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Le ronde dei partiti, ovvero oltre lo stato minimo di Robert Nozick

L’odiosa casta italiana balla sul filo pericoloso della violenza politica

Ormai il declino dell’Italia è tanto evidente quanto pericoloso. I “rappresentanti” dei partiti sono completamente slegati dalla realtà occidentale e cominciano a sperimentare pratiche di gestione populistica. La gara affianca destra e sinistra tricolori, con la prima avvantaggiata da una tradizione che affonda oltre il ventennio fascista, per arrivare proprio al nocciolo duro del risorgimento italiano che in fatto di violenza non è stato secondo a nessuno (vi bastano 150.000 morti in Magna Grecia, come ipotizza Christopher Duggan nella “La forza del destino” ?). La seconda dalla sua vanta pur sempre la tradizione storica del più grande partito comunista del mondo occidentale, che oggi si è sciolto per trasformarsi in una lobby di potere e di assistenzialismo, come d’altro canto la destra italica.
Per chi pensava che la storia non potesse ripetersi, oggi si ripresentano condizioni che sinceramente pensavamo scomparse.
Quando una classe dirigente sopravvive alla propria vita naturale può invece creare danni consistenti e sistemici.
Le prime avvisaglie si sono avute a Padova qualche giorno fa, dove le ronde destrorse si sono scontrate quasi fisicamente con le ronde sinistrorse. L’episodio è stato oggetto solo di una cronaca quasi divertita, ma non di un’analisi che andasse oltre quello che i mezzi di informazione sempre più di regime ci propinano.
Già, non è di oggi l’invenzione degli apparati operativi dei partiti che scendono nelle strade quando la situazione politico-economica diventa difficile.
Ricordiamo ad esempio i fatti della Repubblica di Weimar, quando per le vie di Monaco di Baviera si confrontavano i gruppi guidati da Hitler e quelli comunisti. Allora erano altri tempi, ma nacquero così i primi incidenti politici e conseguenti scontri per la conquista del potere nella Germania in decomposizione. Molte le similitudini anche con la situazione politica successiva, un partito che dribblava le regole del parlamento, un vecchio presidente della repubblica rottame del periodo storico precedente che nulla poteva contro il cancelliere in erba. Le fasi da noi sembrano invece coincidere, al potere sono già presenti coloro che, pur avendo maggioranze schiaccianti, dribblano con agilità il parlamento, a suon di decreti legge.
Questo panorama è reso ancor più fosco dalla presenza di un regime informativo ormai assuefatto all’autocensura.
E che teme solamente la crescita impetuosa dall’informazione libera della rete internet. Tanto da montare contro una campagna istituzionale e mediatica da terzo mondo, quale ormai siamo di diritto. Un piccolo esempio? Ieri il corriere.it scriveva che facebook e twitter fanno male al cervello. A fianco notizie di stupri che sembrano essere diventati l’emergenza italica, superando ormai le notizie della recessione (anzi , a leggere Tremonti da noi si sta meglio che altrove…). Senza pensare al fatto che il Senato ha già approvato una legge ammazza-internet, con sponsor d’eccezione proprio nel premier che recentemente ha proposto un controllo internazionale del web.
In questo scenario grave, ma non serio – parafrasando Flaiano -, la crisi politica italiana rischia insomma di sfociare nella creazione di pericolose organizzazioni paramilitari ad uso e consumo dei partiti italiani tiranni e famelici. Non ci rassicura affatto inoltre sapere che esse saranno coordinate da ex carabinieri e poliziotti e in pensione.

Alcuni interpretano il tutto in una pura logica di costi (queste ronde costerebbero infatti meno rispetto alle forze di polizia normali, specie ad uno stato pappone sull’orlo del colabrodo), ma la notizia, accompagnata dal recente schieramento dell’esercito nelle nostre città a nostro avviso va invece riportata nel quadro assai più preoccupante del declino italiano verso una prossima dittatura.

E chi non ci crede, legga i giornali esteri per capire cosa si pensa in giro di questa tristezza di nome Italia.
E chi ancora avesse dubbi, pensi che nemmeno il teorico dello stato minimo quale Robert Nozick aveva mai pensato all’outsourcing della gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza da parte dello stato. Costoro vanno oltre lo stato minimo, anzi hanno creato la perfetta simbiosi tra “cosa nostra” e “stato privato”.

Noi Veneti ci meritiamo di meglio. Noi Veneti dobbiamo al più presto conquistarci l’indipendenza da un regime che puzza sempre più di marcio.

Gianluca Busato
segretario Pnv

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