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Una domenica da leoni

Tolto da http://onthenord.wordpress.com/2011/10/22/passaggio-a-nord-est-13-una-domenica-da-leoni/

Domani, 23 ottobre, avrà luogo il congresso generale dei soci del partito indipendentista VenetoStato. A partire dalle 9 e trenta del mattino, in quel di Vicenza e precisamente all’Hotel Viest, inizierà, con apertura al pubblico indistinto, il Maggior Consiglio –così si chiama l’assise–, convocato due settimane fa dal presidente dimissionario Giustino Cherubin.

Chi pensasse che le informazioni appena date siano fin troppo dettagliate, sappia che nessuna di esse veniva data per scontata fino a pochi giorni fa. La convocazione presidenziale, infatti, si è scontrata da subito con una coriacea opposizione da parte del presidente in carica, Lodovico Pizzati, che a sua volta ha lanciato una convocazione per lo stesso giorno, ma in quel di Treviso. Allo stallo di un possibile doppio congresso hanno cercato di porre rimedio decine di soci, che hanno sottoscritto un’autoconvocazione per un terzo congresso, unitario, in quel di Padova. Per motivi che è inutile qui riassumere, l’iniziativa di un Maggior Consiglio autoconvocato è naufragata e, per ragioni di buonsenso e, diciamolo pure, di patriottismo veneto, il segretario Pizzati ha infine scelto di rinunciare al “proprio” congresso trevisano, che avrebbe spaccato il partito, aderendo a quello di Vicenza. Con il che la contorta vicenda procedurale si è chiusa, riportando la formazione indipendentista ad una coesione interna almeno formale.

Ma c’è coesione sostanziale in VenetoStato? Da cosa è nato questo caos? E perchè è stato convocato un congresso che prevede all’ordine del giorno il rinnovo totale delle cariche interne, segretario compreso, proprio nel momento in cui VenetoStato gode di grandissima visibilità mediatica e di crescenti adesioni sul territorio?
A queste tre domande possono essere date altrettante risposte, fra loro compatibili.
In primo luogo una consistente fetta della dirigenza sostiene che, ad un anno dalla fusione fra Partito Nasional Veneto e lista Veneti-Indipendenza fosse necessario (e fosse stato promesso, così si dice) un congresso per il rinnovo delle cariche. Secondariamente, la stessa area di VenetoStato che si fa portatrice di quanto appena detto, ritiene anche che il segretario Pizzati non sia del tutto adatto al suo ruolo, come dimostrerebbero le dimissioni interne, a grappolo, che gli sono esplose fra le mani nelle ultime settimane e che hanno, di fatto, decapitato la struttura organizzativa del partito. Infine, e questa è probabilmente la ragione più importante, esistono all’interno di VenetoStato due visioni politico-ideologiche di fondo, fra loro non sempre compatibili e talvolta perfino nettamente contrapposte.
Si è così arrivati ad una corsa per la segreteria che vede contrapposti il segretario in carica Pizzati, su cui verrà votata una propedeutica mozione di fiducia/sfiducia, e Antonio Guadagnini, già leader del movimento dei sindaci veneti per il 20% dell’Irpef ai comuni e candidato alla presidenza della Provincia di Treviso, con VenetoStato, nel giugno scorso. In caso di voto di sfiducia a Pizzati, i soci voteranno quale dei due candidati alla segreteria abbia diritto di occupare lo scranno vacante, mentre in caso di fiducia Pizzati rimarrà segretario, non essendosi formalmente dimesso.

A fianco alla sfida principale per la segreteria, che ha esacerbato non poco gli animi ma che è stata vissuta con enorme entusiasmo da parte di ampie fasce di soci e aderenti, va segnalata la corsa per la presidenza, che Cherubin lascerà formalmente in sede congressuale. Si contenderanno la carica altri due pezzi da novanta del partito: al fianco di Guadagnini è sceso Lucio Chiavegato, imprenditore e storico militante della LIFE, nonché vero e proprio discepolo del leggendario Fabio Padovan; l’alternativa è rappresentata da Alessio Morosin, avvocato veneziano molto conosciuto nel mondo venetista, in particolare per il fondamentale ruolo svolto come difensore dei Serenissimi.
Queste contrapposizioni sono state vissute da una parte dei soci e dei simpatizzanti come una delusione, certo anche per il modo in cui sono emerse. In effetti, però, esse sono del tutto legittime e fisiologiche, rappresentano anzi un segno di maturità dell’indipendentismo veneto, aldilà di una certa tendenza tutta marciana a dividersi sui cavilli. Non si tratta di contrasti puramente personali, come alcuni hanno pensato, né di corse finalizzate al controllo di poltrone di potere fini a se stesse (al momento sono molto maggiori le responsabilità e i rischi rispetto ai vantaggi che ne derivano).

