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INPS e torture burocratiche

Sono un piccolo commerciante della provincia di Padova, lavoro nel settore edile da oltre 20 anni.

 

Tra tutte le cose che lo stato italiano (minuscolo apposta, nda) impone e le assurde pretese, gradivo portare a conoscenza qualche fatto di sebben modesta entità, ma che conferma il livello di sudditismo che abbiamo oramai raggiunto e che purtroppo si protrae da troppo tempo.

 

Ero associato CNA (artigiani), nel 2004 disdico il servizio, ma nel 2005 trovo ancora richieste di pagamento per la tessera, nonchè compaiono ancora nella cartella dell’INPS i famosi “contributi associativi sindacali” . Riformulo la richiesta all’associazione specificando che non potevano più pretendere quel “contributo” in cartella INPS !   Il mio nuovo commercialista m’invita a pagare, poichè era una pratica che avrebbero dovuto sbrigare “prima” con l’amaro di nuovo in bocca mi decido di pagare quella cifra modica, ma NON DOVUTA  pago con qualche giorno di ritardo, se ben ricordo con 2 soli giorni di ritardo.

 

Ricevo in questi giorni quindi dopo tre anni la pretesa da parte dell’ INPS le spese per il RITARDATO pagamento COMPRENSIVO di interessi di mora, quantificate in euro 37,00 ca.

 

L’assurdità della faccenda è che l’iter burocratico si è trasformato come se fossi un evasore della quota previdenziale, senza considerare che invece trattasi solamente di “contributo associativo sindacale” che tra l’altro non avrei dovuto saldare poiché non usufruivo più dei loro servizi!

 

M’invitano nuovamente a saldare anche questo, capisco è vero, si tratta di una modica cifra, ma tra queste e tutte le altre NON MODICHE mi sono veramente stancato……

 

NON MI SENTO PIU’ DA MOLTO TEMPO UN CITTADINO, MA SOLO UN PRODUTTORE DI TASSE !!!

 

Ovviamente ed eventualmente si accettano consigli…

 

Stefano Zanellato, Padova

Pensioni e Pil

Ciao a tuti,

ve conto un argomento che me sta a cuor. In sti mesi che sento parlar de crescita sero par l’Italia, ghe xe un aspeto diretamente coegà con l’andamento del Pil che me preocupa un poco parchè xe l’enesima dimostrasion che non solo in sto momento no ricevemo quanto che ne speta, ma anca el nostro futuro in termini economici el xe molto condisionà (in pexo) daa nostra apartenensa a sto stato che nol xe in grado de aministrar.

Me riferiso, come che vede dal titoeo, al problema dee pension. Pa farla breve, dal 1996 xe cambia el sistema de calcoeo dee pension. Semo pasadi ad un sistema contributivo, a capitaisasion. Tuto queo che versemo a l’Inps un doman el vegnarà trasforma in pension. Quaea xe a roba preocupante (al di là de l’eterno problema che l’Inps vae in faimento?) A roba preocupante a xe che i contributi che versemo i matura interessi come se i fose un normae investimento, ma questi interessi i xe direttamente coegati coa crescita del Pil italian!

Se l’Italia cresce zero, e nostre pension crese zero!

Se, invese che al Pil italian i fose coegadi al Pil Veneto saria tuta naltra roba. Anca un punto percentuae de diferensa faria maturar in tanti ani de versamenti dee grose diferense de asegni pensionistici…

Ghemo da tegner presente, e lo digo lavorando in banca, che molta xente xe drio cavarse sinquanta o sento euri al mese par metarse via un picolo fondo pension in modo autonomo e no parlo solo de lavoratori autonomi. Ne toca cavarse oncora pofregoe de pan daea boca, e sopratuto noialtri giovinotti, par sperare de ciapare forse na s-cianta in pì de pension del 60 parsento che forse tra 30-40ani ciaparemo.
Eora mi rivà a 30 ani fra tre misi fasso na considerassion semplice:

