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Un episodio che ci rende più forti

Ieri sera nel veronese si è verificato un episodio che è il segnale di una situazione frutto di una campagna di odio.
Veneto Stato, grazie a un nostro socio di Verona, aveva infatti organizzato una riunione a Isola della Scala a Verona, pubblicizzata sul sito internet di Veneto Stato. Una semplice cena, in un famoso risottificio nel centro del paese, dove tra l’altro abbiamo degustato dei risotti straordinari, con un gruppo di nuovi soci e simpatizzanti, desiderosi di partecipare al progetto politico legale e democratico per l’indipendenza del Veneto.
È stata una serata molto proficua, con momenti particolarmente belli e significativi di partecipazione e coinvolgimento.
Gli scambi di idee e opinioni sono stati intensi e costruttivi. E questa di per sé non è una novità, perché tutte le nostre serate sono così.
Ad un certo punto però si è verificato un fatto.
Durante la cena un socio è uscito a fumarsi una sigaretta e si è reso conto che all’esterno del locale c’erano alcune persone con il volto quasi interamente coperto dalla sciarpa in stile tifoso da stadio e che da dietro le ombre della sera spuntavano altre persone, una ventina circa, che non promettevano nulla di buono. Tralascio i nomi, per carità di patria.
Il nostro socio rientrato mi ha chiamato da parte e, dato che era visibilmente turbato, mi sono assunto la responsabilità di chiamare le forze dell’ordine per informarli che c’erano delle persone che probabilmente non ci avrebbero lasciato uscire dal locale in tranquillità e che temevo disordini, dato che un paio di giorni prima avevo ricevuto pubbliche minacce di “girare al largo”.
A quel punto ho informato tutti i soci e i simpatizzanti presenti della situazione che si stava verificando, spiegando loro ciò che già alcuni sapevano. Ovvero che esiste un gruppo di persone che non riconosce il legittimo segretario Pizzati e il legittimo presidente Bellon (e che ieri sera hanno dimostrato di non limitarsi al non riconoscimento, ma anche di passare direttamente all’intimidazione fisica, come sarebbe avvenuto di lì a pochi istanti). Abbiamo quindi detto loro di non temere nulla e di informarsi liberamente sia presso i siti internet gestiti da queste persone sia direttamente sentendoli e poi di farsi una loro opinione.
Abbiamo continuato tranquillamente la cena e alla fine abbiamo consigliato ai convenuti di uscire uno alla volta, se avevano qualche timore. Alcuni hanno voluto invece uscire con noi, perché non avevano alcuna paura di dimostrare il loro pensiero.
Una volta usciti ci siamo trovati di fronte a circa 20 soci del nuovo partito etnico nato al Viest domenica scorsa, guidati da Chiavegato. Essi ce l’avevano in particolare con la presidente Alessia Bellon e ovviamente con me, per i miei comunicati e per il mio pensiero. Nel frattempo è arrivato la pattuglia di carabinieri, ma ciò non ha impedito a Chiavegato di arrivare a intimidire fisicamente me e Alessia Bellon, urlando come un forsennato e anche toccandoci e spingendoci, forse per suscitare una nostra reazione.
Egli era furente, da quel che ho capito tra le sue urla forsennate, perché qualche giorno fa ho scritto della presenza tra le loro fila di un’ala estremista che inneggia ad Hamas (e uno dei suoi fautori era presente ieri sera e ha candidamente confermato la cosa) e ho contestato aspramente lo slogan “Veneto fa chi Veneto è” (invertito rispetto all’originale forma tollerante “Veneto è chi veneto fa” di Luca Schenato), che nei suoi tratti dimostra pura intolleranza e fanatismo da stadio. Queste persone che mi odiano sappiano che io non le odio, anzi. Vorrei tanto poterle aiutare, affinché non si facciano del male, ma non so più come, perché il ragionamento e il dialogo con loro, ormai da tempo, non servono più.
Ieri sera era impossibile parlare con chi aveva l’unico scopo di intimidirci, commettendo quindi una chiara violenza politica, anche se forse non si rendevano conto della cosa.
I veneti non temono di certo l’arroganza e incapacità di confronto dialettico e politico.
Le intimidazioni ci rendono solo più determinati e tenaci nel perseguire il nostro progetto politico legale, democratico e pacifico per l’indipendenza del Veneto.

Veneto Stato, ora o mai più.

Gianluca Busato

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