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Conegliano (TV), martedì 13 maggio h. 21.00: “INDIPENDENZA, CHE MERAVIGLIA!”

AVVISO: Riunione del PNV aperta al pubblico per doman de sera (13 maggio) a Conegliano nella sala centro sociale CAMPOLONGO

Partito Nasional Veneto
organizza

Martedì 13 MAGGIO h 21.00 a CONEGLIANO (TV)
presso la Sala civica CAMPOLONGO, in Via Vital, 160 a Conegliano (TV)

INDIPENDENZA: CHE MERAVIGLIA!!

incontro dibattito con

GEREMIA AGNOLETTI e GIANLUCA BUSATO

(Partito Nasional Veneto)

Mappa per arrivare

indicazioni per arrivare:

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La magia del numero 60 e il significato di un giuramento

Il presente governo Berlusconi è il sessantesimo della storia di IT repubblicana. E nasce nell’anno del sessantesimo anniversario della costituzione di IT, che in realtà è assai più antica, deriva direttamente dallo Statuto albertino del 1848. Che sia l’ultimo compleanno della costituzione, che sia l’ultimo governo di IT, o quantomeno l’ultimo governo dell’IT comprensiva della sua pingue colonia veneta, della Venetia? Lo speriamo con tutto il cuore. Fa un certo effetto vedere i ministri al giuramento. Ci sono parecchi vecchi che fanno di tutto per apparire giovani, e qualche giovane che fa di tutto per apparire vecchio. Qualche veneto esulta, “abbiamo tre ministri veneti!”. E allora? Cosa vuol dire? Che faranno gli interessi dei Veneti e non quelli degli abitanti di IT, ma prima di tutto i loro? Non hanno giurato sul Leone di San Marco. Il fratello di Romano Prodi, Paolo, storico di valore, capace di prese di posizioni coraggiose (ad un certo punto si mise anche contro il Papa, pur essendo cattolico), sul giuramento politico ha scritto un libro fondamentale, che mostra prima di tutto il significato e il peso di una parola data. Dovrebbero leggerlo Bossi e gli altri leghisti. Hanno giurato su una costituzione che ha tolto la libertà a tutti i popoli di IT, ivi compresi i padani e i veneti. Ma loro non ne erano i paladini? Non avevano giurato a Pontida, davanti alle ampolle di acqua del Po, parodia dell’Acqua Santa, in un singolare rito, in una singolare invenzione della tradizione? E allora, non stanno dunque servendo Dio e Mammona? O forse oramai giurare non conta più nulla, è come dire “giuro che ti amo” a 15 anni alla più bella della classe, per sbaciucchiarla poi per qualche settimana? No, in questo caso è molto peggio: vincolati da un giuramento allo Stato centrale e costituzione annessa, coloro che dovrebbero difendere prima di tutto interessi che vanno decisamente contro lo Stato centrale, dovrebbero trovarsi prima di tutto in un terribile conflitto di coscienza, e poi in conflitto nei confronti di coloro che li hanno votati. Ma ormai hanno giurato. Insomma, una piccola élite della casta, i ministri, hanno preso possesso dei loro dicasteri, e dovranno confrontarsi con un IT declinata all’ablativo, che sta scendendo sempre di più (ahimè non vi sono casi sotto all’ablativo, c’è l’abisso, però, che è un caso a sé). I ministri generalmente non hanno competenza nelle materie dei propri ministeri. Quello che mi interessa, la Pubblica Istruzione Università e Ricerca Scientifica, è andato ad una Dott. Avv. che forse non ha mai insegnato (che io sappia), ma cosa importa ormai? Gli abitanti di IT sono così sviliti che neanche si ribellano, va bene tutto, ci avessero messo un musso (oddio, c’era, erano anzi al plurale) sarebbe stato uguale. Il ministro questo ha un “merito”: è stata una brava donna di partito, ha coordinato, e dunque va premiata, con un ministero che in secoli diverse ebbe anche figure grandi: era fascista e questo me lo aliena di già, ma se negassi la grandezza, e la visione, di Giovanni Gentile, andrei contro la storia. Morì nel 1944. Da allora, non uno solo, tra i ministri dell’istruzione di IT repubblicana, era neanche comparabile all’idealista Gentile. Cosa servirebbe, del resto? Ormai il sistema IT è così, basta un burocrate che passi le carte, firmi i decreti. Non bisogna riformare IT, bisogna separarsi da IT, è l’unica strada praticabile. La Venetia libera magari metterebbe ad un ministero dell’università – se di esso ci sarà bisogno, se sarà ritenuto necessario – qualche scienziato, qualche professore, qualche studioso almeno. Così, per vaga affinità. Ma le logiche politiche e partitocratiche di IT sono talmente perverse, e tristemente accettate da un popolo rassegnato, che basta un merito di partito per conquistare posizioni che avrebbero bisogno, innanzi tutto, di immensi meriti professionali. E tra i 20.000 professori ordinari italiani ve ne sarà pure qualcuno non cattivo…Mah, che tristezza, che tristezza arrivare a rimpiangere perfino Giovanni Gentile. Il futuro è della Venetia libera. Questi ministri sono i liquidatori fallimentari di IT, sono quelli che fanno diventare Colbert un liberale, che tradiscono, ma perché non possono far altro, coloro che li hanno eletti nella sete di miglioramento, nell’ansia di fuga da una vita sempre più invivibile, da una realtà di povertà stringente. Non sono quello che gli abitanti di IT meritano: imprenditori, professionisti, scienziati di fama in tutto il modo, uomini di sostanza. Sono gli uomini di apparenza, costoro, che il sistema ormai finito manda lassù ove si puote, perché alternativa finora non c’è stata. Ma ora c’è. E l’ansia di libertà del popolo veneto e lombardo e sardo e siciliano e toscano non è astratta dalla storia. Abbiamo sodali perfino in Bolivia, la storia ci aiuta. Dal continente americano venne Garibaldi ad unire nel sangue ciò che non avrebbe dovuto essere unito, non a questo modo e a questo prezzo, in ogni caso. Da là giungono segnali ora che occorre invertire le lancette dell’orologio. L’unico modo per far sì che ricomincino a muoversi. Ora è tutto fermo. E’ la stasi. In greco, come mi insegnava il mio professore di filosofia antica, che come tanti miei maestri non è più tra noi, la parola “stasis” vuol dire degenerazione, putridume. O non è così?

