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Elezioni politiche italiane e indipendenza del Veneto

giane-iv-6ottobreCon l’apertura della crisi politica in Italia successiva alle preannunciate dimissioni di Mario Monti è naturale chiedersi se sia opportuno o meno anche per Indipendenza Veneta partecipare alle prossime elezioni politiche italiane.
Per mia fortuna non ricopro cariche istituzionali elettive all’interno del movimento e quindi ho la libertà di potermi esprimere a riguardo e anche se ciò non fosse, non esiste appartenenza politica che mi abbia mai impedito di dire come la penso su ogni aspetto.
Voglio quindi esporre pubblicamente il mio pensiero sul punto, anticipando anche il fatto che di fronte a ragionevoli considerazioni mi riservo di riconsiderare la mia posizione e sono pronto a ricredermi.
Non è un mistero che io sia fortemente contrario alla presentazione di una lista indipendentista veneta alle elezioni politiche italiane per più ragioni.

Innanzi tutto perché la situazione italiana non presenta spazi politici interessanti nei quali inserirsi, data la propria configurazione geografica e la proporzione in termini di abitanti che ha il Veneto in essa. Ciò vale a maggior ragione se consideriamo la legge elettorale, che alla camera di fatto, grazie allo sbarramento, impedisce una qualche possibilità di avere rappresentanti eletti e anche al senato impone il raggiungimento di quote elettorali non banali.
La dialettica parlamentare italiana è poi squilibrata su un falso rapporto destra-sinistra cui va a sovrapporsi un confronto-scontro tra forze cosiddette antisistema (grillo et similia) e forze sistemiche (pd-pdl-udc-lega etc.). Trovare uno spazio che dia la possibilità di incidere minimamente richiede l’abbandono, o come minimo la compromissione della linea indipendentista il che è un controsenso, se non peggio, oppure una mera presenza per qualche ragione collaterale (ad esempio il finanziamento pubblico ai partiti) che personalmente ritengo essere assai poca cosa rispetto alla perdita di “appeal” presso l’elettorato.
Non solo: il sistema politico parlamentare italiano è caratterizzato da uno squilibrio naturale e dall’incapacità di esprimere soluzioni politiche che permettano il governo di uno stato ben oltre il limite del collasso. Se devo trovare un paragone con l’Italia odierna mi viene in mente il periodo argentino in cui in due settimane si sono succeduti 4 presidenti, con l’ultimo che è scappato dalla Casa Rosada in elicottero. Ora io non so se il periodo di instabilità politica che si appresta a vivere l’Italia sia già tanto drammatico da presentarsi nei prossimi mesi, se non settimane, dato che in ogni caso essa insiste in un’area geo-politica come l’Unione Europea che tende a filtrarne e ad attutirne gli scompensi, ma è chiaro che niente e nessuno può governare questo stato rantolante.
Anche il confronto con i grandi movimenti indipendentisti europei e mondiali a mio parere non regge, perché in termini comparati la percentuale di popolazione veneta rispetto alla popolazione italiana è fortemente più bassa rispetto ai rapporti esistenti in altre realtà, diminuendo di molto il vantaggio di una presenza nel parlamento centrale.
Se poi aggiungiamo il fatto che una forza indipendentista si troverebbe a competere con le armate mediatiche del meno libero tra gli stati occidentali in quanto a libertà di informazione, le ragioni nobili per una presenza alle elezioni politiche di un movimento indipendentista veneto serio a mio parere non ci sono.
Ci sono ahimè un paio di ragioni pratiche che invece suggerirebbero una presenza, anche se personalmente non credo debba essere fatta con il simbolo di Indipendenza Veneta. La prima ragione è che ha annunciato la propria presenza un’altra lista che non esito a definire di disturbo e che rischia di intercettare quote di consenso patrimonio potenziale di Indipendenza Veneta, che poi magari sarebbero usate contro di noi. Anche se tale ragione fosse malauguratamente definita cruciale o strategica per il movimento, credo che la partecipazione, che non mi auguro ci sia, avvenga in ogni caso con una sigla e un simbolo diversi da Indipendenza Veneta. Escludo a priori l’ipotesi di una coalizione, in quanto non vedo formazioni che possano fare un percorso elettorale con noi, senza svuotare la partecipazione elettorale di significato politico.
La seconda motivazione è che una significativa percentuale di voti indipendentisti sicuramente avrebbe l’effetto di smuovere i più lenti tra i consiglieri regionali per velocizzare il percorso internazionale per l’indipendenza veneta. Qui vale però un aspetto fondamentale: quanto Indipendenza Veneta è in grado di comunicare oggi con la totalità dell’elettorato veneto la propria proposta politica? Qual è la percentuale di elettori veneti che potranno votare con consapevolezza per noi, considerato lo strapotere comunicativo di cui dispongono i partiti italiani? Se per esempio il 50% dei veneti fosse a nostro favore, ma solo il 15% degli elettori veneti sapesse con certezza che esistiamo, il nostro voto sarebbe al massimo del 7,5%, pur riscontrando il 50% di popolazione consapevole favorevole. Che probabilità abbiamo di raggiungere un così alto numero di elettori con i mezzi di cui disponiamo? Non ho la risposta a questa domanda, ma è obbligatorio cercare di capirlo prima di prendere una decisione in difetto di informazione.
Per quanto riguarda l’ipotesi fatta da più di qualcuno anche in passato di non presentarsi alle elezioni e/o di praticare forme di boicottaggio del voto, o campagne di astensione con modalità propagandistiche che riescano a far passare il nostro messaggio, approfittando dell’attenzione popolare del momento, devo dire che non sono un grande esperto di tecniche non convenzionali di astensione dal voto, anche perché le ritengo di scarso peso pratico. Personalmente non voto alle elezioni politiche italiane da più di quindici anni e in tali occasioni ne ho approfittato per andare a godermi un po’ di relax.
Ritengo che Indipendenza Veneta in questi pochi mesi di vita abbia saputo dare un’accelerazione che pochi ipotizzavano al processo indipendentista. Io sono tra questi, dato che ancora nel 2008 ipotizzavo una nuova Repubblica Veneta nel 2012, o nel 201x, dove x è un numero basso, inferiore a 4 o 5.
L’azione di Indipendenza Veneta è stata caratterizzata dalla qualità sopraffina della propria proposta che ha fatto pulizia di fenomeni folkloristici e di scarsissima rilevanza politica, improntati solo al passatismo e all’equivoco ideologico.
La via all’indipendenza veneta passa per un percorso internazionale, nel quale il parlamento italiano non ha alcuna voce in capitolo. Lasciare nostri uomini lì significherebbe avere solo degli ostaggi in campo avversario, su questo non ci piove. Ma anche sprecare una quantità di risorse finanziarie, fisiche e intellettuali per una competizione che ritengo di scarso valore strategico non credo sia una scelta saggia.
Io perlomeno non mi dedicherei a tale attività con grande passione e professionalità.

Gianluca Busato

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