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Intervento de Stato Veneto: «Unità d’Italia e Popolo Veneto»

 Ricevemo e volentiera pioveghemo.

Unità d’Italia e Popolo Veneto 

Per la completa diffusione delle prossime celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia il Capo del Governo Romano Prodi ha autorizzata (G.U. 3 e 4.12.2007 nn.281 e 282) la spesa di 150milioni di euro, con riferimento, intanto, al solo 2007.

Verosimilmente moltiplicato per i cinque anni delle celebrazioni dal 2008 al 2010 e, in particolare, per il 2011, il costo finale non sarà inferiore a 750milioni di euro, per il cui impiego e monitoraggio è preposto un altro Comitato-carrozzone-di-spesa, a sua volta ovviamente da retribuire.

Non trova giustificazione, poi, che per celebrare 150 anni di un’unità territoriale, quasicchè si trattasse di un evento imprevedibile, tutti i relativi interventi siano dichiarati “indifferibili ed urgenti”, da adottare “quali varianti alle previsioni dei vigenti strumenti urbanistici, preordinati anche all’esproprio per “pubblica utilità”, con valorizzazione e vendita delle aree e degli immobili correlati alla realizzazione degli interventi, anche in deroga alla normativa nazionale ed europea di valutazione strategica di impatto ambientale e di affidamento di lavori, servizi e forniture”.

Dunque, per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia si profila un’altra inutile strage di parte importante dell’economia generale, oltrechè un prevedibile scempio urbanistico e territoriale, in un momento di perdurante debito pubblico di proporzioni insanabili; di diffuse e riconosciute gravi difficoltà per singole persone e per famiglie a far fronte anche a minime necessità per la vita quotidiana; di fenomeni nel sud della penisola di devastazione criminale ed ambientale da sommersione di rifiuti che non si riesce a smaltire; di collasso dell’organizzazione ed amministrazione della giustizia che impiega decenni per dare una risposta in applicazione tuttora di codici che appartengono al regime fascista; di aziende che delocalizzano all’estero per sottarre la loro base imponibile ad un fisco vorace e inestricabile, con l’effetto della soppressione di migliaia di posti di lavoro nel nostro territorio e dilapidazione ad estranei del patrimonio di conoscenze produttive costruito con secoli di fatiche ed inventive; di liberi imprenditori e professionisti stremati da un prelievo fiscale insistente, arrogante e soffocante; di insulto quotidiano ai contribuenti per spreco attuato dal Sistema dei Partiti e dei Sindacati, i cui bilanci miliardari sono finalizzati al mantenimento delle loro oligarchie e dei loro strapoteri (Chi può negare che i sindacalisti, nati per sconfiggere i privilegi, siano oggi, invece, ai massimi vertici del potere e del privilegio parlamentare e politico ?).

Non convince nessuno la giustificazione delle celebrazioni (e della connessa faraonica spesa pubblica) del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, secondo il Governo Prodi “da considerarsi, in via generale, quale manifestazione di elevatissima risonanza nazionale ed internazionale”, perché all’estero l’Unità dell’Italia può interessare solo marginalmente, come evento folkloristico. Mentre per i pronipoti di coloro che dell’Unità d’Italia furono vittime, con violenze perpretate per l’annessione politica e militare operata dalla Massoneria e dai Savoia, in realtà essa coincide con uno degli eventi più negativi, nefasti e dolorosi della nostra storia veneta.

Con il plebiscito-truffa del 21-22 ottobre 1866, su una popolazione di 2.500.000 veneti votarono meno di 650.000, circa il 26% degli aventi diritto, con voti favorevoli incredibilmente attorno al 99,99%, ottenuti con minacce, intimidazioni e violenze da parte dei piemontesi e dei garibaldini nell’interesse e per conto dei Savoia. Dopo l’annessione il Popolo Veneto venne costretto ad una condizione di autentica miseria e disperazione che da allora provocò una forzosa emigrazione epocale dei Veneti, soprat-tutto nell’America Latina, più grave e più numerosa che non quella di tutti gli altri territori nella penisola occupati dai piemontesi e dai garibaldini.

L’eredità “istituzionale” lasciataci dai Savoia, tuttora operante in campo amministrativo, è di impianto francese, con prefetture che sono la longa manus di uno stato accentratore che si tutela con ben tre polizie, che a loro volta si controllano a vicenda; e, in campo legislativo, di impianto anglosassone, con un sistema parlamentare che non ha mai avuto i presupposti per incorporare l’autentica rappresentatività richiesta dalle peculiari situazioni e differenze storico-geografiche delle specifiche popolazioni della penisola.

Tuttora, alla base dello Stato, vi sono concetti e principi vecchi di oltre 200 anni, obsoleti e superati, presi dalla Rivoluzione Francese, frutto di reazioni ed assolutismi monarchici e di conseguenti esperienze istituzionali a noi veneti repubblicani da sempre estranee, che il Sistema dei Partiti non ha assolutamente interesse a riformare in alcun modo.

Nonostante il decorso di sessant’anni dall’avvento della Repubblica Italiana, di cui gli ultimi trenta spesi inutilmente dai Movimenti autonomisti nel tentativo di far attuare l’effettivo riconoscimento e promozione delle autonomie locali (art.5 della Cost.), le nostre Comunità rimangono tuttora in mano esclusivamente ai Partiti ed al loro sistema di gestione oligarchica, personalistica e feudale della cosa pubblica.

Il Popolo Veneto è stato penalizzato in modo particolarmente grave da questo sistema di effettivo arretramento della nostra civiltà politica e della nostra cultura politica ed amministrativa che, nei secoli e per tradizione, avevano, invece, istituzionalizzato sistemi pubblici di responsabilizzazione e di larga autonomia con riconoscimento dei poteri locali delle singole Comunità, mediante un rigoroso autocontrollo delle amministrazioni nell’interesse superiore ed esclusivo degli amministrati e dei loro specifici territori.

Resi inutili tutti gli sforzi per correggere il meccanismo perverso della privatizzazione della cosa pubblica e dei pubblici uffici, di cui in realtà si sostanzia per i propri fini il Sistema dei Partiti, a noi Veneti, di certo in modo pacifico ma determinato, non rimane altro che ripristinare la nostra libertà,  indipendenza e sovranità per liberarci da una oligarchia incontrollabile e virtualmente assolta da ogni legge.

In particolare è inaccettabile per il Popolo Veneto di essere asservito anche al più recente strumento di potere oppressivo attuato dal Sistema dei Partiti, con la giustificazione apparente del monitoraggio fiscale, ma in realtà costituito da un’anagrafe telematica di penetrante verifica di qualsiasi movimentazione economica di qualsiasi tipo svolta da chiunque: vera e propria “dittatura informatica” i cui dati, una volta incrociati e coordinati, di fatto risultano preordinati, in capo ad agenzie inconoscibili ed incontrollabili, all’orientamento del consenso popolare ed al dominio della libertà e della vita di ciascuno di noi.

Stato Veneto. Se non ora, quando ?

Verona, 2 gennaio 2008
Avv. Vittorio Selmo
www.statoveneto.com
statoveneto@hotmail.it

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