  • co me sò diplomà al liceo sientifico, i me gà dito che coe s-coe che gò fato podeo impirarme el diploma in tel dadrio e cussi me so intrvià a ndare al università. Diese ani fa i disea che in italia ea proporsion de tosi laureai rispeto a quei europei gera bassa.
  • me so’ laureà in pressa in pressa (sia chiaro no co sento e diesee lode e baso in boca academico) in economia aziendale indirisso marketing (che a mi me piase un mucio, e go vinto anca un premio par na riserca) go fato el stage (e la gò ciapà na impirada lavorando come un musso e ciapando meno de zero)
  • so finio a laorare in na picoea azienda 30 dipendenti a fare el responsabile iso 9000 a 700 euri al mese (e pa ciapare colcossa in pì fasevo e straordinarie 35-40 ore al mese)
  • po’ so finio da sinque ani in banca, chi che me comanda xe veci rajonieri o periti agrari (te se el cretito coperativo) e anche se i fa un mucio de capee e noi xe boni de doprar uord o ecsel i vien pagai 2 volte e mesa rispeto a nialtri laureai che dopo sinque ani ciapemo mie e qutrosento euri al mese.
  • me sò marità parche amo me mujere (ea ciapa mie euro al mese e noi ghe dà ferie o noi ghe paga e straordinarie, questi xe i veri imprenditori del nord est) e come sitadin talian no go’ vudo agevoeassion, manco morto, manco na picola detrassion fiscae.

Me voio dire parchè bisogna che continua a passare altri 35 ani a laorare se tuto va ben, e me toca caverme naltri 50 euro al mese parche possa ciapare un franco in più de pension pa pagarme e medisine (come che dise i veci a 400 euri de pension al mese)? El raporto col pachidermico stato ‘taliano xe soeo a senso unico mi pago e tasse e tuto xe sol me gropon.
Zio birichin, quanto se podrà ‘ndare vanti cussì?

Patavium

Dal forum PNV: https://www.pnveneto.org/forum/phpBB3/viewtopic.php?f=10&t=195

Tutti al mare!

Ed eccoci a festeggiare il primo maggio, festa civile, perché la Repubblica è fondata sul lavoro, quello degli altri. Dopo gli ultimi spettacoli di avanpolitica Il Grande Fratello ha espulso dalla casa (delle libertà) il comunista che cerca di riciclarsi in qualche trasmissione della domenica, dandosi un ruolo di opposizione, giusto, visto che di meglio non c’era. Adesso cominciano i problemi di un paradosso democratico: noi abbiamo eletto i governanti, l’Europa bacchetta l’Italia, il governo bacchetta gli elettori. Qualcosa non torna. È l’effetto della democratura ovvero la dittatura della democrazia. Effettivamente non abbiamo eletto direttamente i nostri rappresentanti parlamentari, quindi come possiamo credere che questi possano rappresentarci? A chi devono i loro voti?

I diritti diventano un dovere per il cittadino, a meno che non sia cittadino e infatti gli extracom possono volentieri farne a meno come pure spesso già ne fanno della costituzione ( se così non fosse sarebbero nostri compatrioti già da un bel pezzo). Anche la morale è stata calpestata in fiotti di buonismo, e già, come fanno gli assassini poverini,  hanno già un bel peso sulla coscienza ad aver investito da ubriachi dei giovani ragazzi innocenti, facciamogli fare un po’ di cinema o di televisione. Una volta, tanto tempo fa, quando non c’era il cinema, c’era uno spettacolo molto educativo al quale il popolo non voleva mancare: la forca. Pensate che perfino il Papa teneva particolarmente che i suoi condannati fossero ben visibili al pubblico. Pensateci oggi, giornata di festa, che l’estate è vicina, che anche quest’anno potremmo andar a mostrare le chiappe chiare ma, che al ritorno, qualcuno ce le dovrà scaldare.

 

Pier Paolo Bottin. Pedagogista e formatore

La nascita della Democratura

“Oh che orribil creatura!”

“Tale è Democratura…”

“Ma che orribil creatura…
E cosa fa, cosa non fa?”

“Ruba a chi più non ne ha”

Frammento di aria anonima, metà Settecento

Il mio nipotino, che vedrà la luce dis faventibus a fine giugno, nascerà in piena Democratura. Cos’è? E’ la dittatura della democrazia.