Paolo Bernardini

Ibarretxe avanza verso l’autodeterminazione dei baschi

Riportiamo un lancio di Apcom che dimostra la determinazione del Lehendakari (primo ministro basco) Ibarretxe, nell’intraprendere il percorso verso l’autodeterminazione del Popolo Basco.

SPAGNA/ NUOVA PROPOSTA DI IBARRETXE SU AUTODETERMINAZIONE BASCHI
Ma la vice di Zapatero ha anticipato un “no chiaro e netto”

Madrid, 9 mag. (Apcom) – Ancora tensioni in vista fra il governo centrale di Madrid e quello regionale dei Paesi Baschi: il presidente regionale Juan José Ibarretxe, del Partido nacionalista vasco (Pnv), ha reso nota oggi una nuova “offerta” al premier spagnolo Josè Luis Zapatero per l’autodeterminazione del popolo basco, ma l’esecutivo spagnolo ha ribadito il suo ‘no’ “chiaro e netto” all’iniziativa, giudicata anticostituzionale.

Il documento di Ibarretxe, diffuso in vista di un incontro con Zapatero il prossimo 20 maggio, riprende alcuni punti delle proposte fatte dal ‘governatore’ lo scorso autunno, fra cui la previsione di consultazioni popolari per sancire “l’identità nazionale del popolo basco” e l’esistenza del popolo-nazione basco “Euskal Herria”, sui territori delle regioni spagnole dei Paesi Baschi e Navarra e dello Stato francese. Secondo Ibarretxe il primo referendum consultivo – a cui ne seguirebbe un altro con valore legale nel 2011 – dovrebbe essere convocato congiuntamente dal governo regionale e da quello centrale per il prossimo 25 ottobre, per raggiungere un “accordo di normalizzazione politica”. La proposta comprende anche il diritto di autodeterminazione e la “fine della violenza attraverso il dialogo”, previa una “chiara volontà dell’Eta di mettervi fine”. Fra le altre richieste, figura la creazione di un “Organo istituzionale comune” fra Paesi Baschi e Navarra, le due regioni spagnole storicamente rivendicate dai nazionalisti baschi.

