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Risposta a Tontolo, ai tontoloni e agli strateghi del giorno dopo

l'invidiaDopo che un evento si consuma spesso spuntano come funghi i professionisti del “te l’avevo detto io” (che già sono una categoria apprezzabile, purché l’avessero detto veramente: più spesso sono millantatori che in realtà non avevano detto niente), oppure di chi punta l’indice accusatorio contro “scelte fallimentari” o altre critiche spesso nemmeno esplicitate (“sono sempre stato critico con le vostre scelte”, magari dimenticandosi di dire quali scelte e anche quando lo fosse stato). In questa tornata elettorale si è aggiunta una nuova categoria che dice “quando perdi non perdere la lezione”, oppure “da tutti i miei errori io ho sempre imparato”, dimenticandosi di specificare quali siano gli errori e ancor più quali dovrebbero essere le lezioni da imparare.
Spesso costoro nelle vicende che commentano rigorosamente il giorno dopo che sono avvenute fino al giorno prima si erano segnalati per la totale assenza, qualcuno poi addirittura magari aveva anche flirtato con gli avversari sperando non si venisse a sapere, qualcun altro giocava proprio nella squadra avversaria, oppure, i più, si erano seduti a guardare gufando dal primo all’ultimo giorno della preparazione dell’impresa. Molti di costoro appartengono poi all’esercito di coloro che di sconfitte brucianti ne hanno collezionate in passato in numero tale da essere stati defenestrati per sempre dall’agone competitivo. Altri invece appartengono all’insieme variopinto dei riciclati, dei “numeri due”, dei “vorrei ma non posso”, del “vai avanti tu che a me vien da ridere”.
Gli ambiti in cui ciò si verifica sono molteplici, dallo sport, agli affari, alla politica.
Spesso tali critiche nascono dalla pura invidia che talvolta si tramuta in odio nei confronti di chi ha partecipato e contribuito a creare gli eventi mettendo in gioco la propria faccia, le proprie risorse, il proprio tempo.
C’è infine una categoria interessante, ovvero chi ha sfruttato l’opera di questi per costruire un proprio personale successo che senza i primi mai si sarebbe verificato e con la loro eliminazione svanirebbe come il fumo in men che non si dica. Sono i parassiti stupidi che non capiscono che vivono della vita degli altri senza i quali sarebbero i primi a morire.
Molti di questi sono riconoscibili perché invece di argomentare offendono, svillaneggiano (anche quelli che parevano più educati, quasi oxoniani nelle loro gentil maniere), cercano di mettere in ridicolo i propri avversari.
Beh, vorrei dare una pacca sulla spalla a questo esercito di strateghi del giorno dopo: è proprio grazie al loro lavoro che ho capito di essere sempre dalla parte giusta.
Grazie e continuate così, a morire di invidia e a logorarvi per essere dalla parte di chi non conta, ma è contato: per quanto mi riguarda, le critiche inutili (discorso diverso vale ovviamente per quelle motivate e preziosissime) mi hanno sempre fortificato.
La realtà dei fatti – che a qualcuno fa male – è che gli indipendentisti veneti hanno come minimo raddoppiato i propri voti, con mezzi ridicoli nei confronti dei propri avversari, partendo tra l’altro da un risultato non certamente esaltante ottenuto alle scorse elezioni politiche che ci aveva visti partire fortemente svantaggiati. Oggi siamo l’unica forza politica presente in Veneto in grado di occupare il vuoto politico dei partiti rantolanti. E con buona pace degli invidiosi.

Gianluca Busato

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