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Noi e lui

Gli uomini e questo (o lo) Stato

L’osceno, tetro, tristissimo spettacolo che stiamo osservando in questi giorni, nell’attesa che i suoi protagonisti scendano dal palcoscenico di questa tragedia elisabettiana con le loro spade e le loro lance per ucciderci dopo che sulla scena lo hanno solo annunciato e mimato, dimostra una serie di cose. Intanto, tutti coloro che credevano che i mali di ITA fossero da imputarsi a Berlusconi, che scomparso il “tiranno”, decaduto il “satrapo”, tutto sarebbe cambiato, si sbagliavano di grosso. Il presente governo offre uno spettacolo ben più rivoltante, sono gli officianti del fallimento finale che, tra vergognose lacrime fittizie e supremo pontificare professorale, sono stati chiamati dal sistema a togliere le residue tracce di vita, le ultime gocce di sangue, dai popoli stremati e depressi di ITA tutta, i Veneti, i Lombardi, i Piemontesi, i Liguri, e tutti gli altri schiavi. Quando si sta per morire frizzi e lazzi vanno anche bene, interrompono l’agonia con il sorriso, ma nel momento estremo l’estrema unzione ce la somministra di solito un volto tetro, tetro vieppiù, in questo caso, poiché non ci somministra un viatico per il paradiso, ma ci unge con l’olio maledetto dello stato ITA e di UE che ci apre solo le porte dell’inferno.
Così, lo stato può finalmente esprimere la sua vera natura, di principale strumento oppressivo della libertà dell’individuo. Per salvare se stesso, uccide tutti i suoi cittadini, tradendo quel è che stato da sempre, la sua vera natura: un’associazione a delinquere, legittimata dal 1789 perfino dai cittadini stessi, supremamente illusi che esso li rappresenti, che il mostro sia loro stessi, addirittura. Ma così non è. La privazione progressiva di libertà cui siamo soggetti è il segno rivelatore della sua vera natura. Noi siamo diversi da lui, NON SIAMO LUI, ma siamo i suoi schiavi; poiché esso nulla produce, il nostro lavoro lo tiene in vita, è il Dio inventato dagli uomini, che poi per sempre li soggioga. Perché riesce a far credere di essere noi, espressione della nostra volontà, entità necessaria per la nostra sopravvivenza. Ma così di nuovo non è. Per colmo di tragica ironia, ci colpisce ed umilia nella nostra proprietà non solo per mantenere in vita se stesso, un corpo alieno dalla produttività, la quintessenza del Parassita, ma per prolungare l’agonia anche del superstato Europa e della sua ridicola valuta, per salvare un’entità astratta (ma piena di concretissimi grassatori, di burocrati pasciuti e astuti parassiti) ogni giorno patiamo, ogni giorno un imprenditore o un cittadino veneto si suicida.
E’ questo che vogliamo?
Perché ci chiederà sempre di più, il mostro ITA, il giocattolo UE è ormai un vecchio macchinario usurato ed inutile la cui manutenzione ci sottrae costantemente linfa vitale, per mantenere i banchieri francesi togliamo ogni futuro ai giovani veneti (e lombardi, e siciliani, e calabresi, e sardi). Dopo Equitalia creeranno sicuramente Equieuropa e manderanno un clone delle SS, un cyborg mostruso, a terrorizzare qualche vecchio pensionato di Musile perché si è dimenticato di dichiarare di aver vinto 10 euro al lotto.
Da questa decadenza ingloriosa, da questa rinascita dello Stato di polizia, da questo trionfo postumo di Orwell, da questo schifo senza pari, occorre uscire. Facendo tesoro della sua lezione: gli “Stati” che si creeranno, il Veneto indipendente spero per primo, dovranno essere, posto che li si voglia ancora chiamare “Stati”, in mancanza di miglior termine, del tutto legati alle amministrazioni locali, che agiranno con un grado altissimo di autonomia. Solo così si eviterà la criminale corruzione che nasce da ogni centralismo. Il disastro dell’Euro neanche pone più il problema di aderire o meno alla “moneta unica”, si pone il problema dell’appartenenza ristretta all’Europa ma mi pare che l’Inghilterra stia dando positive indicazioni in questo senso.
E’ bene che tutto sia in questo stato di decadenza vergognosa, poiché chi decade prima o poi cade, e a noi spetterà costruire qualcosa di meglio, che, dato il degrado in cui viviamo, non è impresa così difficile. Per ogni giorno in più di schiavitù, il Veneto si avvicina alla sua fine, che è poi la fine dei suoi quasi 5 milioni di abitanti. Allo stesso tempo, 3000 anni di storia documentata possono ben far sperare in una pronta rinascita. Ma attenzione, sarà difficile riportare un morto in vita. Sbrighiamoci!

Per questo, confido che l’Indipendenza venga presto, in un modo o nell’altro. Per salvarci. Per salvare le generazioni a venire, o quantomeno – dal momento che il richiamo astratto alla “generazioni future” è stato da sempre il modo per violare i diritti delle presenti – i giovani che ora ci sono o i bimbi che sono appena nati.

WSM

Paolo L. Bernardini

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