Non che tutte le democrazie siano dittature. La Venetia libera sarà una piccola democrazia che agirà come salvaguardia nei confronti di ogni possibile dittatura, ma anche di ogni possibile democratura. E’ la dittatura di questa moribonda, tristissima democrazia italiana, è la dittatura dello Stato democratico, così come agisce oggi, in IT.

L’appalto della maggiore associazione a delinquere riconosciuta al mondo passa ora all’uno ora all’altro gestore, si alternano, “democraticamente”. Ora sono pronti i nuovi padroni, aveva ragione un grande scrittore liberale-classico dell’Ottocento americano: “Un uomo non cessa di essere schiavo perché gli si permette di scegliere il suo padrone ogni quattro anni”.

Vince come in ogni appalto chi promette di dare di più e chiedere di meno. Ingannano tutti. Ingannano perché parlano di riduzione delle imposte di uno o due o tre punti, quando gli economisti seri sanno che in una Venetia libera le imposte sarebbero presto ridotte almeno del 50% rispetto alle attuali.

Certo la maggior parte del popolo itagliato guarda con speranza a questi messaggi: è come essere sottoposti ad un maniaco che decida di toglierci gran parte delle dita tagliandocele con un’accetta. “Guarda — ci dice — qui fuori c’è mio fratello che di dita te ne lascia due o tre, io al massimo te ne lascerei una!”. Al che noi rispondiamo, legati alla sedia della tortura come gli sventurati giovani del film Hostel: “E va bene, allora fa’ venire tuo fratello”. Siamo rassegnati, speriamo che avvenga nel modo più indolore possibile. Ci somministrerà il balsamo, ovvero l’anestetico, dell’”amor di Patria”, un santino di San Garibaldi, un’iconcina di padre Pio fasciato nel tricolore, la foto della nazionale che vince la coppa del mondo…

Fino a quando andremo avanti così? Fino a quando non si comincerà di nuovo a soffrire la fame. Come accadrà? Proviamo a spiegarlo per sommi capi, ed omettendo molto, per brevità.

Ha dimostrato un acuto economista, Geminello Alvi, che IT è un paese la cui ricchezza si basa abbondantemente, almeno al 30%, sulle rendite. Sono microrendite, in generale. Nel momento in cui il mercato immobiliare, ad esempio, cala – questo accade periodicamente – insieme al valore degli immobili cala il costo medio degli affitti. E le rendite si attenuano. E’ un ciclo. Ma se cala troppo, o ci mette troppo a risalire, sono guai, se solo su questo, ad esempio, si basa un budget familiare. Per quanto tempo si può resistere senza mangiare? La questione, alla fine, passerà dal campo di competenza di economisti e politici, a quello di fisiologi e medici.

Le pensioni di IT sono poi un altro elemento del sabba infernale che porterà alla fine della festa, o meglio dei postumi della festa perché la festa è finita da un pezzo. Il sistema “pay as you go” è destinato al fallimento, perché nulla assicura che vi saranno, al momento del pensionamento di una generazione intera (la mia, tra 25 anni), abbastanza taxpayer che potranno pagare l’esazione contributiva, che andrà a mantenere la mia pensione. E allora io avrò pagato invano (e altri milioni di individui avranno pagato milioni di euro invano).

In generale, una famiglia di IT si basa, per sopravvivere, su microrendite come quelle di cui parla Alvi, e su rimesse dei vecchi, ovvero sulle pensioni. Come altrimenti sopravviverebbero famiglie in cui coloro che lavorano percepiscono salari tra i più bassi del mondo, in un luogo dove il costo della vita è tra i più alti del mondo? Come altrimenti sopravviverebbero i ricercatori universitari e i professori di liceo, con salari di ingresso di poco più di mille euro e progressioni lentissime? Erose però le une e le altre rendite – e qui parliamo di famiglie in case di proprietà, nel 90% dei casi esse stesse ereditate o avute in dono dai genitori – il benessere (relativo) di questa generazione, si trasformerà nel malessere (relativo) della prossima, e nella miseria nera della prossima ancora.

