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I colpevoli del debito

Il rumore che si è sollevato all’indomani della manovra economica bis, cioè il raddoppio di quella di meno di un mese fa già di suo grande, rende difficile parlarne perché le diverse voci che si alzano provocano un senso di cacofonia che distrae e rende difficile scriverne.
Nel gran rumore che dalla rete si percepisce c’è in incrocio di accuse su chi sarebbe il responsabile del debito, ma anche voci di chi vorrebbe ripudiare il debito sempre puntando il dito verso un nemico immaginario (in questo caso i banchieri). Sembra un attacco d’isteria che coglie chi d’improvviso si sveglia e scopre che il mondo gli crolla addosso, o che la nave sta davvero affondando.

Non è mai bello citarsi ma, a proposito di “nave che affonda”, chi credeva nel default dell’Italia e ne annunciava la prossima venuta è stato servito: come avevo detto tempo fa, non ci sarà nessun default dell’Italia perché la polpa da cui mangiare è ancora tanta e prima che il leviatano muoia, avevo detto, saranno depredati i cittadini fino all’osso. Pare quindi che l’antipasto sia stato servito. Già perché questo è solo l’antipasto, e ne parlerò dopo del perché a mio avviso la situazione è questa.

Il default è quindi rinviato a data da definirsi. In realtà di questa manovra ancora poco si percepisce perché sono cose un po’ nebulose quelle che non hanno un effetto immediato. Le tasse le pagherete tra un paio di mesi (con l’anticipo del 95% dell’IRPEF) ed allora si vedrà veramente come stanno le cose, ed inoltre si vedrà solo nel corso dei prossimi mesi l’effetto dei tagli sulla spesa locale, con polizia locale (quella dello stato già è in agonia perché sono senza benzina) che non sarà pagata (già ho sentito che in pratica lavorano alcune ore gratis) e quindi sarà in seria difficoltà a fare il suo lavoro, la sanità che arranca, la scuola fatta in edifici che cascano a pezzi (perché la gestione degli edifici è a carico dei comuni) e le mense scolastiche azzerate, non ne parliamo dell’assistenza ad anziani e persone sole e malate che saran anche poche ma saranno abbandonate.

Ma la vera magra la vedrete con il lavoro, perché questa manovra (come la precedente) nulla fa per rilanciare l’economia, salvo spender chiacchiere. Non è dato sapere ad esempio quando e come lo stato onorerà i suoi impegni per pagare le imprese fornitrici, né con quale puntualità restituirà l’IVA a credito (cosa particolarmente sentita in Veneto visto che la sua economia è tipicamente basata sull’export). Ed anche la tracciabilità degli acquisti sopra i 2500 euro contribuirà ad appesantire i costi di gestione delle imprese, già oggi esagerati. Poi, per via della tracciabilità, mentre il governo impone questa norma ridicola e liberticida, dall’altra cancella il sistema di tracciabilità dei rifiuti.

La manovra infatti, a dispetto delle indicazioni ricevute dalla BCE, non fa altro che tartassare i redditi, mentre non fa nulla per alleggerire le vere ragioni che sono alla base del debito pubblico. E qui torniamo alla bagarre delle accuse incrociate su chi sia la causa del continuo indebitamento. Per poterne parlare con i numeri alla mano avrei bisogno dell’assistenza del professor Lodovico Pizzati, ma cercherò di arrangiarmi un po’ magari postando successivamente dei dati più precisi. Ecco allora dove sono le falle che continuano ad allargare il debito, che dal 2007 ad oggi è passato da circa 1640 miliardi a oltre 1900 miliardi.

Le pensioni. E’ la voce al primo posto che divora le risorse. L’INPS è già praticamente in bancarotta da un sacco di tempo, e il governo semplicemente la finanzia. I vecchietti che si illudono che la loro pensione sia ricavata da una specie di tesoro frutto dei depositi fatti da tutti quelli che avevano lavorato negli anni, vive la sua illusione percependo una pensione che invece è pagata da chi lavora. E per essere precisi viene pagata soprattutto dai giovani che lavorano e che non otterranno un quattrino visto che per difendere i “diritti acquisiti” i sindacalisti avevano ormai vent’anni fa impedito che le pensioni venissero adeguate alla contribuzione effettiva e avevano favorito la creazione del precariato (sempre per non mollare i loro pupilli protetti: i dipendenti di FIAT e delle grandi aziende specie quelle parastatali) infatti i precari lavorano con contratti per cui la parte datoriale, cioè la quota di stipendio che le imprese versano direttamente allo stato e che non figura né in busta paga né sul CUD, sono particolarmente ridotti per questa categoria, e siccome che in quella parte c’è una buona fetta di contributo sociale i giovani con questi contratti di fatto non versano adeguati contributi per la loro pensione che sarà così un bel pugno di mosche. Ricordo che la parola “parte datoriale” infatti è una montatura perché in effetti sono soldi del lavoratore dipendente. Ma non preoccupatevi, tanto per l’epoca in cui andranno in pensione l’Italia avrà comunque già fatto bancarotta.
Tra le pensioni esiste ancora oggi un esercito di gente che, sempre per difendere i “diritti acquisiti”, sono andati in pensione a 40 anni o con soli 15 anni di contributi, e percepiscono una pensione mica male se son tutti come la coppia di ex operai, lui ex sindacalista, che conosco e che ricevono dopo 15 anni di contributi, in pensione già da oltre un decennio ma in ottima forma per pagarsi le ferie in Mar Rosso, con rivalutazioni varie mi è stato rivelato ricevono lei 1500 e lui 1800 euro al mese. Meglio che lavorare a cottimo, eh?
Non sono pensioni d’oro nel senso dell’ammontare, ma a me sa molto da un win-for-life fatto alle spalle dei ex-giovanotti che oggi hanno 40 anni e che faticano a pagare le spese per la famiglia.
Sulle pensioni d’oro se ne è parlato abbastanza credo. Non sono solo i politici ad avvantaggiarsene, ma anche i magistrati e i dipendenti di alcune pubbliche amministrazioni come quelli di Montecitorio. E’ ovvio d’altra parte, i privilegi li devi dare anche ai vassalli se non vuoi trovarti un coltello piantato nella schiena, così pensavano nel medio evo ed è ancora oggi così.