La vice di Zapatero, Maria Teresa Fernandez de la Vega, oggi ha subito rinviato al mittente le proposte di Ibarretxe: “Se alla fine vuole tornare a tirare fuori dal cassetto il suo piano, il presidente (Zapatero) gli ripeterà quello che gli ha già detto: un no chiaro e netto”. De la Vega ha ribadito la posizione di rifiuto del governo centrale a consultazioni non previste dalla costituzione spagnola. Dopo il fallimento del negoziato con la banda nella scorsa legislatura e il ritorno dell’Eta alla violenza, il governo di Zapatero ha recuperato il pugno di ferro con l’Eta e le formazioni politiche considerate contigue ai terroristi come Anv (Accion nacionalista vasca). Il premier spagnolo ha sempre respinto categoricamente le successive proposte di Ibarretxe, tutte volte a una trasformazione dei Paesi Baschi in un’entità che negozi su un piede di parità con lo Stato spagnolo, e ha proposto invece una riforma dello Statuto di autonomia basco per potenziare alcune competenze regionali.

Il Partido nacionalista vasco è uscito indebolito dalle elezioni generali dello scorso 9 marzo, in cui invece il partito socialista si è fortemente rafforzato nella regione basca: per questo Ibarretxe potrebbe anticipare all’autunno le elezioni regionali previste per l’aprile del 2009, se lo stallo con Madrid continuerà nei prossimi mesi. Intanto oggi i terroristi dell’Eta, in un comunicato hanno respinto qualsiasi riforma dello statuto di autonomia dei Paesi Baschi, definendo il Psoe come “neofascista” e il Pnv come “totalmente corrotto”. Dopo aver ucciso l’ex consigliere comunale socialista Isaias Carrasco due giorni prima delle elezioni di marzo, l’Eta ha compiuto diversi attentati senza vitime, in particolare contro sedi locali del partito socialista.

http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2008/05_maggio/09/spagna_nuova_proposta_di_ibarretxe_su_autodeterminazione_baschi,14775362.html

Normalità

https://www.pnveneto.org/index.php/programma/2-normalita/

Il PNV vuole che la Venetia abbia ciò che ogni altro Paese si vede garantito: la libertà di decidere in quale tipo di società si vuol vivere e come si vuole  raffrontarsi al mondo attorno. In altri termini, la normalità.

Come individui, noi diamo gran valore alla nostra indipendenza. Per tutti noi è assodato il fatto di fare le nostre scelte in modo naturale, di decidere come risparmiare e spendere i nostri soldi e come assumerci le nostre responsabilità nel corso della nostra vita.
Come nazione, noi accettiamo l’indipendenza di altri Paesi come una cosa normale. Non riteniamo cosa strana che i popoli di Austria e Svizzera portino avanti i loro interessi. Non ci aspetteremo che i popoli di Svezia e Danimarca chiedano ad altre nazioni di prendere decisioni per conto loro, perché loro non si sentono in grado di farlo. Perché dovrebbe essere diverso per il popolo veneto?
La maggior parte di noi vuole che la propria comunità goda di maggiore indipendenza. Noi vogliamo avere maggior voce in capitolo nelle decisioni sul costo dei servizi pubblici e sul modo in cui vengono svolti, noi vogliamo sempre partecipare alle decisioni che coinvolgono l’ambiente che ci circonda e vogliamo contribuire di più alle comunità in cui viviamo. Il che è ancora una cosa normale – ma non potrà succedere a meno che non cominciamo a prendere il controllo del nostro paese e prendere da soli le decisioni che ci spettano.

il 9 maggio di 11 anni fa…

Un tributo ai Patrioti Serenissimi che hanno risvegliato le nostre coscienze !

Ricordiamo i loro nomi, ad imperitura memoria:
ANTONIO BARISON
GILBERTO BUSON
CRISTIAN E FLAVIO CONTINI
FAUSTO FACCIA
MORENO MENINI
LUCA PERONI
ANDREA VIVIANI

Coordinatori e ambasciatori:
ANDREA VIVIANI
GIUSEPPE SEGATO.

Par tera, par mar, San Marco!
9 maggio 1997

Verona, 9 maggio h. 20.45: “INDIPENDENZA, CHE MERAVIGLIA!”

