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Il mio Veneto…

Breve lettera apologetica di Paolo Bernardini

Posto che non ero mai stato paragonato a Che Guevara – per quanto dei “poveri”, ma chi sono i poveri? – e la cosa mi incuriosisce e mi diverte (venne definito “Che dei poveri” anche Jovanotti!), e posto che mi pare ardito vedere un liberale classico inserito nella categoria degli “idealisti-trotzkisti”, ma non tutti sanno bene distinguere nel pensiero politico (bisogna studiarlo…), vorrei rispondere brevemente a quanto è stato scritto contro di me, perché in ogni critica vi è una percentuale di verità, anche minima, e bisogna saperla accogliere, e sapervi rispondere. Si magna parvis, molti uomini illustri non della Venetia hanno lasciato e stanno lasciando la loro traccia nella Venetia, uomini d’arme al soldo della Serenissima, scrittori, poeti, scienziati e perfino santi: Sant’Antonio non era nato a Padova, e neanche Galileo, o Petrarca. Non è veneto Angelo Scola, Patriarca di Venezia. Per la precisione è di Malgrate. Quanti atleti non veneti, e neppure di IT, nelle maggiori squadre di basket! In ambito politico e globale, quello a cui bisogna guardare, neppure Arnold Schwarzenegger è nato in California. Esiste un concetto di cittadinanza inclusiva che è alla base del PNV. Ma è alla base degli sviluppi del mondo, prima di tutto! E che vede in tutti coloro che contribuiscono alla ricchezza e alla cultura della Venetia cittadini della Venetia, e non estranei. E badate bene, questo si applica a tutti, indipendentemente dal loro ruolo sociale, siano essi intellettuali, colletti bianchi o blu, operai, agricoltori. Può darsi che una persona come me sia davvero poco conosciuta in Veneto. Nel 2004 diedi la mia adesione morale ai Radicali italiani in quanto vicino alla loro componente liberale, Capezzone e della Vedova, di cui ho stima ora, e ne avevo allora. Non feci alcuna campagna elettorale, e sono felice dei pochi voti che ottenni. Questo per quello che riguarda la politica. Come direttore della Boston University credo di aver contribuito, nel mio piccolo, al benessere e alla ricchezza di questa Regione. L’istituzione che dirigo ha consentito e consente, con investimenti ormai di milioni di euro, a tanti giovani dell’Università di Padova di studiare a Boston; amministro un budget annuale di un milione di euro, e dirigo un centro che ha un discreto indotto turistico, oltre che culturale: questo flusso di denaro, certo modesto, si riversa a Padova. Contribuisco a far lavorare un buon numero di giovani provenienti dal Veneto, con contratti, stage, e altre forme di collaborazioni; mantengo vivo il rapporto tra un’istituzione di assoluto prestigio come l’Università di Padova e la Boston University. Sono scambi di docenti e studenti di grande importanza, nel mondo globale. Collaboro dal 2003 a “Il Corriere del Veneto”, dorso veneto de “Il Corriere della Sera”. Vi scrivo articoli culturali – credo di conoscere abbastanza bene la storia, e anche quella veneta – e, ad onore del direttore, devo dire che vi sono stati pubblicati editoriali miei affatto radicali: ove si parlava di indipendenza della Venetia. Senza mezzi termini. Tenendo presente che “Il Corriere della Sera” riceve oltre venti milioni di finanziamento da IT ogni anno, far pubblicare me, o Franco Rocchetta, significa avere una buona dose di coraggio. Il mondo è fatto di molti uomini che, nella misura in cui possono, difendono la libertà. Se vivessi ancora nella Liguria che amo (ma di un amore diverso) lavorerei a favore della sua indipendenza. In Liguria vado però solo in vacanza, in uno splendido paese dove guardo ad un arco ampio di mare e di monti, e penso e scrivo. Ma vivo tra Padova, Boston, e Como, dove sono ordinario di Storia moderna, tra i più giovani in IT. Se qualcuno è interessato (ma non lo dico solo ai miei nemici, anche agli amici) a leggere il mio profilo, tra le biografie mie in rete la più sintetica e accurata è quella di wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Bernardini_%28storico%29. Credo di aver fatto qualcosa nel mio ambito professionale, la storia moderna e il pensiero politico, in una carriera che dura da vent’anni. Il mio primo libro è del 1989. Ne ho scritti e curati altri venti dopo. Non ho bisogno per vivere di diventare consigliere regionale nel 2010. Se ne avessi bisogno, poi, come farei ad arrivare al 2010? Morirei di fame prima, insieme agli altri “poveri”. Credo che una Venetia libera sarebbe un grande beneficio anche per il resto di IT: non odio gli individui, detesto la forma di questo stato e credo che a tutti, ma proprio tutti i suoi cittadini, salvo quelli che appartengono ad una “casta” dove forse sono anch’io, ma senza essere felice di esserlo – esso renda un pessimo servizio. Ma gli individui sono coloro che in ogni caso devono essere salvati. Diversamente da Che Guevara, poi, non ho mai ucciso nessuno. Non ho nessuna simpatia per le idee del Che, ma mi auguro solo di non incontrare sulla mia strada vigliacchi del calibro di coloro che lo uccisero. Generalmente, mi piace combattere faccia a faccia. Credo che la nostra indipendenza si possa ottenere versando solo del bel prosecco quando vinceremo, ma neanche una goccia di sangue. Amo questa terra, e credo che l’indipendenza la farebbe rifiorire. Non che sia spenta o morta, è tuttora ricca e prospera, ma si sta avviando ad un declino ormai percepibile. L’indipendenza è possibile, per il bene, innanzi tutto, di tutti i cittadini della Venetia. Con dolcezza e con riguardo.

“Softly and smoothly”. Potrebbe essere il mio motto.

Paolo Bernardini
Presidente Nasional
Partito Nazionale Veneto

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