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La gerontocrazia italica rispolvera i reati di opinione

Prove tecniche di regime in atto

Di sicuro Antonio Di Pietro non è persona che ci sta simpatica, di certo è politicamente lontanissimo da noi. Ci ha impressionato di recente una sua filippica contro gli imprenditori veneti “rei” di inquinare e grandi corruttori degli integerrimi funzionari di uno stato intoccabile. Possiamo ben dire che egli è un fiero nemico di noi indipendentisti veneti, forse il più valido e pericoloso, da un punto di vista politico.
Però leggere oggi che gli viene contestato il reato di “offesa all’onore e al prestigio del Presidente” ci fa, se possibile, impressione.
Il puzzo di regime in questo staterello sempre più dell’Africa settentrionale e sempre meno dell’Europa meridionale si respira ogni giorno più forte.
Leggere le motivazioni dell’Unione delle Camere Penali, secondo cui

“la vistositá della portata offensiva e delegittimante l’altissima funzione istituzionale esercitata dalla suprema carica dello Stato, di tali affermazioni ha determinato unanimi comportamenti di ferma indignazione. Tra questi l’opinione di un ex presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro, ndr) che vi ha riscontrato un palese carattere di reato”.

Ma a noi cosa può interessare di un vecchio politico con la pensione d’oro come questo Scalfaro? Che, guarda caso, proprio assieme al Presidente di oggi, il cui prestigio sia chiaro è intoccabile, fu tra i promotori della persecuzione giudiziaria decennale nei confronti dei Patrioti Serenissimi.
Come può la sua opinione di vecchio esponente catto-comunista essere prodotta a prova di un reato di opinione?
Ma dove stiamo finendo?
E noi Veneti vogliamo ancora spartire il nostro destino con questo tristissimo panorama che rende Kafka un inguaribile ottimista?
Ecco cosa dice il tedesco Die Presse sul nostro sistema politico-giudiziario, per capire quanto in basso siamo scesi:

“Milioni di procedimenti pendenti, tribunali sovraccarichi, carenza di personale: l’Italia ricopre il 156esimo posto nella classifica internazionale sull’efficienza dei sistemi di giustizia del mondo. “Non possiamo andare avanti così. Il sistema giustizia in Italia è peggiore di quello di molti altri paesi africani come l’Angola, il Gabon, la Guinea e il São Tomé” ha detto Vincenzo Carbone, primo presidente della Cassazione.
I dati emergono da uno studio della Banca Mondiale, secondo il quale spesso i processi, dall’inizio sino all’ultima istanza, possono durare addirittura dieci anni. La lentezza del sistema giustizia la pagherebbero cara anche le casse dello stato italiano.
Nel 2008 lo Stato ha dovuto pagare ai cittadini più di 32 milioni di euro di risarcimento per danni scaturiti a seguito del protrarsi dei processi. Il numero delle richieste di risarcimento è salito nell’anno passato, in rapporto all’anno precedente, del 19 per cento.”

Ecco, questo stato illegale si permette ora il lusso di annoverare nuovamente il reato di opinione tra i suoi capisaldi.

Da un lato ciò rattrista, dall’altro però ci rende felici, perché lo spazio politico che resta a noi Veneti è sempre di più ed esclusivamente legato all’ottenimento della nostra indipendenza.

Gianluca Busato
segretario Pnv

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