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L’indipendenza delle Fiandre… Vi racconto tutta la storia

Lo scorso venerdì, rientrato dall’ufficio, accendo la TV su “La Une” il primo canale della televisione belga vallone.  Da lì a poco avrebbero dato il TG della sera e io avevo acceso la TV intanto che mi cambiavo per mettermi comodo e per iniziare a giocare con mio figlio in attesa della cena, ascoltando con un orecchio le notizie del TG di prima serata. Invece, come accesi la TV già le notizie venivano trasmesse. Si trattava delle breking news, un’edizione speciale dovuta alle novità che arrivavano dal Palazzo Reale del Belgio.

Il Segretario del Partito Socialista belga, vincente alle scorse recenti elezioni, una cinquantina di giorni fa era stato incaricato dal Re dei belgi di seguire la fase di indagine, prevista nella procedura belga, al fine di identificare le forze politiche che avrebbero dovuto far parte della coalizione del futuro Governo.
Dopo una cinquantina di giorni, giusto venerdì scorso, il Segretario del Partito Socialista si è presentato al Re dichiarandogli il suo insuccesso e rinunciando irrevocabilmente all’incarico di formatore del Governo.

La situazione che è venuta a crearsi dopo le elezioni è molto interessante e da analizzare, sopattutto per vedere eventuali similitudini (a mio parere veramente poche) e le differenze con la nostra situazione veneta.

Sostanzialmente, il partito che a livello statale ha vinto le elezioni è stato il Partito Socialista, mentre il secondo partito per peso politico è stato il Partito Indipendentista N-va di Bart De Wever, vincitore indiscusso nelle Fiandre.

Partiti “a latere”, ma che pesano per le dinamiche politiche belghe sono il partito dei Cristiano Democratici Fiamminghi e il partito Liberale con presenza significativa sostanziale solo nella Capitale, Bruxelles/Brussel.
Relativamente a quest’ultima nota, vi è già una differenza notevole con il Veneto e con la Penisola Italica più in generale. Per il Belgio, Bruxelles è tutto, in un’eventuale separazione del Paese in due, Vallonia e Fiandre, il fatto che Bruxells resti in mano fiamminga piuttosto che in mano vallona per quei due popoli farebbe la differenza tra un’Economia ricca e dinamica e la quasi povertà.

Storicamente, ovvero prima della creazione del Belgio nel 1830, Bruxells era fiamminga ed era parte insieme alle Fiandre del Regno dei Paesi Bassi. Dopo l’Indipendenza del 1830, Bruxells è diventata la capitale del Belgio ed ha vissuto un vero periodo di francesizzazione, tanto che tutto il centro città e parte dei quartieri periferici è francofono. È circa del 15-20% l’attuale popolazione bruxellese di lingua fiamminga.

Gli indipendentisti di Bart De Wever si erano dichiarati disponibilissimi a formare un Governo di coalizione con i socialisti valloni e lo stesso Bart De Wever dichiarava che l’approccio all’indipendenza fiamminga del suo partito sarebbe stato vaporoso, non violento e pacifico.  Isomma, invece di snodare i nodi tutti insieme e di colpo o violentemente, il Segretiario del N-va, con il suo Partito, sosterrebbe l’approccio lungo ma morbido.

Ma tutto gira intorno a Bruxelles… Ed infatti, alla fine N-va e Cristiano Democratici Fiamminghi hanno definito insufficiente il piano su Bruxelles presentato dall’incaricato del Re, che secondo loro non tutelerebbe sufficientemente i fiamminghi della Capitale. Allo stesso momento, N-va e Cristiano Democratici Fiamminghi hanno chiesto ai Socialisti di far partecipare anche i Liberali alla trattativa per la creazione della nuova coalizione di Governo. Ma i Socialisti non sono d’accordo, perché secondo loro, essendo i Liberali un piccolo partito che ha chiaramente perso le elezioni (perdendo pure punti rispetto alle  elezioni passate) ed essendo il Partito Liberale contrario al governo Socialista, sarebbe troppo incompatibile se facente parte della coalizione governativa.

Ma perché N-va e Cristiano Democratici Fiamminghi hanno chiesto di far partecipare anche i Liberali alla coalizione di governo?  Perché, come si diceva, i Liberali pur perdendo ovunque in Belgio, hanno tenuto botta nella Capitale e si sono detti più volte disponibili a parlare di Statuto speciale per Bruxelles, sostenendo molte delle proposte degli indipendentisti fiamminghi.