Stato Veneto e Partito Nasional Veneto
organizzano

Venerdì 9 MAGGIO h 20.45 a VERONA
presso la Sala civica Brunelleschi, in Via Brunelleschi, 12 a Verona

INDIPENDENZA: CHE MERAVIGLIA!!

incontro dibattito con

VITTORIO SELMO (Stato Veneto) e

GIANLUCA BUSATO (Partito Nasional Veneto)

Mappa per arrivare

Verona, 9 maggio h. 20.45: \

Seduta del parlamento europeo tenuta a Strasburgo il 12 dicembre 2007 e completamente cesurata dai mezzi di informazione italiani. Vergogna!

Seduta del Parlamento Europeo tenuta a Strasburgo il 12 dicembre 2007 e completamente cesurata dai mezzi di informazione italiani. Vergogna!
Rivolta del Parlamento Europeo contro il Trattato di Lisbona.

Sinistra: l’ultima chance

La dura sconfitta dei partiti di sinistra italiana pone un grande interrogativo a tutti i loro iscritti e simpatizzanti, nonché a tutti coloro che ancora credono in quella pericolosa chimera che si chiama “giustizia sociale”, e che non pochi guasti ha portato al mondo, ogniqualvolta si è tentato di realizzarla. L’interrogativo è questo: coloro che aderiscono alla sinistra sono davvero a favore degli sfortunati, dei poveri, degli ultimi? Oppure sottoscrivono l’amaro rivolgimento del detto evangelico: “Beati gli ultimi, perché saranno i primi…a patire e crepare!”? Che cosa vogliono davvero difendere coloro che si dicono “di sinistra”? I privilegi ottenuti dallo Stato italiano, e dai welfare States in generale, dai sindacati e dalle politiche spesso sciagurate di questi ultimi? Oppure, i veri poveri, che ancora esistono, nonostante, o anzi proprio in virtù dello Stato sociale? E’ questo quello che gli sconfitti delle elezioni di aprile devono chiedersi, e fare un bell’esame di coscienza se di coscienza ne hanno ancora una, che vada aldilà del loro mero interesse. Perché i veri uomini di sinistra sono stati ingannati innanzi tutto dai loro leader, che sono uomini di privilegio tutti, sono casta nella casta, intellettuali, politicanti, demagoghi e psicagoghi dalla retorica sempre più fiacca. Chi sente come un peso l’ingiustizia sociale, la miseria delle pensioni minime, la miseria dei salari di ingresso alla fame, la mancanza di prospettive per i giovani, la costante emigrazioni dei colletti bianchi verso l’estero, il fatto che una casta di due centinaia di migliaia di uomini ingrassi a spese di milioni di disgraziati – peggio dei Mandarini cinesi, agrumi immondi e senza nome – che le università e tutti i posti pubblici più ambiti siano gestiti da famiglie e cosche, ebbene, coloro che sentono questo peso, oppure insieme lo vivono e lo sentono, e per questo idealmente si indirizzano verso “la sinistra”, sappiano che la loro sete di giustizia – per usare di nuovo un’espressione evangelica – potrà essere saziata solo e soltanto attraverso altri mezzi e altre scelte politiche. Anzi, una sola: aderire ai partiti e movimenti che come il PNV in tutta Italia, ma in verità in tutto il mondo, ormai, vogliono creare sulla base di storie e tradizioni locali piccoli Stati, facendo secedere intere regioni geografico, storiche e/o politiche, dallo Stato patrigno e artificiale che ora le ingloba. Lottare per la libertà della Venetia (o della Sardegna, o della Sicilia, o della provincia occidentale della Bolivia, Santa Cruz) significa lottare per restituire dignità, prima che a tali stati in pectore, proprio agli individui che li abitano. Significa realizzare un sogno di benessere il più possibile diffuso, che è la versione liberale del sogno assurdo di “uguaglianza” e “giustizia sociale” che si è rivelato un incubo per miliardi di esseri umani nel corso di due secoli. Tutti coloro che nella Venetia si sono riconosciuti in partiti di sinistra, ora sconfitti e resi inattuali per sempre, dovrebbe meditare su questo. Anche perché a questo punto una nuova casta si prepara a governare IT mentre gli abitanti di IT sono avviati verso sicura rovina, una nuova casta diverrà più grassa, a spese di moltitudini che diventano ogni giorno più magre. Se c’è ancora qualcuno cui interessa rendere meno infelice una parte dell’umanità, se c’è ancora qualche idealista, meglio deporre gli stendardi rossi e le icone del Che, e guardare alle prospettive reali di liberazione e libertà, che sono in una innocente foglia di tiglio, in un leone pacifico. Se tutti i giovani entusiasti per miti morti capissero che i loro ideali e i loro sogni li incarnano assai meglio miti vivi, capissero che i loro slogan, “fate l’amore e non la guerra”, se letti bene sono anche i nostri, si liberassero di quei quattro intellettuali da osteria che li ingannano con due spritz, e quattro libri mal copiati da altri, e infarciti di qualche parola tedesca e latina per spacciarli meglio, come si avvolge l’haschisch in carta stagnola, argentata…ebbene, se tutti questi giovani entusiasti che si dicono “di sinistra” capissero che solo il liberalismo ed il piccolo Stato (veneto, sardo, di Santa Cruz) possono rimediare alle disuguaglianze, mentre lo Stato grande, di Berlusconi e Evo Morales, che pari sono, farebbero un grande salto in avanti. E un giorno potrebbero veder realizzati i loro sogni. I loro idoli sono morti da tempo, ed avevano un’ideologia tutt’affatto diversa dalla nostra, erano spesso sanguinari ed assassini. Ma Che Guevara, ma Fidel Castro, almeno hanno lottato davvero, in buona o mala fede, chissà, per quello in cui credevano. E hanno vinto. Ora, occorre lottare per altro, se si vuole sperare di vincere. Altrimenti, è una continua festa rumorosa di sconfitti che hanno scelto per sempre di essere tali. E che sventolano bandiere rossa con immagini di chi almeno una volta ha vinto, prima di essere sommerso dai propri errori, da un pensiero totalitario, e dalla marea della storia.
Paolo Bernardini

