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10. Indipendenza per investire in Ricerca e Sviluppo

Noi non riteniamo che la parola cultura si riferisca solo agli ambiti della letteratura, architettura, musica, poesia… Cultura è anche ingegnosità, creatività che possono essere al servizio della scienza, della tecnologia, della ricerca.

È dell’antico uomo venetico la tradizione di avere nella capanna prima, poi nel cortile adiacente la casa, la propria officina.
Ed infatti ancora adesso il Veneto si caratterizza per la sua miriade di imprese disseminate sul territorio, accanto alla casa.
Ad inizio 2007 sul Gazzettino è uscita una statistica che afferma che il 10% dei brevetti italiani provengono dal Veneto. Siamo un popolo ingegnoso e creativo.
E’ del febbraio 2007 la notizia che due ricercatori padovani, Stefano Piccolo e Michelangelo Cordenonsi presso l’Università di Padova hanno fatto una eccezionale scoperta: La molecola che tiene a bada i tumori.
Come dimenticare che Federico Faggin, nato ad Isola Vicentina, è addirittura l’inventore del microprocessore, il cervello di ogni computer e di ogni dispositivo elettronico, un piccolissimo oggetto che ha rivoluzionato il modo di vivere dell’umanità intera?
Sempre nel 2007, un altro giovane ricercatore, Paolo De Coppi, è apparso in tutte le prime pagine dei giornali. A 28 anni se ne è andato all’estero perchè in Veneto non trovava spazio nè denaro per fare ricerca.
Lo possiamo definire un emigrante veneto moderno.
Noi purtroppo conosciamo bene l’emigrazione. Quella di oggi è diversa da quella del 1800/900 che ha portato all’estero milioni di Veneti tuttavia i nostri giovani sono spesso costretti a emigrare se vogliono costruirsi un futuro di qualità.
 A malincuore però, come ha dichiarato al Gazzettino lo stesso De Coppi: ”Se avessi avuto qui le stesse opportunità di ricerca sarei rimasto a Padova”. D’altra parte risulta difficile confrontare lo stipendio di 800-1200 euro mensili di un ricercatore con gli ingaggi di calciatori e cantanti!
Non Solo. Il Magnifico Rettore dell’Università Patavina ha recentemente confrontato i fondi di cui dispone la sola Università di Harvard con i fondi che in in questo stato sono a disposizione di tutti gli atenei: 26 miliardi di dollari contro 7 miliardi di euro. E non si tratta solo di svalutazione del dollaro.