Allora, secondo tutti si tratta di un fatto puramente di Capitale?

Per quello che ho raccontato finora potrebbe veramente sembrare il nodo venuto al pettine, che non permette di avanzare verso la creazione di un Governo belga nel quale per la prima volta avrebbero partecipato anche gli indipendentisti.

Ma cosa c’è dietro?

Dietro c’è la storia delle Fiandre e della Vallonia.

Le Fiandre, prima dell’Indipendenza dai Paesi Bassi, si erano enormemente impoverite, l’industria non aveva attecchito come più a Nord-Est e i porti oceanici non erano importanti come invece lo erano altri porti dei Paesi Bassi.

Nello stesso periodo, grazie alle miniere di carbone e ferro, la Vallonia si stava arricchendo moltissimo.

Così, già prima dell’Indipendenza e della successiva unione con la Vallonia a formare la monarchia federale belga, i fiamminghi erano un popolo di poveri migranti, che migrava verso la Vallonia per lavorare nelle miniere o nelle attività collaterali all’estrazione di carbone e ferro.

Con l’unificazione di Vallonia e Fiandre, è iniziata anche una sorta di finanza solidale dello Stato belga, ovvero, essendo le Fiandre più povere della Vallonia ricevevano enormi aiuti finanziari pagati con le tasse e le imposte recuperate dalla ricca Vallonia.

Verso la fine dell’800 e inizio del ‘900, i minatori erano soprattutto stranieri, molti i Triveneti prima (che migravano dall’Italia appena unita) e gli italiani del Sud della Penisola Italica dopo (specie successivamente alla Prima Guerra Mondiale).  Invece, i fiamminghi sempre di più iniziavano a fare lavori più qualificanti e qualificati, soprattutto di tipo artigianale, industriale, impiegatizio, ecc.

Successivamente al boom economico post-Seconda Guerra Mondiale, è arrivata la crisi del carbone e del ferro : era diventato più conveniente estrarre altrove. È vero che ancora oggi vi sono società minerarie nelle Ardenne belghe (come pure in Lussemburgo e nella Lorena francese), ma il tipo di economia che riescono a porre in essere è tutt’altra cosa rispetto al passato e il numero di persone impiegate è niente in confronto agli anni d’oro.

E così, i fiamminghi se ne tornarono nelle Fiandre, portando con se le competenze e le capacità acquisite durante la loro esperienza vallona, soprattutto quella del secondo periodo. E tornando a casa i fiamminghi trovarono pure delle Fiandre molto più ricche e organizzate di come le avevano lasciate i loro padri o i loro nonni, grazie soprattutto ai finanziamenti che lo Stato belga concedeva loro. Sostanzialmente denaro prodotto nel contesto vallone, anche se molti fiamminghi diranno che dopottuto si trattava anche di denaro prodotto con la loro fatica e con le loro tasse (un po’ quello che oggi dicono i cittadini del Sud della Penisola Italica che lavorano a Milano o a Torino, ma anche in Veneto).  Tutti questi fiamminghi migranti della Vallonia, tornarono nelle Fiandre anche con un’altra cosa, la Lingua Francese parlata fluentemente come seconda (e a volte come prima) Lingua conosciuta.

Ora le cose si sono capovolte. La Vallonia si sta impoverendo, perché non è riuscita a riciclarsi e non è riuscita a porre in essere nuovi modelli di business e nuovi tipi di economia. Invece le Fiandre sono là che vedono crescere le loro Piccole e Medie Imprese e hanno riscoperto un’identità nazionale che molto si era assopita nel passato.

Le nuove generazioni di fiamminghi, non essendo obbligate ad imparare l’altra lingua del regno, oltre al Fiammingo imparano altre lingue straniere (Inglese, Tedesco, Spagnolo), ma non il Francese.

Per di più, con l’autonomia scolastica fortemente decentrata, poco viene insegnato ai ragazzi fiamminghi di quando i loro padri e nonni migravano in Vallonia per lavorare (anche del periodo pre-unificazione), salvo raccontare loro che i valloni erano degli schiavisti e che trattavano i poveri migranti fiamminghi peggio delle bestie e che i datori di lavoro valloni non volevano saperne di imparare il Fiammingo e così questi poveri migranti fiamminghi erano costretti ad imparare il Francese.

Con questi presupposti, la secessione è oviamente alle porte.

