Mi hanno fatto riflettere, in questi giorni, due notizie. La prima pubblicata sul “Chronicle of Higher Education”, uno dei più importanti giornali dedicati al mondo universitario, americano e non solo. La Cina sta facendo ritornare, in quello che l’articolista chiama “reverse brain drain”, i suoi cervelli migliori dall’America. Ma anche diversi cervelli americani stanno ora guardando alla Cina, per la carriera accademica. E il fenomeno si rivela preoccupante anche per gli atenei americani. L’altra notizia riguarda un solo studioso, invece, e che io sappia non è mai stata pubblicata sui giornali. Un filosofo, giovane e di fama internazionale, ha lasciato l’università italiana per tornare in Inghilterra. Ora, poiché entrambi siamo stati “biografati” nel medesimo libro, di gran successo, del 2001, Cervelli in fuga, e forse qualche volta in passato le nostre strade si sono incrociate, la cosa mi ha colpito; poiché entrambi nel 2001, io in Australia, e lui da qualche parte nel mondo, esprimevamo in un modo o nell’altro una nostalgia per l’Italia, intesa come luogo degli affetti, certo non per l’abominio ITA, lo stato. Evidentemente in quasi un decennio questa “nostalgia” è venuta meno, almeno per lui. Non credo che la stampa abbia parlato delle sue dimissioni. Svilita dall’essere mani dello stato, milioni di euro di finanziamento pubblico vanno ai principali quotidiani, e ai principali media, la stampa preferisce di occuparsi del calciatore che arriva, delle tette delle veline, della strage di Erba, cercando di gettare un velo di menzogna sul disastro che si avvicina, mischiando sesso sangue e denaro nel modo più vile, tanto da rendere un film snuff moralmente più corretto e visivamente più godibile.
Uno studioso di grande valore che va via non fa notizia. E chi se ne frega! Non ha milioni di tifosi pronti a morire, e a uccidere per lui, dando infinita gioia ai presidenti delle società di calcio, che per ogni morto allo stadio sentono cresciuta la loro importanza, e il loro ruolo del mondo, legati come sono al mondo pubblico di ITA, in quella cloaca massima che è il massimo campionato di calcio. Panem et circenses. Ma la miseria cresce, e gli spettacoli dovranno diventare sempre più estremi, per poter intrattenere. Si darà in pasto alle fiere Pippo Baudo, Fiorello verrà fatto combattere contro un leopardo?
E invece, per ogni studioso di valore che si allontana, la misera ITA diventa ancora più misera e triste. E’ un degrado costante; cadono i tetti delle scuole, muoiono gli studenti, le università sono ridotte a scuole superiori di basso livello, la ricerca è altrove, le strutture eccellenti sono altrove, i buoni docenti sono altrove, o vanno altrove.
Nella Venetia libera non sarà così. Sarà il contrario.
Ma non è neanche il caso di ribadirlo.
Il degrado è davanti agli occhi di tutti, nel nostro sistema universitario. E in generale in tutti i settori dell’istruzione, la Cenerentola nel paese delle Cenerentole, la Cenerentola al Quadrato. Un giorno le università della Venetia rifioriranno. Non dubito. Quando la libertà sarà riconquistata.
Paolo Bernardini
Presidente Partito Nasional Veneto
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[…] Tratto dall’originale pubblicato su https://www.pnveneto.org. […]