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Uniti, Nella Mediocrità

E così finisce la saga. Il segretario si scusa, si riappacificano gli animi, si và tutti a Vicenza. E farete autocritica, immagino. Dovrete pentirvi di avere anche solo pensato cose malvage, come contestare il Presidentissimo o il Segretarissimo. Uniti si vince, sarà il mantra. Anche le pecore stanno unite, e ben dirette da qualche furbo cane pastore.

No, grazie. Io preferisco i ribelli. Non amo quelli che chinano la testa con il pretesto di riconoscere un direttore. Perché qui non si trattava di parteggiare per il partito del Segretario o per quello del Presidente, qui si trattava di conquistare una consapevolezza prima di tutto individuale, dell’essere per uno su N padroni del partito. Questa è la grande sconfitta che ne è uscita, fatalmente, da questa vicenda. Ad avere perso è la persona, come individuo prima di tutto, e come comunità di singoli individui associati nella fermezza di imprimere la propria volontà. Ha perso la  sovranità, non dei capi. Non è un popolo sovrano quello che ha vinto, ma è un popolo di vassalli che ha radunato la plebe, ai comandi dei loro rispettivi capi.

Non c’è storia. Qualcuno mi ha chiesto di venire all’assemblea di Vicenza, ora che Pizzati si è arreso. Peccato che non era Pizzati il mio capo, ma era ed è la mia coscienza. Andateci voi a Vicenza, io non mi associo, io mi ribello, io mi rifiuto, io asserisco il valore della persona, che doveva respingere uno ad uno, ogni uno, i diktat di chi era assunto, incaricato, come gestore per fare una missione. Non c’è assemblea neutra se è guidata dai dirigenti, ed invece sarà così.

Chi si sente perduto nello stare fuori dal gregge, nel non essere consapevole di sé stesso e della propria personale responsabilità, non accetta l’esistenza di chi reagisce, e così si scaglia contro chi si distingue, non stà nei ranghi, non si allinea. Così in seguito a queste parole io mi aspetto una marea di biasimi. Qualcuno dirà che sono un guastafeste, un irresponsabile, o anche un folle eccentrico. Non mi aspetto che questo popolino che non mostra la sua forza rifiutando il dogma del capo, comprenda le ragioni che sto invocando, e di sicuro salterà anche fuori qualche mascalzone a cui avrò fatto il contropelo nel passato e sentendosi protetto nell’anonimato che conferisce il confondersi nella massa ne approfitterà per sbraitare inveendo anche più forte degli altri.
Adesso siamo tutti contenti perché i capi si sono accordati, uno deponendo le armi e l’altro imponendo la sua supremazia? Ma per carità! Il popolino ha perso. Il Veneto indipendente? Si, lo avrete, forse, ma non illudetevi, sarà come è oggi, con i suoi capi indiscutibili, con i suoi comitati per la purga, con i suoi vassalli e i suoi intrallazzatori, e qualche meschino fanatico che minaccerà anatemi contro il libero pensiero che diventerà “collaborazionismo” o “cospirazione”.

Perché un popolo che non mostra i coglioni, è un popolo che si fa usare, un parco buoi per arare i campi.

 

Claudio Ghiotto H.

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