Intanto la allegra casta di IT, i padroni della democratura, prosperano. Almeno loro. Il sistema crollerà perché il benessere relativo ancora esistente, ma privo di un apparato produttivo e commerciale sviluppato davvero (come quello americano), privo di un’economia libera e basata su principi liberali, ma anche privo della capitalizzazione societaria ma anche familiare di nuovo americana, o inglese, consente ora, ma ancora per poco, una discreta esposizione creditizia: ci si compra la seconda casa, ci si compra la tv ad alta definizione, il tutto con mutuo e a rate. Ma presto non si potranno più pagare quelle rate. E allora (come già sta succedendo) il sistema confisca casa e tv. Ma se si tratta invece di prima casa?

Stella dice che siamo allo sfacelo, ma non lo dice solo lui. Lo va ripetendo Beppe Grillo, lo vanno ripetendo l’OCSE e le grandi organizzazioni internazionali. Lo dicono trasmissioni di sinistra come Report (e la Gabanelli è talora un’autentica eroina), e trasmissioni qualunquistiche. L’unico vero programma politico liberale per IT lo sostiene il solo gruppo di decidere.net, capeggiato da Daniele Capezzone: utopia pura, finché non si tocca l’essenza stessa dello Stato e soprattutto non si ritiene di smembralo; pura, ma onesta. Ma di vero liberalismo non parla più nessuno, Tremonti è divenuto seguace dello statalismo di Colbert, in tempi di crisi ci attacca allo Stato, alla Patria, al Tricolore. Anche perché la crescita di IT, come di ogni leviatano ottocentesco, non si può fermare, la spesa pubblica cresce naturalmente. Perché? Perché cresce il costo della vita, e dunque devono crescere le esazioni coatte di Democratura.

Esempio: si possono anche mantenere a livelli di fame gli stipendi dei dipendenti pubblici sfavoriti – la proletarizzazione del dipendente pubblico è un segno chiaro del fatto che lo Stato assume per crearsi consensi, ma visto che le risorse sono limitate, assume con stipendi miserabili, ri-distribuisce in modo che abbiano tutti qualcosa, e non si lamentino – ma la carta igienica costa.

Non siamo nella felice situazione dell’URSS di Stalin, dove lo Stato poteva produrre anche la carta da culo, e dunque calmierare tutto, dunque (ogni tanto ammazzando qualche milione di persone) tenere anche tutto sotto controllo. Si può sempre sperare che i professori universitari, mangiando poco, e facendo poco moto, producano pochi escrementi oppure magari la carta se la portino da casa (come ci ricorda Alberto Arbasino, esistevano simpatici personaggi fittizi, negli anni Cinquanta, come Kakapoko Kifapokomoto). Quindi la spesa pubblica di Democratura è destinata a crescere ancora, e con essa la miseria dei cittadini.

Quello che i liberali-classici, i liberali-scientifici, i liberali-tecnici, i marxisti e neomarxisti, i grilli parlanti e i Travaglio e le Gabanelli e gli Stella e i Rizzo, non dicono – forse non perché in mala fede, lo schifo lo vedono bene e sanno farlo vedere bene agli altri, ma forse perché non hanno chiara questa via d’uscita – è che per salvarsi occorre smembrare IT, o per quel che immediatamente riguarda la Venetia, separarsi, tornare ad essere indipendenti, liberi, sovrani.

Occorre creare tanti piccoli Stati indipendenti, come la Venetia futura. Movimenti indipendentistici sono ovunque. Forse anche in Lazio!

Come sarebbe felice una Roma libera, nessuno la chiamerebbe più “ladrona”. Roma, prima di tutto Roma, proprio la caput mundi, verrebbe rilanciata nel mondo, se divenisse capitale di un Lazio libero, che magari si ridisegnasse nei confini che furono quelli dello Stato della Chiesa. Perché tutti le persone non stupide che ho citato prima hanno paura di questo? Perché sono stati cresciuti come tutti nel culto indottrinante della Patria, del Tricolore, ed è come strapparsi una seconda pelle, è doloroso. Sì, lo è. Ma occorre farlo. Altrimenti la democratura ci porterà nell’abisso.

Ma esistono ancora quelli che si interessano ai più deboli, o tutti hanno venduto la loro anima a qualche onlus e sono felici e contenti quando hanno dato il 5 per mille, l’8 per mille e altrettanti abomini? Intanto, i più deboli ora siamo noi. E poi: la sinistra spazzata via dal parlamento, non potrebbe riflettere che se aveva a cuore i più deboli, davvero, solo un’IT divisa in tanti Stati singoli, avrebbe potuto e può fornire la soluzione?

