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Indipendenza Veneta riempie il vuoto politico lasciato in Veneto dalla liga e dai partiti italiani

Nel congresso lighista veneti sconfitti dall’egemone lumbard Maroni

Se c’erano dubbi nella capacità di Indipendenza Veneta di riempire un enorme vuoto politico emerso in Veneto dopo le ultime elezioni amministrative, oggi ci ha pensato bene la lega a dare l’aiuto definitivo al nuovo movimento guidato da Lodovico Pizzati.
I congressi regionali della lega lombarda e della liga veneta hanno infatti messo in evidenza una frattura profonda all’interno della lega nord, sintomo di un partito che ha imboccato con decisione la parabola discendente che la porterà alla propria morte politica. Finché le cose vanno elettoralmente bene non è un problema dividersi le poltrone e fare buon viso a cattivo gioco, ma quando il partito che fino a poco fa mirava a prendere la maggioranza assoluta dei voti in Veneto, arriva alla soglia del 3%, gli odi ancestrali nel nome del potere fine a sé stesso fuoriescono più forti che mai.
Sembrava impossibile fino a poco tempo fa che la leadership di Gobbo e Zaia fosse messa in discussione, dopo 15 anni di dominio assoluto. Ma grazie al golpe informativo messo in atto dall’ex ministro dell’interno Maroni, il monolite trevisano è stato distrutto. Prima con lo scandalo dei diamanti e dell’utilizzo dei fondi del gruppo del senato da parte di Stiffoni, poi con un affondo dello stesso Maroni che ha messo bene in chiaro che in Veneto bisognava votare Tosi, il suo delfino.
A nulla è valsa la sterile rincorsa di un Bitonci che è rimasto trombato dopo anni di lavoro sotterraneo che oggi è svanito come un pugno di mosche.
La paziente costruzione di una struttura parallela alla liga veneta si è rivelata del tutto inconsistente di fronte all’attacco premeditato di Maroni, che ha saputo dividere la liga veneta come mai era avvenuto prima. Si può ben dire che nemmeno al tempo della fuoriuscita di 7 consiglieri regionali su 8 nel 1998 la liga veneta era così divisa. Allora la diaspora fu infatti principalmente dei dirigenti, mentre la base restò abbastanza compatta. Oggi invece ad essere dilaniata e frastornata è proprio la stessa base.
Ad essere in bilico è lo stesso Zaia, che pur non essendosi apertamente schierato per una delle due parti, appare ostaggio di Tosi e Maroni. Tosi in particolare esercita il suo potere nella sanità regionale, comparto dove ha saputo inserire i propri uomini con un lavoro certosino iniziato ancora nell’era Galan.
Flavio Tosi non è uno a caso. Uomo forte di Unicredit, approda però al timone della liga quando forse è troppo tardi: i voti in libera uscita sono sempre molto difficili da riconquistare, specie per chi non ha più un progetto politico.

È questo lo scenario di estrema incertezza che vede le sezioni della liga veneta spolpate dalle epurazioni. Senza voti, senza fede, senza potere, il destino della lega in Veneto appare segnato.

L’era di Indipendenza Veneta non poteva nascere sotto migliori auspici.

A questo punto non resta che accelerare la transizione verso un futuro di speranza, iscrivendoci oggi stesso al movimento che ha concepito in modo originale il percorso legale, democratico e pacifico per l’indipendenza veneta.

Press News Veneto

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