Dall’altra parte, i valloni di oggi si dividono in quelli che non ne vogliono proprio sapere di scissione e quelli più possibilisti, ma con i dovuti distinguo.  In sostanza i valloni più possibilisti dicono : va bene cari fiamminghi, andatevene per la vostra strada, ma chi ci ripagherà di decenni e decenni di aiuti che noi valloni vi abbiamo dato quando le Fiandre erano povere? Chi ci ripagherà?
E, in genere, la risposta più frequente che viene data dai fiamminghi è :  picche!!!

Questa mattina, una ministra della coalizione di centro-sinistra che ha vinto le elezioni ha dichiarato “se i fiamminghi vogliono la secessione, facciamola !!!“.  Ed ecco il primo controsenso della politica fiamminga. A tale affermazione di una componente della coalizione vincente, si ha dalla parte dei Socialisti diverse prese di distanza (beh! cosa ci si sarebbe aspettato? Mica sono loro a volere la secessione), ma anche da parte dei fiamminghi saltano fuori i primi distinguo: “si, però… io non so… fare subito la secessione così… troppo in fretta… noi avevamo pensato a qualcosa di più vaporoso…”.
Io, francamente mi sarei aspettato un plauso corale degli indipendentisti fiamminghi e un prendere la palla al balzo.

Altra incoerenza c’è stata nel periodo della crisi bancaria di fine 2008. Ce la ricordiamo tutti, no?
In Europa, tra le banche più esposte vi è stata la Fortis ed altre banche belghe, le quali erano fortemente partecipate da soci e azionisti fiamminghi e che hanno (o almeno avevano al tempo) un alto numero di clienti fiamminghi.
In quel periodo l’urlo del leone fiammingo indipendentista era diventato il miagolio di un gattino. A pensarci bene, proprio in quel periodo si sarebbe potuto e dovuto spingere l’acceleratore sul pedale dell’indipendenza, e invece gli indipendentisti sono rimasti nell’ombra.
Qualcuno immagina perché?
Semplice, i belgi (tutti) attendevano i soccorsi statali che salvassero le loro banche. Ricordo ancora in che modo venivano date le notizie alla TV in quei mesi (se un banchiere si faceva vedere per strada avrebbe rischiato il linciaggio).

I soccorsi dovevano arrivare proprio da quello Stato dal quale i Fiamminghi volevano staccarsi.
Ora, per chi non lo sapesse, la soluzione trovata per le banche belghe in difficoltà, specie per la Fortis, non è piaciuta molto ai fiamminghi. Cioè, lo Stato belga ha trovato (anche se lentamente e con difficoltà) chi poteva salvare la Fortis, ed effettivamente così è stato. I soldi persi dai risparmiatori belgi si sono ridotti al minimo (fortunatamente per loro) ed è stato assicurato che nessun banchiere sarebbe stato perseguito. Quindi, la maggioranza dei clienti della Fortis sono rimasti contenti (specie i fiamminghi), perché non hanno perso denari (almeno non la maggioranza di loro). Solo che c’è stata una cosa che non è piaciuta ai fiamminghi : la banca che ha salvato la Fortis si chiama PNB Parisbas, banca che “più francese non si può” !!! … Ma era quella che si era presa la briga di salvare “il più possibile”, altre banche chiedevano di fare “tabula rasa” o quasi prima di entrare in gioco.

Non ostante quello che ho raccontato in questo topic, per l’idea che mi sono fatto della situazione in Belgio, la separazione di Valloni e Fiamminghi sarà a mio avviso un bene per entrambi.
Quello che ad entrambi i popoli manca è una seria presa di coscienza delle loro capacità e di un progetto di popolo per il futuro. E per farlo devono separarsi.
Troveranno, forse pian pianino, un compromesso, come in tutti i matrimoni andati male (o forzati) e ad un certo punto ognuno andrà per la sua strada.

Ma, io penso che anche se è da auspicare e sperare in un apripista all’Indipendenza dei popoli europei (sia questo il popolo Fiammingo, quello Catalano, quello Scozzese … magari fosse quello Veneto!!!) noi veneti dobbiamo evitare di idealizzare e dobbiamo pure evitare di immedesimarci in altri popoli.

La storia del Popolo Veneto non ha alcun punto in comune con quella del popolo fiammingo. Paradossalmente anche se sembra che loro siano più avanti nel processo verso l’Indipendenza, noi veneti abbiamo più carte in regola di loro per pretendere e diventare indipendenti già domani.

Impariamo dagli altri, ma con senso critico e riscoprendo la nostra identità e la nostra peculiarità di veneti.

Andrea
PNV – Lusènburgo


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