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Il razzismo alimentare e il nepotismo amministrativo della lega si combattono solo con il Veneto Stato indipendente

I 90 mila euro di stipendio pubblico previsti per la moglie del sindaco anti-kebab sono una vergogna

Il ricco kebab dello stipendio pubblico della moglie di Bitonci

Abbiamo lasciato passare qualche giorno per vedere se l’insana decisione di proibire il Kebab nel territorio del comune di Cittadella venisse smentita o corretta dalla giunta municipale e dal suo sindaco e onorevole italiano Bitonci. Non un onorevole a caso, intendiamoci, ma uno con le mani bene in pasta nel debito pubblico italiano, dato che siede anche in commissione bilancio a Roma. Il bravo commercialista di Cittadella, leghista e ex forzitaliota, che nel corso di questi anni di “onorata” carriera parlamentare ha ovviamente ben taciuto la drammatica situazione contabile dello stato trikolore, quando si tratta di azioni eclatanti e di stampo populistico non è secondo a nessuno, neanche all’ex sindaco-sceriffo e gerontocrate Gentilini.
Qual è ora la trovata agostana del bitonci-debol-pensiero? La proibizione di aprire kebab e altri take-away, adducendo giustificazioni di carattere igienico-sanitario (e qui, se del caso, bastava un’ordinanza che imponesse il rispetto a TUTTI gli esercizi pubblici di elementari norme di igiene). Il caso del kebab è salito però agli onori della cronaca perché, sempre secondo il sindaco, “non sono certamente alimenti che fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità”. Come invece ne fanno parte la pellagra, la polenta e il baccalà, come ci ricorda il bravo Claudio Ghiotto: la prima un prodotto indiretto della tradizione veneta, la seconda e il terzo derivati invece da prodotti “foresti”, forse ma forse a testimoniare la storica apertura culturale dei veneti e che la giunta comunale di Cittadella vorrebbe invece rinchiudere tra le sue bellissime mura.
Ora però la notizia trova ben altra eco alla luce della vittoria della Signora Gianna Dolzan, moglie del sindaco eroe alimentare veneto-romano, del concorso pubblico per diventare dirigente all’interno del Centro residenziale per anziani dello stesso comune guidato dal marito.
Lo stipendio previsto per la moglie di Bitonci pare sia di 90mila euro l’anno.
Tutto ciò è vomitevole e vergognoso. Noi dobbiamo sputare sangue per l’insana politica fallimentare di gestione statale cui ha contribuito anche il commercialista Bitonci, come veneti ci vediamo sottratti ogni anno 20 miliardi di euro rubati dallo stato per finanziare il più marcio e infetto tra i debiti pubblici al mondo, ci sorbiamo il più squallido e ripugnante razzismo alimentare da un sindaco perbenista, per poi assistere alla più riprovevole tra le forme di nepotismo amministrativo, anche se ovviamente manca il collegamento diretto tra l’ipab presso cui lavora la moglie e il comune (e ci mancherebbe!).

In uno stato che fosse più civile di questa Italia un sindaco del genere si sarebbe già dimesso alla pubblicazione della notizia. Da noi, invece, perché ciò avvenga è necessaria una #venetianrevolution che ci porti all’indipendenza!
Se questa è lega specialista in parentopoli e populismo, benvenuto a Veneto Stato!

Gianluca Busato
Press News Veneto

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