O avevano a cuore solo il mantenimento dei privilegi sindacali, solo la difesa della loro casta in un mondo, una IT di caste, destinate tutte a diventare sempre più misere, a festeggiare con i fichi secchi un minimo aumento salariale, una minima riduzione delle imposte, la fine dell’ICI, e altre baggianate?

Perché tanta paura di una Venetia libera, di una Sardegna libera? Si ha paura che si tratti di feste di provincia, che nella Venetia verrà a tutti la pellagra perché vorremo mangiare solo polenta, che in Sardegna si farà l’amore con le pecore? Sono così ignoranti, immensamente ignoranti gli intellettuali e i politici di IT?

Sì, in parte lo sono. In parte sono in piena malafede perché sanno che non è così. In parte sono semilavorati del sapere, quelli che credono di conoscere Hegel perché lo citano in tedesco leggendo le edizioni col testo a fronte, che si riempiono la bocca del pensiero di studiosi anglosassoni di cui non sanno pronunciare correttamente il nome, che riempiono di pattume di seconda scelta – recensioni a traduzioni, editoriali saccenti – le pagine dei grandi quotidiani di IT, quelli che ricevono 23 milioni di euro all’anno di contributo pubblico all’editoria, e quindi con che coraggio parlerebbero della miseria e auspicabile fine di IT?

Non si sputa nel piatto in cui si mangia, soprattutto quando si sottrae il pasto agli altri.

La realtà è che Venetia, Sardegna, e tutti gli altri paesi e popoli che legittimamente aspirano all’indipendenza non mangiano polenta e non si mescolano con le pecore, come vorrebbero far credere i templari di IT, i professoroni titolati, bravissimi a scrivere corsivi offensivi verso di noi, e a piazzare mogli e amanti, figli e nipoti in cattedre universitarie.

Producono, in realtà, fior di intellettuali e imprenditori, la Venetia, la Sardegna, la Sicilia, infinitamente superiori ai tromboni di IT, e che lavorano in istituzioni prestigiose nel mondo, scrivono in inglese, italiano e veneto, e sardo, e sono dieci spanne sopra a quei miserabili pennivendoli che hanno fatto carriera conoscendo (male) l’italiano e proclamando la grandezza di IT ad ogni piè sospinto.

E intanto, però, qualcuno comincia a non farcela più ad arrivare a fine mese.

Il PNV e la Venetia libera sono una promessa di libertà e felicità per un popolo. Prima che sia troppo tardi. E tale felicità non potrà derivare se non dall’indipendenza.

Se ci teniamo la democratura, quest’orrenda creatura alla fine ci divorerà.

Paolo Bernardini

Comunali, flussi, minchiate varie…

Tra tutti i commenti del giorno dopo sul ballottaggio, questo ci è sembrato decisamente il più interessante e ve lo proponiamo.

