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Immigrati last minute: clandestini o profughi?

di Bruno Polli

Bruno Polli e Antonio Guadagnini

E’ cronaca attuale il fenomeno in crescita dell’immigrazione magrebina. Frotte di disperati che rischiando la vita attraversano roccambolescamente il tratto di mar Mediterraneo approdando nelle coste italiane, in particolare Lampedusa.
Si legge dai mass media che tra loro vi sono sudanesi, eritrei, nigeriani, afgani ecc ecc. oltre che ai confinanti tunisini o libici.
Viene almeno a me spontaneo chiedermi: sono profughi scappati da qualche guerra che interessa il loro Paese o sono “solo” del clandestini che cercano di entrare in Italia , o in Europa in cerca di fortuna?
Presupponendo che si possa trattare di profughi, si evince che questi disperati abbiano viaggiato per migliaia di chilometri al fine di raggiungere l’Europa, scappando dal loro Paese per la guerra o il genocidio che li affligge.
Facendo un banale paragone, se in Italia scoppiasse una guerra o ci fosse un colpo di Stato, la prima cosa che io farei sarebbe quella di scappare per il rischio della mia vita o per quella dei miei cari, nel “primo Paese utile”, nel nostro caso la Slovenia o l’Austria, dove poter chiedere aiuto e assistenza umanitaria. Non mi verrebbe certo da pensare di prendere stracci e suppellettili per andare in Australia, America o Polinesia, a titolo di esempio.
Facendo un altro passaggio, chi si può definire profugo? E da cosa si può differenziale dal clandestino? Se L’Italia partecipa oggi a delle azioni di guerra contro la Libia ( o in passato contro l’Iraq) il mio Paese è in guerra è io posso definirmi un profugo?
Le domande sono tante e curiose.
A mio avviso le risposte sono molto manipolate dal solito potere politico.
Possiamo definire profughi i cittadini tunisini?
Penso proprio di no, visto che nel loro Paese non vi è uno stato di guerra o genocidio in atto. Questi giovani baldanzosi approfittando delle incertezze europee si precipitano in Europa alla ricerca di fortuna, e nessuno si prende la responsabilità di respingerli con decisione al Paese di origine. Prima si parlava di ricatto-accordo con la Libia di Gheddafi, ma ora che la situazione si è ribaltata, che giustificazione dare?
Il nostro Ministro dell’Interno, autorità nazionale di Pubblica Sicurezza, alle prima avvisaglie di immigrati dalla Tunisia circa un mese fa ha dichiarato che “…in questo caso non è come con la Libia che eravamo ricattati, qua è l’inverso: se non accettano i rimpatri toglieremo loro i 600.000 turisti italiani che visitano ogni anno il loro Paese!” . Interessante questa presa di posizione, ma dopo qualche giorno il Cavaliere ha masso lo zampino prendendo il volo verso Tunisi per “dialogare”.
Mi sembra che il dialogare in Italia sia una moda senza fine, tanto dialogo e pochi fatti.
Dalle soliti voci da bar, sembra che anni fa in Australia ci fosse stato lo stesso problema.
Il governo australiano dopo aver abbordato le imbarcazioni dei clandestini si assicurava che potessero navigare, li rifocillava e li spediva al mittente.
Ma da noi sembra sia fantascienza e il problema è stato risolto all’italiana: permesso di soggiorno per tutti e un bel biglietto per l’Europa! Ma punto il dito anche per quest’ultima, che è stata latitante nell’affiancarci a risolvere il problema che interessa anche loro.
Penso che tutto ciò, purtroppo, sia la punta dell’iceberg e spero che i governi di tutta Europa se ne rendano conto…Oriana Fallaci ci aveva avvertiti!

Bruno POLLI
Candidato Veneto Stato
Collegio Preganziol-Casier

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