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Le politiche di deregolamentazione dei mercati finanziari e le politiche sociali

Tratto da TheEgoticLine

La deregolamentazione dei mercati finanziari avviene dalla fine degli anni 70 sotto l’amministrazione Carter per poi ampliarsi durante l’amministrazione Reagan e Clinton. Tale deregolamentazione avviene per eliminare freni all’economia statunitense che aveva fermato la sua corsa con le crisi petrolifere degli anni 70. La prima legge che andiamo a osservare è il “Depository Institutions Deregulation and Monetary Control Act”:(1)Sono consentite fusioni bancarie (2)Tutte le banche devono rispettare le regole imposte dalla Federal Reserve. (3)È eliminato il potere del “Federal Reserve Board” garantitogli dal Glass-Steagall Act ed è eliminato il regolamento Q (che vieta alle banca di pagare tassi di interesse sui depositi a vista) per la fissazione del tasso minimo di interesse sul risparmio.(4)È aumentata la minima garanzia depositate presso la FED, da 40000$ a 100000$.(5)È liberalizzata l’apposizione del tasso d’interesse.Nel 1986 durante l’amministrazione Reagan è stata approvata la storica riforma fiscale, ai fini della nostra analisi è molto importante sottolineare l’introduzione di forti detrazioni fiscali per coloro che investono, in particolare il 26 U.S.C. § 469 va a creare uno scudo fiscale all’indebitamento, favorendo fortemente la creazione di liquidità mediante credito facile. Tale deregolamentazione unita a comportamenti scorretti da parte degli agenti ha portato a una crisi che oggi non è mai citata, che è la Saving and Loan Crisis. La S&L crisis è forse la crisi con più similitudini con l’attuale, al tempo portò al fallimento di 747 compagnie di Prestiti, situate in particolare negli stati del sud degli Stati Uniti. Tale crisi fu interamente sostenuta dal contribuente statunitense mediante esborsi monetari da parte del governo. Tale crisi è il trampolino di lancio per Bill Clinton, il presidente dei Ruggenti anni ’90. Durante la sua amministrazione si vanno a creare però le maggiori determinanti della crisi: viene eliminato totalmente il Glass-Steagal Act, tale legge prevedeva alla banche commerciali o alle società da esse controllate di sottoscrivere, detenere, vendere o comprare titoli emesse da imprese private proprie clienti. Il più forte effetto della deregolamentazione dei mercati finanziari sui tassi di interesse, è stato dato dalla regolamentazione fatta durante l’amministrazione Carter, la riforma fiscale non ha portato a significativi cambiamenti di breve periodo sui tassi di interesse per mutui, che si sono abbassati nel corso dei primi anni 90 fino ad eguagliare i tassi di interesse della FED durante la S&L crisis, i tassi di interesse del mercato dei mutui hanno risentito della politica monetaria statunitense durante gli anni 2000. La crisi secondo quanto riportato da Dillman (2009) è partita da Cleveland città di quella Rust Belt un tempo cuore economico pulsante degli Stati Uniti d’America, si è verificata soprattutto nelle zone a grande pre-senza di afroamericani, che dopo aver perso il lavoro per le delocalizzazioni avvenute negli anni 90, verso il sud-est asiatico di gran parte della manifattura americana. In particolare sono da tenere in considerazione gli effetti dei mutui ARM, spesso sottoscritti da persone che non potevano permettersi il lusso di un tasso fisso. Tale tipologia di mutui oltre ad essere legata ad indici internazionali come il Libor (London Interbank Offered Rate) o il COFI (Cost of Funds Index) integrano prodotti derivati andando ottenere dei mutui ARM ibridi. Tali mutui spesso richiedono il pagamento di basse somme all’inizio e via via somme maggiori nel tempo. Il problema è che coloro che sottoscrivono tali strumenti, non possiedono le conoscenze suffcienti a comprenderne, neanche minimamente il funzionamento. Piccole variazioni al rialzo dei tassi di interesse portano i sottoscrittori di tali investimenti a dover pagare quote superiori per pagare, che in tempi di forte sviluppo economico come gli anni 90 possono essere accettabili, ma in tempi di stagnazione, vanno ad erodere grosse fette del reddito familiare. La propagazione della crisi è avvenuta a seguito della cancellazione del Glass-Steagal Act che ha permesso la cartolarizzazione e la rivendita dei mutui o soprattutto di parti di essi ad intermediari finanziari che a loro volta li hanno fatti circolare in prodotti frutto dell’innovazione finanziaria. Tale fenomeno in va a ricalcare in modo aggravato la crisi dei Saving & Loan di fine anni 90, con l’aggravante per la quale a rimetterci sono i risparmiatori che avevano comprato i prodotti finanziari ingenierizzati. La bolla è esplosa alla fine del 2006 quando un ritorno verso l’alto dei tassi di interesse deciso dalla Fed (per paura di un ritorno dell’inflazione) ha condotto ad un riallineamento dei prezzi immobiliari americani. Una semplice riduzione dell’1,5% del prezzo medio su sei mesi delle abitazioni è stato sufficiente a scatenare un aumento del 50% del numero di quanti non erano in grado di far fronte agli impegni. Ritrovandosi con debiti superiori al valore degli immobili molti debitori hanno preferito dare default conducendo al fallimento di istituti di credito che, spinti dai poteri pubblici e per rispondere alle pressioni delle associazioni militanti, si erano specializzati in questo nuovo genere di prestito “sociale”.

A cura della Commissione Economia e Finanza di Veneto Stato

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