Oggi (ieri per chi legge, ndr) la città di Vicenza era sul sitone del corriere della sera, primo titolo, caratteri cubitali. “Alemanno allunga su Rutelli. Il centrosinistra strappa Vicenza”. Che Alemanno, uomo della Sinistra Arcobaleno infiltrato nel Pdl, avesse vinto lo sapevano anche i sassi, essendo consistente il suo vantaggio a due terzi dei seggi scrutinati, ma per il corriere “allungava”; di tutto un altro spessore il vantaggio della sinistra sui Berici, dato che il candidato del PD aveva appena vinto con 600 voti di scarto.
Strabiliante: a Vicenza viene rieletto sindaco (lo era già stato nel 1995) un democristiano con meno dell’1% di vantaggio. Questo dopo che al primo turno a la sua coalizione aveva preso il 30 contro il 39% del centrodestra. Questo dopo 5 anni di beghe che avevano portato il comune sul filo del commissariamento, dopo il Dal Molin, dopo che l’amministrazione uscente di Hullweck, il sindaco coi puntini sulla u, aveva regnato nel più totale disprezzo della trasparenza politica. Direi che il vento sta cambiando.
Fossi un politicante, sempre che mi fregasse qualcosa di vincere, farei delle primarie locali prima di imporre una tizia della nomenclatura, eurodeputata che a Vicenza ha messo piede sì e no due volte nella vita: Lia Sartori, dal passato craxiano, di professione gestore di enti pubblici, volto notoriamente popolare nel veneto che produce. L’ennesima vittima (e non sono mai troppe) di un sistema che giustifica se stesso. Il centrodestra e la Lega considerano queste contrade come roba sua, candida chi vuole di qua e chi vuole di là, spartendosi le poltrone. Bene, sono riusciti nell’impresa di perdere a Vicenza, dove avrebbe vinto persino il can del pegnattaro con i giusti contrassegni.
Intanto il PdL gioisce per Alemanno, il primo barese a diventare sindaco di Roma. Il fatto che nella stessa città il centrosinistra faccia incetta alle provinciali non vuol dire niente, i romani votano Gianni perché vanno matti per Berlusconi, mi sembra ovvio.
Ma sono tutte considerazioni alla portata dei grandi opiniosti, quelli che vanno in TV perché capiscono la ggente.
Tipo Gianni Sartori (che entra in questo post solo perché ha il nome di Alemanno e il cognome della bella Amelia) professorone di Scienza della Politica, che di recente ha rispolverato la teoria dei cleavages per spiegare il fenomeno Lega. “La Lega non è un partito che si pone sull’asse destra-sinistra” ci illuminava “ma su quello centro-periferia”. Bravo, prof., ci è arrivato solo 18 anni dopo lo studio, ormai classico, di Ilvio Diamanti e quando la Lega deve il suo exploit proprio al riposizionamento sull’asse destra-sinistra (a destra), cosa che non ha capito ancora nessuno, vabbé so aspettare quei quindici anni, magari Sartori ci arriva.
Poi c’è la menata dei flussi elettorali, che vedo spopola ancora. Vediamo: la sinistra radicale perde il 4%, la Lega guadagna la stessa percentuale. Per i nostri geniii l’elettorato comunista si è spostato nel partito di Bossi. Che è un po’ come dire che se la popolazione di Bormio cala di 100 abitanti e Canicattì aumenta della stessa cifra, ci deve essere stata una migrazione di massa dalla Valtellina alla Sicilia. Siete scemi?
Comunque dato che ho indovinato già più di dieci giorni fa sia l’imprevedibile risultato di Roma (non ci ho scommesso sopra per poco), sia quello di Vicenza, mi propongo come nuovo commentatore politico o come professore universitario. Sono anche economico.


Gentilini in comizio a Martellago (Venezia) il 24.04.2008:

Il Partito Nazionale Veneto è necessario per prevenire i rischi di deriva dello stato italiano

Il senso di responsabilità e il proverbiale senso civico dei veneti rafforzerà il PNV e ci permetterà di liberarci dal giogo italico prima della disfatta del sistema-italia

Il disastro italico è ormai sotto gli occhi di tutti. A livello internazionale sono innumerevoli i segnali di una crescente sfiducia, testimoniata da tempo da fiumi di inchiostro sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Anche da noi – seppur in un’atmosfera sempre ovattata da un potere massmediatico saldamente nelle mani di una classe dirigente ormai inqualificabile – risulta sempre più evidente a tutti la disfatta del belpaese.

Ad un’analisi superficiale, risulta tra l’altro distonico questo evidente fallimento economico, morale, storico nel più fitto tripudio di tricolori che nelle nostre strade sembrano invece voler esorcizzare una fine sempre più prossima. Un esempio ce l’hanno i poveri bassanesi e tutta la pedemontana che in previsione dell’adunata nazionale degli alpini non hanno più un metro quadro libero da un’orgia imbarazzante di bianco-rosso-verde.

Sinceramente da quando siamo nati mai avevamo visto un simile spreco dei tre colori.
Da quanto si può vedere nei libri di storia o dalle cronache dell’epoca dell’istituto Luce, l’attuale revanscismo nazionalistico italico non sembra aver nulla da invidiare al periodo dell’italietta fascista. Anche i simboli dei due principali partiti italici abbondano di tricolore. La vecchia fiamma del MSI andrebbe rivalutata come un modesto simbolo di italianità rispetto per esempio all’imbarazzante logo nazionalista del PD di Weltrony.

