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La strizzata

Oggi si tiene un serrato dibattito alla camera dei deputati sulla tenuta del governo italiano. In molti sostengono che per riprendere fiato sia necessario che il presidente del consiglio, signor Berlusconi, si dimetta, così per esempio riportava la cronista di CNBC citandole come tre parole magiche “I will resign”. Ma io focalizzerei l’attenzione sul discorso tenuto da Pierferdinando Casini il quale sembra avvicinarsi al punto della materia: nessuno nel panorama politico è adeguato e chiede un “armistizio” con un richiamo ad un governo di unità nazionale. Anche se il discorso di Casini è forse uno dei pochi ad essere dotato di buon senso e lucidità sulla reale situazione, riconoscendo l’immobilismo del governo e lo scollamento con i problemi del paese, la proposta di anticipare quanto previsto dalla manovra finanziaria per il 2013 e 2014 ad oggi svela una cosa che alcuni di noi vanno a dire da tempo: pur di mantenere in vita il Leviatano, saranno spolpati i cittadini.

La manovra 2013-14, come d’altra parte quella già approvata, costituisce una scure che accopperà ogni possibilità di recupero dell’economia. Sarà la succhiata mortale alla vacca che per decenni è stata munta, il peso che schiaccerà definitivamente un mulo (quello veneto altro non saprei definirlo che “mulo”) già spento del suo entusiasmo di vivere, uccidendolo definitivamente.
Ciò che resterà dopo questa tosata sarà polvere, sarà la distruzione dello spirito dell’iniziativa d’impresa che aveva alimentato quello che gli stolti chiamavano “miracolo del nordest” perché solo uno stolto non capisce la normalità dell’entusiasmo nell’iniziativa privata individualista, ed ancora solo uno stolto (con malizia) definisce con una mera denominazione geografica peraltro scorretta quello che in realtà sarebbe il Triveneto, o meglio ancora le Venezie.

Ho visitato tempo fa la Slovenia, con intenzioni di fare business. Una delle cose che mi ha colpito è la smania di mettersi in gioco. Gente con il posto fisso (e che posto, direbbero da queste parti) ti rivela che vorrebbe mettersi per conto proprio. Mi pareva di vedere il Veneto degli anni ottanta. Là quello spirito è ancora vivo. Qui sta morendo ed è agonizzante. Ciò che prende il posto a quello spirito è il deserto piatto della speranza nel posto fisso, magari statale, che non per niente in Veneto ha preso ad essere considerato con interesse quando negli anni ottanta era considerato una scelta vergognosa, da incapaci.

Sarà bene che ogni buon Veneto inizi ad avvertire i suoi connazionali veneti perché il percorso è segnato.

Claudio G.

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