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Da Jesolo un altro passo verso la costruzione di una nuova classe dirigente indipendentista: nasce il Partito per il Veneto indipendente

Crediamo utile e interessante per tutti dare resoconto della serata tenuta a Jesolo il 15 febbraio scorso. Lo facciamo riportando un articolo dal sito di jesoloforum.com.

Riteniamo la serata positiva e l’iniziativa illustrata un’esperienza da ripetere anche altrove.

Una nuova classe dirigente indipendentista si sta formando e crediamo che sia ora più vicino l’obiettivo della creazione del blocco veneto che si presenti alle prossime elezioni regionali del 2010 per chiedere mandato ai cittadini veneti per indire un referendum per la nostra indipendenza.

Partito Nazionale Veneto

Effetto domino

http://www.jesoloforum.com/?p=2228

Il dado è tratto. La tanto attesa presentazione del referendum per l’autodeterminazione di Jesolo s’è regolarmente e tranquillamente celebrata al Kursaal davanti a 120 persone, quasi esclusivamente appartenenti al mondo politico jesolano, con qualche “foresto” che ha portato il proprio consenso e augurio al neonato Partito per il Veneto indipendente.
Sul banco degli oratori ci sono Christian Rampazzo, già candidato a sindaco per i Serenissimi alle ultime amministrative, Maurizio Zanella, leader del Pne, anche lui aspirante sindaco nello stesso contesto, e Fabrizio Dal Col, il governatore, da anni la mente, la guida di quello che viene definito un laboratorio politico destinato ad essere l’in-put di un processo progressivo ( e pacifico) di sganciamento da ogni tipo di sovranità che non sia quella, liberamente voluta e determinata, del popolo veneto.
Credo sia questo il concetto base che sta alla base di questa idea di autodeterminazione.
Il primo ad intervenire è Rampazzo. L’esordio è chiarissimo: non si tratta dell’ennesima elencazione di teorie politiche, bensì di un azione politica del tutto nuova che parte da una analisi, e da una singolare interpretazione, di articoli contenuti in vari statuti, da quello del comune di Jesolo (vedi art.3), a quello della regione Veneto, fino ad arrivare ai dettami internazionali sul diritto che i popoli hanno di determinarsi. L’idea forte è quella di sottrarsi ad ogni tipo di interferenza che sovrasti le prerogative di autogoverno cavalcando una inedita linea giuridica. Siccome l’autodeterminazione è fatta propria sia a livello locale, sia a livello regionale e via via fino ad arrivare al livello internazionale, l’azione politica consiste per l’appunto nel rendere praticabile e visibile questa possibilità e, soprattutto, farla valere nei rapporti economici (al primo posto) e sociali (servizi, sicurezza e istruzione tra le altre cose) con le entità superiori.
Rampazzo conclude lanciando un appello all’amministrazione comunale, che non potrà ignorare l’esistenza di questa volontà. A questo tende il referendum, che avrà valore consultivo e che, per essere valido, dovrà raccogliere, in un periodo non certamente precisato (ma probabilmente sarà il prossimo autunno) almeno 4000 firme.
La parola passa a Maurizio Zanella e la “cosa” viene presentata in tutt’altro modo, anche se nella sostanza l’obiettivo è lo stesso. Il leader del Pne inizia il suo ragionamento con un incipit che ricorda l’epoca del reverendo King e di Kennedy :I have a dream.
Politica e sentimento per raggiungere qualcosa di importante, che superi, per non dire cancelli, la limitatezza claustrofobica della piccola politica locale, aprendo scenari mondiali. L’effetto domino, con Jesolo a dare il la.
Zanella è preciso nel definire come concepisce la politica : essa deve servire l’uomo, non l’uomo la politica, e l’obiettivo, sul solco delle grandi rivoluzioni borghesi, è quello del raggiungimento della felicità, della realizzazione.
Autodeterminazione come rivendicazione della dignità e della realizzazione dell’individuo, del popolo e della sua felicità. Se cambio Jesolo la cosa non può restare senza conseguenze, esattamente come avviene in fisica nel rapporto causa-effetto: se cambia Jesolo, Jesolo indicherà la strada che cambierà l’Italia e poi il mondo. Effetto domino.
Alla fine è la volta di Dal Col. Con innumerevoli esempi il “governatore” mostra come, leggendo gli statuti che abbiamo ricordato, le possibilità di svincolarsi da ogni peso centralistico esiste, basta saper interpretare bene lo spirito contenuto nelle leggi locali, regionali e via su, su, fino a quelle internazionali.
Dal Col mostra, partendo (non a caso certamente) dalla scomunica di Amato ai tempi di Haider, che doveva far saltare sindaco e compagnia bella senza in effetti riuscirci, come il parlamento italiano stesso possa essere “cortocircuitato” colpendolo proprio sui suoi enunciati giuridici, destabilizzare il sistema mettendo in rapporto le sue stesse norme contraddittorie in un intreccio nuovo, progressivamente implosivo: è l’idea più originale, sulla quale francamente non ho strumenti per dare giudizi (e forse davanti a queste situazioni inaudite è meglio non lasciarsi neanche tentare dalla voglia di darli): dico solo che è una ragionamento che si verificherà, o falsificherà, solo quando l’impatto con la realtà giuridica sarà reale.
Dal Col poi conclude con i temi consueti, quelli che ritornano al quotidiano e vengono più agevolmente compresi: basta produrre per un centro lontano e indifferente che a fronte di un gettito di trecento milioni di euro ne restituisce solo sette, e insieme tanta voglia di indipendenza.
Dal pubblico intervengono, tra gli altri, Calzavara e Martin.
E il nuovo Partito per il Veneto indipendente. incassa da entrambi il consenso: firmeranno il referendum. Calzavara si limita, con la pragmaticità che gli è propria, al “qualsiasi cosa va bene” purchè lasci anche un solo euro in più nelle casse del Comune. Martin invece è più vicino anche alla proposta ideale, e ricorda i tempi passati in cui l’esperienza con Dal Col era strettissima e rappresentava una novità che ha lasciato una traccia indelebile nella storia recente di Jesolo. L’ex-sindaco non è riuscito a trattenere una battuta velenosissima verso Calzavara, del quale ha ricordato le assenze quando si trattava di votare questioni legate ai temi del federalismo, della secessione e di altri temi padani.

Al buffet, a dire il vero, pochi commenti, ma significativi, primo fra tutti quello che definisce la questione un geniale “trappolone”, che sarà portatore di grandi novità: in sostanza ritorna l’idea della destabilizzazione dal basso che si estenderà verso l’alto, inarrestabile.
Un altro commento che riesco a sentire dice laconicamente: “Ma secondo te, ci credono davvero?”

Rodolfo Murador

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