Noi veneti speriamo vivamente di non dover assistere nel 2011 all’impietoso (per noi) 150° anniversario dell’unità d’italia, che, tra l’altro, non ci rende nemmeno giustizia storica, dato che noi 150 prima eravamo – e felicemente – sotto il lungimirante governo austriaco. Nessuno, crediamo, può solo lontanamente immaginare lo spreco di denaro pubblico che sarà perpetrato per questa infausta data.

Quell’anniversario – con un’ironia che solo la storia sa sempre riservare – probabilmente cadrà poco prima, o poco dopo, una nostra probabile uscita dall’area euro, oppure l’ingresso in una fascia dell’euro di serie B (nell’ipotesi ritornata in auge di un’area euro a due velocità).

Anche oggi, infatti, un puntualissimo Almunia taglia una seconda volta le stime già tagliate di crescita (si fa per dire…) del pil italico.

Bene, perché allora oggi ci preoccupiamo di questo accostamento tra crisi sistemica del paese italia e lo spreco di tricolori che si vede per le nostre strade?

Il motivo è presto detto: il nostro timore è l’involuzione autoritaria di questo stato ormai alla frutta. Noi temiamo questo artificiale nazionalismo italiano, accompagnato da crescenti forme di razzismo anti-veneto e da una persecuzione che ci riguarda come imprenditori con l’utilizzo tardo-sovietico della guardia di finanza nelle nostre attività economiche medio-piccole già in sofferenza, come neo-laureati, con l’esclusione sistematica da ogni tipo di graduatoria pubblica all’insegna dell’anti-meritocrazia, come cittadini, con una vessazione fiscale e del costo del lavoro che ha ridotto il nostro reddito pro-capite spendibile a livelli dei paesi più arretrati dell’ex Europa comunista (quelli migliori sono prossimi a superarci in breve tempo, a cominciare da Slovenia, Estonia, Lituania, Cekia e Slovacchia) e in tutte le altre sfere della nostra vita.

Il pesce-italia puzza ormai (e come sempre avviene per i pesci, inizia a farlo dalla testa) e si sta avviando a diventare il prossimo cadavere della storia europea.
Dobbiamo ora essere coscienti però che la prospettiva tutt’altro che remota della crisi finanziaria che porti alla bancarotta del sistema-italia va vista con due lenti diverse:

Prima ipotesi: come rischio estremo, di trovarci a vivere in uno stato inefficiente, corrotto, ingiusto, razzista e a quel punto anche autoritario e anti-democratico;

Seconda ipotesi: come opportunità, se noi veneti sapremo organizzarci politicamente e finalmente autodeterminarci nella Venetia indipendente, proprio come hanno saputo fare gli sloveni, gli estoni, i ceki, gli slovacchi, i lituani nei loro stati multinazionali morenti, abbandonandoli prima di esserne travolti.

Noi vogliamo credere nella seconda ipotesi e questa è la ragione che ci spinge alla creazione di una rete politica moderna e democratica che risponde al nome di Partito Nazionale Veneto e che sappia accreditarsi come alternativa politica al nascente regime antidemocratico.

Il senso di responsabilità e il proverbiale senso civico dei veneti saprà senz’altro cogliere la seconda alternativa, rafforzando e aiutando il PNV.

Gianluca Busato
Partito Nazionale Veneto
Web: www.pnveneto.org
E-mail: info@pnveneto.org

Prosima riunion del PNV a Vicensa luni 28/04 – incontri publici a Verona il 6 e il 22 de magio

ciao a tuti,

comunico che prosima riunion del PNV se tegnarà a Vicensa luni 28/04.


Fondasion grupo Vicensa del PNV

Ndoe: Pizzeria L’Orologio in Via Molini, 100 – Creazzo (VI).
Raggiungibile facilmente dall’autostrada – Mapa pa rivar

Quando
: luni 28 de april 2008, ore 20.45

Ordine del giorno:

1. preparasion congreso costituente del 18 de majio 2008 (canpagna de comunicasion, statuto e altri pasagi congresua£i)
2. Partensa atività del PNV su Vicensa e no so£o.

