devono prendersela con un’azione politica intelligente, determinata e indipendente.

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