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Le ragioni degli unionisti (01): lo Stato emozionale

In un blog è stata fatta una domanda molto semplice alla quale i lettori sono stati invitati a rispondere nei commenti. Ci si domandava perché si deve mantenere per forza l’attuale integrità territoriale dello Stato italiano, cioè la cosiddetta “unità d’Italia”. Ci sono stati molti commenti con le più disparate motivazioni ma, non lo si prenda come un atteggiamento superbo, devo constatare che buona parte delle risposte a questi unionisti sono già contenute nel libretto che ho scritto, ossia Veneto è chi il Veneto fa. Indipendenti e Contenti (qui per scaricarlo gratis, qui per acquistarlo cartaceo). Vedrò comunque di fare una serie di post per spiegare in dettaglio perché tutte le motivazioni unioniste siano prive di solidità teorica, nessi logici e razionalità.

Parto con quella che secondo me è la più astiosa delle motivazioni in quanto completamente a-razionale e basata unicamente su un sentimento indotto. La motivazione che io ho chiamato dello Stato emozionale.

Qualcuno scherzando ha detto che l’unico motivo per mantere “l’Italia unita” è perché altrimenti come Veneti non potremmo più vincere la Coppa del Mondo di calcio. Pensandoci sopra però, mi sono reso conto che questo è il “livello di base” di un sentimento molto diffuso che si articola su vari livelli ma che, alla fin fine, si può riassumere proprio con l’espressione di Stato emozionale. Un sentimento popolare indotto scientificamente fin da bambini per tenere unito qualcosa che fatica molto a essere unito (e che non ha ragione di essere unito). Non è il classico nazionalismo gretto fascisteggiante che parla di italiche genti, di Roma Caput Mundi, etc etc. Io penso che, semplificando, sia la controparte “buonista” del pericoloso nazionalismo fascista.

Molta gente pensa che sarebbe triste non sentire più come proprio il resto della penisola italiana. Roma, i cannoli siciliani, Ponte Vecchio, i paccheri, il Poetto, la pizza, etc etc. Temo che questa forma mentis sia molto diffusa e temo che sia difficile far capire a chi la pensa così che sentire come proprie tutte quelle belle cose non ha nessun nesso logico con il fare parte dello stesso Stato. Questo sentimento che fa nascere l’emozione della comune appartenenza allo stesso Stato è la grande truffa italiana. Agli occhi di molti, essere italiani (pizza, Roma, etc etc) e quindi essere visti dall’estero come abitanti di un “Paese” meraviglioso (fa niente se magari si abita vicino a una discarica) è preferibile che far parte di uno Stato più piccolo, più efficiente, più moderno, nel quale vige la democrazia diretta, nel quale la propria busta paga è decisamente più pesante. Se non è una truffa emotiva questa! Uno Stato nel quale è molto probabile che, proprio a causa di questo maggiore benessere e di questa maggiore tranquillità, i propri cittadini possano avere infinite più possibilità di viaggiare per il mondo e, di conseguenza, di sentire tante altre cose come proprie e di sviluppare un cosmopolitismo culturale oggi impensabile.

Come ho già scritto:

Mi sembra davvero limitante e piccino far coincidere la fratellanza  umana con i confini statali. Oltretutto nell’attuale epoca nella quale ci troviamo. Un’epoca di globalizzazione, di libera circolazione delle persone, delle merci e delle idee. Un’epoca incredibile fatta di comunicazioni globali istantanee e nella quale la  facile diffusione delle idee non conosce praticamente barriere. Quello che voglio dire è che, in definitiva, non è scritto da nessuna parte che io e un Siciliano dobbiamo essere all’interno dello stesso Stato per essere in armonia e in pace. Questo concetto non ha senso e rispecchia una forma mentis errata, retrogada e non adatta all’epoca attuale nella quale sono vincenti gli Stati moderni ed efficienti che sono a misura di cittadino e non, al contrario, i pachidermi ottocenteschi.

Penso che sia di una aridità umana spaventosa far coincidere la nostra empatia per l’Altro con i confini statali, tuttavia capisco che questo è un sentimento comune e generalizzato che nasce probabilmente da un provincialismo e da un senso di insicurezza di sé che dobbiamo sforzarci di eliminare da più persone possibili spiegando bene come stanno in realtà le cose.

Il provincialismo nascosto di chi si sente “cittadino del mondo” e che quindi con un doppio salto mortale logico non vuole la creazione di un altro Stato non ha senso. Chi si sente cittadino del mondo, come il sottoscritto (io sto sempre aspettando la cittadinanza onoraria giapponese, eh!), dovrebbe essere fortemente a favore di uno Stato veneto indipendente proprio perché, come scritto prima, questo non farebbe altro che favorire il cosmopolitismo e la conoscenza dell’Altro. C’è infatti un errore di fondo, errore anche questo provinciale, in molti contrari a uno Stato veneto indipendente. Ossia, guardando provincialmente la sola situazione italiana, si accomunano gli indipendentisti con certi partiti verdi e quindi si pensa automaticamente a chiusura mentale, paura, etc etc. In realtà in questo modo si prendono mele per pere dato che quel certo partito verde:

  1. non è indipendentista.
  2. è semplicemente un partito di estrema destra populista e xenofoba.

L’insicurezza di sé io la vedo in chi ha bisogno di aggrapparsi a uno Stato territorialmente grande per poter pensare di contare qualcosa in quanto appartenente a quello Stato. No. Non funziona così. Sei Tu che devi impegnarti per realizzare qualcosa nella tua vita. Va bene tifare una squadra di calcio per passatempo, ma non devi aggrapparti a imprese altrui per dare un senso alla tua vita. Ripeto, sei Tu l’artefice della tua vita. In uno Stato veneto indipendente avrai strumenti infinitamente migliori di quelli di adesso affinché Tu possa ricercare la tua felicità.

Tu puoi sentire come tua la storia di Napoli, il Colosseo o i caruggi di Genova ma trovo che sia estremamente…falsificante pensare che questo senso di appartenenza debba tradursi in un unico Stato. Non devi essere triste per la nascita di uno Stato veneto indipendente perché questo non ti darà altro che nuove e stimolanti possibilità. Smettila di pensare provincialmente in italiano e di preoccuparti per lo Stato emozionale. Il sentimento  di empatia che provi per il resto della penisola non ha niente a che vedere con lo Stato italiano; liberati da questa visione limitante e provinciale! Se ci tieni, saranno “tuoi” i caruggi e i paccheri anche dopo la nascita dello Stato veneto esattamente come lo sono adesso. Liberati dalla grande truffa italiana!

Luca Schenato
Pnv Verona

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