Le Fiandre verso l’indipendenza – Belgio/ Il governo di Yves Leterme potrebbe cadere

Segnaliamo una notizia che dimostra l’accelerazione in corso del processo indipendentista nelle Fiandre

Belgio/ Il governo di Yves Leterme potrebbe cadere aprendo la strada alle elezioni anticipate

Tutto torna in discussione, in queste ore, in Belgio. Il governo di Yves Leterme, dopo appena sette settimane al potere, potrebbe cadere aprendo la strada alle elezioni anticipate. Il partito fiammingo del premier belga sembra infatti non riuscire a frenare la sua corsa verso la rottura con gli alleati francofoni.

Leterme sembra completamente sotto scacco: “Ci siamo visti ieri sera per discutere delle possibili strade verso una soluzione. E continueremo a lavorare anche nelle prossime ore. Da un lato bisogna che il dossier sia risolto, ma dall’altra che il Paese sia comunque governabile. Sono 40 anni che questo problema infiamma il Paese ed è una situazione che va risolta”.

A minacciare il governo sono i diritti dei francofoni nella circoscrizione bilingue di Bruxelles-Hal-Vilvorde, alla periferia della capitale. Il giuramente di Leterme del 20 marzo scorso è quindi già messo in discussione dalla storica crisi tra francofoni e fiamminghi. Quest’ultimi, giovedì, chiederanno infatti il voto in Parlamento sulla scissione dell’area che vorrebbero annettere definitivamente alle Fiandre.

http://canali.libero.it/affaritaliani/politica/belgio070508.html

Fiandre verso l'indipendenza

I STATI CEI I XE CUEI CO PI SKEI

Do mexi fa xero drio rumegar fra i dati de l’Eurostat par pareciar ła me prexentasion al convegno (del 6 de april a Grixignan, varda el video, ndr), e vołevo védar se xera propi vero. Posìbiłe ke na teoria sentìa diexe ani prima a Georgetown University sol parké de l’indipendensa ła gavése xa on riscontro ntei dati? Me ricordo ncora ke soło mexi dopo l’evento del canpaniłe de San Marco, el prof. Alesina de Harvard University el prexentava na so teoria soi motivi economici de l’indipendensa. Tuto somà ła xera na spiegasion pitosto banałe: durante periodi de paxe e comercio libaro i stati cei i xe połiticamente pì eficenti, e i sitadini de stati masa grandi i spésega par na dimension połitega consona ałe exigense del momento.