Lo scontro interno a VenetoStato, come accennavamo in precedenza, è soprattutto figlio della compresenza di due indirizzi di pensiero che appaiono ben visibili nella maggior parte delle prese di posizione emerse e degli endorsements fatti da dirigenti e militanti a favore di questo o quel candidato.
Non è, questa, un’elucubrazione mentale di chi scrive, ma un dato che appare in tutta la propria evidenza confrontando i brevi ma incisivi manifesti programmatici precongressuali dei due ideologi (senza nulla togliere alle altre menti del partito) di VenetoStato: Gianluca Busato (pro-Pizzati), e Patrik Riondato (pro-Guadagnini). Nei testi segnalati emergono soprattutto le contrapposizioni sul modo di intendere la forma partito, cruciali per capire alcune polemiche interne emerse nelle ultime settimane e relative, ad esempio, alla gestione della comunicazione e dei rapporti fra dirigenza nazionale (cioè veneta) e territorio (ovvero le sette provincie del Veneto e quelle extraregionali con vocazione serenissima, come la Lombardia orientale)
In estrema sintesi, la visione di Busato propende verso un modello di “partito liquido” ma con una dirigenza forte, che cerchi di fondere al suo interno ogni realtà indipendentista in una rete che al contempo si autocoordina ma che risponde ad una dirigenza unitaria, per rafforzarne la capacità di incidere sulla realtà politica veneta, nell’inevitabile confronto con competitors, anche elettorali, molto strutturati e forti, a partire dalla Lega Nord.
Riondato, invece, preferisce un modello partitico più tradizionale, con regole statutarie meno esposte a rischi di infiltrazioni dall’esterno o, per contro, di verticismo e leaderismo da parte della dirigenza; al contempo, e non è necessariamente un paradosso, Riondato concepisce il proprio “partito solido” come attore indipendentista e venetista in posizione di parità formale con gli altri soggetti che si muovono nel contesto veneto, senza propensioni all’inglobamento.
Per questioni di correttezza nell’analisi, dico subito che io preferisco il primo modello, ma trovo perfettamente legittimo e sensato anche il secondo. Insomma, non c’è nessun mercante nel tempio, ci sono solo idee che si confrontano. Ci sono modi diversi di concepire la forma-partito e l’organizzazione delle strutture di organizzazione del consenso, tutte cose che si inseriscono in una tendenza globale in corso nel mondo intero, peraltro non solo nella politica strettamente intesa.

A questo punto, le conclusioni.
La lotta precongressuale è stata decisamente molto intensa, persino sofferta. Militanti, dirigenti, semplici associati e perfino simpatizzanti del tutto lontani dalla vita del partito hanno dato vita ad un vero e proprio flusso di coscienza individuale e collettivo, purtroppo non sempre privo di pesanti cadute di stile e cattiverie reciproche. Le incomprensioni iniziali hanno rischiato di spezzare VenetoStato in almeno due tronconi, il che avrebbe rappresentato, probabilmente, un disastro per l’indipendentismo veneto. Perchè una cosa è marciare divisi e colpire uniti, altra cosa ancora è fondere due corpi in una sola armata, del tutto diverso è, infine, separare le proprie forze, e male per giunta, quando si è ancora molto deboli di fronte ad un nemico potentissimo. Il paragone militare non è fuori luogo.

Tre appelli allora.
Ai soci, tutti, l’appello a non interpretare sempre nel modo peggiore le contrapposizioni fra leaders: esse sono un fatto normale e dimostrano che un partito è vivo e vissuto da tante persone con sensibilità diverse, come è giusto che sia, specialmente se VenetoStato ha l’ambizione di diventare partito di raccolta dell’indipendentismo veneto, con l’obiettivo di arrivare all’indizione di un referendum separatista entro un certo numero di anni (ragionevolmente fra il 2015 e il 2020). Dunque, tenere duro, guardare avanti e, serenamente, continuare.
Ai candidati al ruolo di presidente, l’appello ad interpretare questa carica per ciò che esattamente essa rappresenta: un ruolo di garanzia, volto a saper mantenere la coesione interna, non solo sostanziale, ma anche procedurale quando possano sorgere contrapposizioni sull’interpretazione delle norme; a VenetoStato non serve il formalismo giuridico tipico della repubblica italiana, serve l’elasticità interpretativa propria di ogni consesso umano che si trovi ad affrontare sfide enormi e periodi di prevedibili e augurabili crescite esponenziali.
Infine, a Pizzati e Guadagnini: chiunque di voi abbia la meglio, si prepari ad affrontare nuove difficoltà e nuove crisi, è un dato di fatto statisticamente naturale. A voi il compito di saper tenere insieme, nei momenti di successo e in quelli di sfiducia, questo splendido giovane partito, un partito di cui noi indipendentisti non dobbiamo vergognarci, finalmente. Siete entrambi persone serie e credibili, entrambi degnissimi per ricoprire questo incarico. Chi vinca sappia ricomprendere nella propria azione anche le energie e almeno una parte delle ragioni che hanno sostenuto l’avversario. Vi attende una prova di maturità, politica e umana al contempo.

Se non vogliamo davvero che la spada venga sepolta e che il libro si chiuda per sempre, serve una domenica da leoni. Con spirito serenissimo, solchiamo le onde di questa burrasca e non lasciamoci sommergere dalla paura di noi stessi.

Alessandro Storti

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