La riunione xe so£o interna ai soci del PNV de£a xona de Vicensa.
Xe benvegnui i soci de altre parti della Venetia (o chi intende diventarlo a brevisimo) e i sinpatixanti NO iscriti a altri partiti.

Itinerario per chi Viene da Vicenza:

– Da SUPERMERCATO FAMILA  Sulla destra molto visibile per chi viene da Vicenza ==> Via Olmo Creazzo, (S.S. Regionale 11 ex S.S.11  Padana Superiore Vicenza – Verona)
– Dopo circa 2 Km: girare a destra Via Creazzo  (BONOMETTTI CAMPER in angolo)
– Circa 700 m.:  Via Spino
– Dopo circa 1 km girare a sinistra SP35  Via Battaglione Vicenza
– Dopo circa 1 Km di Via Battaglione Vicenza c’è incrocio ad angolo: silla destra c’è la trattoria/pizzeria L’Orologio

Itinerario per chi viene da Altavilla:
– Poco prima di entrare in Creazzo, sulla sinistra c’è BONOMETTI Camper: girare a sinistra: è Via Creazzo poi come sopra.


Fondasion novi grupi del PNV

Su Verona ghe sarà 2 riunion publiche el 9 de magio e el 22 de magio prosimi, insieme a Stato Veneto e al movimento Veneti (da confermar).

Ndoe: Sala civica Brunelleschi in Via Brunelleschi 12 – Verona
Mapa pa rivar

Quando
:

  • marti 6 de magio 2008, ore 21.00
  • xioba 22 de magio 2008, ore 21.00

Ghe xe inoltre soci iscriti in altre xone del PNV che xe ancora su na fase preliminar ala fondasion del grupo teritorial.

In partico£ar sarìa ben riusir a far de£e riunion a:

  • Basan
  • Mestre / Venesia
  • San Donà de Piave
  • Conejan / Montebe£una
  • Cioxa e Rovigo
  • Be£un

Speto indicasion / idee dai soci e dai sinpatixanti de ste xone

Sani, giane

Stella: “un’Italia alla deriva”

Stella riparte co n’altra canpagna anti-italia: che ghe sia qualcuni che me vol ben lasù?



Dalle infrastrutture agli ordini professionali, dal turismo all’università
Dai bidelli agli onorevoli,
un’Italia alla deriva
Privilegi intoccabili e tagli impossibili

C’erano una volta le impiraresse che perdevano gli occhi a infilar perline, le filandine che passavano la vita con le mani nell’acqua bollente e le lavandere che battevano i panni curve sui ruscelli sospirando sul bel molinaro.

Ma all’alba del Terzo Millennio, al passo col resto del mondo che produceva ingegneri elettronici e fisici nucleari e scienziati delle fibre ottiche, nacquero finalmente anche in Italia delle nuove figure professionali femminili: le scodellatrici. Cosa fanno? Scodellano. E basta? E basta. Il moderno mestiere, per lo più ancora precario, è nato per riempire un vuoto. Quel vuoto lasciato dalle bidelle che, ai sensi del comma 4 dell’art. 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, assolutamente non possono dare da mangiare ai bambini delle materne. Detta alla romana: «Nun je spetta». […]

Leggi e commenta qui tutto l’articolo

Fonte: Corriere della Sera, http://www.corriere.it/cronache/08_aprile_28/un_italia_alla_deriva_fe1f746e-14e8-11dd-805d-00144f02aabc.shtml

Perasto Cerimonia 2007

Perasto, nel Montenegro, ricorda el Gonfalon de San Marco a 210 anni dalla cerimonia e dal discorso de Giuseppe Viscovich (19.08.2007).

Il PNV ora è anche su facebook

Il PNV ha aperto un gruppo anche nel più famoso sito di social network al mondo. Per aderire e aiutarci anche da questa usatissima piattaforma (in lingua inglese):

  1. bisogna prima registrarsi (se già non lo si è fatto) da qui,
  2. quindi aprire la pagina del gruppo PNV da qui
  3. infine cliccare su “Join this Group” (a destra sotto il simbolo del PNV) e confermare la propria scelta cliccando ancora su “Join”.

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