Le spese strutturali. Le chiamo io così per raggruppare tutte quelle spese che alimentano appalti dai quali si estrae linfa monetaria che finisce nella corruzione. L’Italia è credo il paese più corrotto dell’occidente, e questo basti. Credo che la vicenda dei rifiuti di Napoli sia emblematica a spiegare cosa intendo. Esistono regioni dove spese per sanità, rifiuti, ma anche polizia locale e altri servizi in monopolio sono gonfiate a dismisura, e causano danni che a loro volta producono ulteriori costi. Per esempio per la sanità il Veneto è bersagliato da gente che arriva dalle altre regioni per farsi curare, visto che le loro strutture sanitarie sono un disastro e la gente, giustamente quando si tratta di salute, ha paura e affronta disagi e spese supplementari pur di farsi curare. Molto comprensibile tale aspetto umano, per niente comprensibile l’accettazione che tali popoli hanno della gestione della loro sanità. Ma così è, e questo genera voragini di spesa pubblica.
In questo aggregato c’è una montagna di danaro pubblico sprecato. Qui troviamo anche i 20mila forestali calabresi, o le spese assurde della protezione civile, come le case in legno fatte per i terremotati dell’Aquila costate molto di più del loro valore commerciale, e i sussidi alle aziende private di confindustria cammuffati con vari eufemismi o quelli molto più espliciti del salvataggio di Alitalia.

Le imprese a partecipazione pubblica. Oltre ad essere voragini di soldi per pagare molto profumatamente i loro inutili dirigenti, ma si pensi anche ai dipendenti di queste società, molto spesso assunti per raccomandazione e con la pressine di votare giusto alle elezioni.
Per capire il grado di corruzione di questi ambienti e il degrado morale di chi ci lavora vi racconto un aneddoto. Un amico camionista mi ha raccontato che lui un tempo consegnava ad una di queste società parastatali, a Trapani. Quando arrivava là i magazzinieri erano tranquillamente a giocare a carte per passare il tempo, e gli chiedevano una tangente per permettergli (con calma) di scaricare il camion.

I costi della politica. Pare che nella discussione che è seguita alla manovra economica bis sia questa la voce più additata. Se emotivamente è comprensibile, numericamente non è che sia il vero problema, o meglio, è un problema serio dal punto di vista etico poiché da là parte l’esempio da cui si genera tutto il malcostume che distingue l’Italia. Le dimensioni dei questi costi è appariscente al punto di finire al centro delle attenzioni.

Ci sono molte altre voci di costo, ma nella mia seppur superficiale descrizione ho indicato dov’è il vero bubbone che sta affondando l’economia della Repubblica italiana.
Ho visto che su facebook è stata fatta una pagina che invita a firmare per ripudiare il debito pubblico, additanto come colpevoli i banchieri. E’ incredibile come ci sia gente che crede a queste cose, ma d’altra parte c’è anche chi crede nella magia.
In realtà è un meccanismo psicosociale quello di trovare un capro espiatorio, la classica strega da bruciare nel rogo, il Saddam Hussein diabolico, il grande capo dei terroristi e …i banchieri.
Ed è tipico che si cerchi altrove quando il reale problema, per essere risolto, implicherebbe il collasso di molte regioni che basano la loro economia sulla sovvenzione pubblica.
Perché alla fine è questa la cruda realtà.

Da una parte se il governo facesse le mosse giuste (oltre a tagliarsi i suoi costi, che è una cosa ovvia) e cioè licenziasse i dipendenti pubblici inutili e dismettesse le aziende parastatali, accadrebbe quello che è accaduto in Grecia: al sud, dove è concentrato la maggior parte delle regioni con quelle condizioni, la gente andrebbe in strada e si verificherebbero disordini.
Allora il governo ha scelto l’altra opzione (oltre a non tagliare alcuno dei suoi costi), cercando di spremere la vacca anche a costo di ucciderla, perché la ucciderà di certo.

Claudio G.

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