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Dal Sudan alla Croazia (passando dallo Yemen): per un 2011 di liberazione

Anche se forse i risultati finali si avranno solo ad inizio febbraio, il referendum che sta avendo in luogo in Sudan, una terra tormentata, dimostra che il volere del popolo, quando il popolo dimostra di averne uno, deve essere rispettato, e di fatto viene rispettato, a livello internazionale. Se il Sud del paese africano ottiene l’indipendenza, come possiamo facilmente prevedere, la divisione dal Nord sarà oggetto di lunghe trattative, dal momento che vi sono problemi notevoli, come il debito estero, e la divisione delle risorse, anche se una soluzione semplice – le risorse del Sud rimarranno al Sud, quelle del Nord rimarranno al Nord – sarebbe auspicabile, anche se non facile. Una recente, informatissima pagina di Wikipedia, cui rimando volentieri, racconta bene la vicenda referendaria, in termini che potrebbero essere anche molto utili per il futuro della Venetia libera. Il mondo degli abnormi e mostruosi stati artificiali sta per fortuna finendo. Molti di questi Stati, ivi compresa ITA, sono stati coloniali, nati nell’Ottocento, e la loro dissoluzione fa parte del processo di decolonizzazione incominciato da tempo, da tanto tempo: per l’Olanda alla fine del Cinquecento, per gli USA alla fine del Settecento, per ITA, ora. Non siamo tanto diversi dal Sudan.  Ma se guardiamo a terre assai più vicine alle nostre, anzi, terre che in un passato sono state nostre, ovvero alla Croazia, non possiamo che salutare con infinita gioia i suoi vent’anni dall’inizio della guerra di indipendenza, terminata nel 1995 ed iniziata nel marzo 1991. Non ostante molti e svariati problem, la Croazia libera sta diventando una bellissima e ricca realtà internazionale, con un reddito pro-capite che si avvicina a quello sloveno, e che fa pensare al miracolo di un paese ex-comunista, che però ha sempre anelato alla propria indipendenza: singolare che durante la seconda guerra mondiale la Croazia sia stata per breve tempo indipendente. Ma in fondo, a ben vedere, nella tragedia del conflitto ai popoli era apparsa come una benedizione la propria sovranità, in Sicilia il MIS di Finocchiaro Aprile stava portando l’isola ad essere libera, ad Alba, in Piemonte, si era creata una piccola, singolare, repubblica indipendente, raccontata da Fenoglio, e che gli amici di Piemonte Stato farebbero bene a studiare.

Nel  frattempo, anche nello Yemen si parla con sempre maggiore insistenza di una separazione, dopo l’unione forzata, che certo non ha portato benessere e fortuna a quel bellissimo, dimenticato paese, di cui si innamorò Pier Paolo Pasolini. Per cui voglia saperne di più, è appena uscita un bel libro di storia dello Yemen di Farian Sabahi, studiosa di grandissimo valore del Medio Oriente, che vive e lavora a Torino.

Se lo Yemen si dividerà, l’unica unificazione che resterà, dalla fine della seconda guerra mondiale, sarà quella della Germania. Anche se continuo a domandarmi se la caduta del muro non avrebbe potuto portare non all’unificazione, ma alla creazione di una Germania est democratica e occidentale, cosa che avrebbe senz’altro favorito una rinascita, forse assai di più rispetto alla riunificazione.

In conclusione, occorre guardare con attenzione al Sudan e con ammirazione alla Croazia, e senz’altro con curiosità allo Yemen. La libertà per altri si avvera, ma questo non può che facilitare il nostro percorso.

Paolo L. Bernardini

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