Del parké free-trade e globalixasion i ciama on ecuilibrio de stati cèi, a go xa tratà in te n’articoło precedente. Ma xe propi vero? Co ke go visto i dati de pil pro capite dei paexi europei no ghe credevo. [vedi fig.1] Gnanca farlo a posta, i paexi pì riki de l’Europa osidentałe i xe tuti picołeti. Picenini almanco a confronto dełe grandi superpotense otosenteske (Regno Unìo, Fransa, Xermania, Italia, Spagna) ke catemo in fondo clasifica. Ste grandi economie dei G7, ke in doxento ani ne ga dà tante guere, i ga i sitadini ke in media i xe i pì poaréti de l’Europa osidentałe. Unica ecesion xe Grecia e Portogało, ke łe catémo in cóa, ma canbia póco.

[figura 1]

figura 1

Ma come xe posìbiłe sta tendensa? [Vedi fig.2] Semo bituà a l’idea ke xe soło on problema talian, ma anca se xe vero ke l’Italia ła xe in pikiata lìbara, xe on problema ke ga anca altri dinoxauri de nantra epoca. Pì i se verxe i marcà mondiałi pì teren sti pakidermi i perde rispeto a stati pi cei e eficenti.

[fig. 2]

figura 2

Par exenpio l’Irlanda ntei ani otanta ła xera fra i stati pi poareti de l’Europa osidentałe, ma ancó i irlandexi i xe in media pì riki adiritura anca dei sviseri. L’irlanda ła xe sta bona de sfrutar dełe oportunità globałi parké ła gavea ła flesibiłità necesaria par atuar na serta połitica. Na flesibiłità ke, par exenpio, ła Scosia no ła ga parké al contrario dei irlandexi, i scosexi i xe ncora suditi deła corona britanega.

L’eficensa de stati picenini ła se nota anca vardando l’Est europeo [Vedi fig.3]. Tuti stati co poki milioni de abitanti e tuti in forte cresita. Unica ecesion, forse ła Połonia ke, co i so 40 milioni de abitanti, ła xe forse ła nasion co cresita pì moderà. Da notare anca ła cresita sia de ła Republica Ceca ke deła Slovakia. L’indipendensa de ste do nove nasion saltà fora dal vecio contenitor artificiałe ciamà Cecoslovakia, dimostra ke tute e do ste regioni łe ga giovà da sta indipendensa, e ke no xe vero ke ła cresita de na region ła xe a scapito de nantra. Co l’indipendensa se vinse tuti.

[fig. 3]

figura 3

Xe invese preocupante el caxo contrario de ła Xermania de l’Est. Al contrario de ceki e slovaki ke i ga optà par l’indipendensa, lori i xe ndà far parte deła granda federasion todesca. Deso a l’interno de on contenitor de otanta milioni de persone i xe drio perdar colpi anca a dispeto de tuti i skei ke vien ponpà a Berlino dai fondi deła “federasion” todeska. [vedi fig.4].

[fig. 4]

figura 4

Se se baxemo sui fati invese ke su i luoghi comuni, e vardemo i sucesi de indipendensa de sti ultimi vent’ani, catemo altro ke cresita economica: Lituania, Letonia, Estonia, Rep. Ceca, Slovakia, Slovenia, Montenegro…Tuti in cresita, tuti contenti. Al di de ancó, na indipendensa no xe soło ła salvesa par ła Venetia, ma anca par altre realtà altretanto sucubi de sto contenitor Italia. Indipendensa voria dir pi comercio e raporti co Emilia, Toscana, Sicilia, Sardegna…propi fà ceki e slovaki.

Ałora, se da bravi managers gavemo da investir par on futuro pì roxeo, no podemo sevitar butar via skei in te na infrastrutura vecia, inmufìa e ruxenìa come ke xe el contenitor Italia, on cimelio de nantra epoca. Gavemo invese da studiar el modeło połitico ke funsiona par altre regioni d’Europa e ver el corajo de investir so l’inovasion.

Lodovico Pizzati, Washington D.C. (USA)

Docente di economia a Cà Foscari (Venezia)
Consulente della Banca Mondiale