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6. Perché alla nostra economia serve l’indipendenza

Non c’è alcuna possibilità per l’economia veneta di aumentare la propria tendenza con l’autonomia e men che meno con il centralismo, poiché il parlamento veneto non avrebbe i poteri per affrontare i cicli economici di bassa crescita economia e declino della popolazione autoctona.
Piuttosto di accettare questa situazione, come stanno invece facendo tutti i partiti presenti in Venetia, il PNV vuole implementare una politica economica che ci permetta di far crescere il nostro Paese. L’indipendenza darebbe al parlamento veneto i poteri per trasformare la Venetia in una società prospera con un alta crescita economica.
Grazie alle politiche più opportune condotte localmente, noi potremmo rendere la Venetia un posto più competitivo per fare affari. Politiche quali la riduzione della pressione fiscale ad un’aliquota unica del 20%, la riduzione dei costi burocratico-amministrativi per le piccole e medie imprese, l’implementazione di una politica di immigrazione selettiva per accogliere esclusivamente immigrati con le competenze di cui abbiamo necessità, ridurre o far sparire l’emigrazione dei giovani cervelli veneti. La revisione del sistema lavoro per garantire sicurezza ai lavoratori e al tempo stesso flessibilità e qualità professionale alle imprese. E la trasformazione del nostro tessuto produttivo in un sistema industriale ad alto tasso di innovazione e sostenibilità ambientale.
Da sole, come parte di una strategia economica più ampia, queste misure permetterebbero una crescita economica immediata e produrrebbero maggiore ricchezza da investire nei servizi pubblici che i veneti apprezzano, senza bisogno di aumentare le tasse. Questo approccio ha funzionato negli altri Paesi e non c’è alcuna ragione perché non debba funzionare anche in Venetia.
La Venetia gode del reticolo industriale forse più fitto e articolato del pianeta.
In esso esistono una miriade di piccole e medie imprese, ma anche grandi aziende. In ogni caso, anche la grande impresa Veneta è un’azienda che possiede i criteri e le risorse organizzative e gestionali per accogliere i lavoratori nel proprio sistema amministrativo garantendosi così una prospettiva di lavoro in continua trasformazione e all’avanguardia.
La grande impresa Veneta, però, non crea disuguaglianze e non crea scontri. Non crea due società in un unico Stato. Non crea uno Stato improduttivo che detta le leggi del lavoro come soluzione di problemi che le stesse leggi hanno creato in precedenza. Crea persone libere e indipendenti che lavorano perché vogliono lavorare, perché vi riconoscono valori di onore e gratificazione.
La tipologia d’industria che i Veneti hanno da sempre prediletto è però la piccola media industria che ha dimostrato di essere capace di mantenersi salda ai propri principi costituenti durante tutto il suo processo storico, progredendo simultaneamente alla mutazione della società che la circondava. Ha trasformato la stretta di mano in un marchio personale di garanzia, evolvendolo poi  in garanzie di standard europeo, senza perdere mai la qualità e il prestigio della propria manifattura.
Il lavoro Veneto è, prima di un’impresa, una mentalità che si applica tanto nel settore privato quanto in quello statale. Perché l’uno è al servizio dell’altro e viceversa.
Ragionando cosi il forte sistema di tassazione presente in Italia, causato dapprima da persone incompetenti e seguito da una pessima gestione delle risorse, si limita automaticamente, aumentando il reddito pro capite che permetterà al popolo veneto di riprendere il controllo delle proprie scelte che oggi sono costrizioni finalizzate alla sopravvivenza.
Il controllo delle proprie scelte porterà a sua volta a un’inevitabile trasformazione dell’organizzazione della collettività, partendo dalle famiglie, per toccare scuola, previdenza sociale, pensionamenti e altri settori portanti della Venetia.