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PER ANDREA ZANZOTTO (1921-2011)

Ora che sei morto
Vivi per davvero – o quasi
E’ il destino dolce e amaro
Dei poeti. E ad essi, ai più grandi
Tu appartieni.

Ti piange il mondo, e Pieve
Di Soligo. Anche noi, di lontano
Ti piangiamo: ché ci hai fatto
Ritrovare, e rivedere
Ogni anfratto e ogni piega
Di una terra così bella,
Così bella proprio perché muta:
E ce l’hai fatta amare.

Ho provato, ti confesso, e riprovato
A fermare cascatelle con un dito
Ma l’acqua poi se ne fuggiva,
E l’acqua è come sabbia,
Come sabbia che scorre tra le dita.

Ora che la tua terra si risveglia
Ti tocca per l’eterno di dormire. E io guardo
I Colli Euganei davanti alla mia casa
Ed echeggiano tra quelli quei tuoi versi:

“…vostri intimi fuochi e l’acque folli
di fervori e di geli avviso, o colli
in sí gran parte specchi a me conformi.”

La Venetia è essa stessa un poema
Modula i versi il colle e la pianura,
E l’acque salse e quelle dolci
Fino alle alte vette, e fino
Al mare.
Quel che si può immaginare
E’ il suo confine.

Addio Andrea Poeta della terra
Del paesaggio che vuol dire del paese
Dello sguardo rapito
Che l’afferra…
Poeta della pace
Poiché conoscesti la guerra
Poeta di terraferma e d’oltremare
Poeta…e questo basti.
Sei partito, ma dovrai poi sempre
Ritornare…

PAOLO L. BERNARDINI

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