headermask image

header image

Cloud-party: la lezione è chiara, vince il partito-nuvola

I movimenti politici del futuro sono aperti e reticolari

Le elezioni amministrative 2012 rappresentano un momento importante, poiché segnano le crepe indelebili della partitocrazia italiana. Oltre alla crisi dei partiti, che assume i propri segni più evidenti a destra con la frantumazione del pdl e la debacle della lega, queste elezioni hanno però rappresentato anche la crescita di nuovi modi di far politica.

Risulta infatti evidente che ai partiti per vincere non basta più il furto assistenzialista con il finanziamento pubblico che si sono decretati in barba alla sovranità popolare che con un referendum lo aveva abolito. I soldi (anche perché spesso vengono drenati privatamente) non sono più sufficienti a colmare il vuoto politico che si è creato.

In questa situazione vince Grillo, ma non tanto, o non solo perché porta un messaggio che gli avversari definiscono populista e io invece reputo civico. Ma anche perché Grillo ha disegnato una forma-partito che si pone su gradino evolutivo più alto rispetto ai partiti ladri italiani, il cloud-party, il partito-nuvola, per mutuare un termine in voga nella tecnologia informatica.

Pur con un lavoro di preparazione di diversi anni, il Movimento 5 Stelle è nato nel 2009, tre anni fa. E oggi si cominciano a vedere i risultati di un lavoro che è stato possibile grazie a un’organizzazione snella e aperta e che da un lato non permette ai boiardi locali di creare feudi impenetrabili e dall’altro non è ostaggio di una gestione centralista lenta e inefficiente.

I sistemi a rete, anzi a nuvola, con processi di formazione continua e sistemi di verifica all’ingresso permettono da un lato di aprire le organizzazioni politiche alla società civile, integrandosi al meglio con essa attraverso un processo di osmosi e dall’altro evitano il rischio di vedersi infiltrare da vecchi politicanti e signori delle tessere. Essi richiedono un investimento in termini di tempo da dedicare all’attività di volontariato e nella predisposizione di un sistema informativo interno che sia integrato alle nuove reti digitali, per consentire la condivisione delle informazioni e la viralizzazione dei contenuti.

Parto da queste considerazioni per tornare alle questioni di casa nostra, ovvero l’evoluzione che a mio parere deve interessare anche l’indipendentismo veneto.
Veneto Stato è un simbolo che con queste elezioni ha fatto la propria storia, date le vicende giudiziarie che lo hanno interessato e che tutt’ora lo interessano e per anni lo renderanno uno strumento nelle mani dei giudici italiani. Eppure, nonostante una lotta intestina senza quartiere tra le anime che si sono dimostrate incompatibili e che pure solo a settembre 2010 lo avevano creato, è riuscito a ricavarsi uno spazio elettorale interessante a dimostrazione del fatto che l’indipendenza veneta sta facendo passi in avanti a ritmi sostenuti.

Negli ultimi tre anni l’indipendentismo veneto è raddoppiato due volte, quindi si è quadruplicato.

Ora per ambire a ricoprire il vuoto politico che si è creato dobbiamo assolutamente sviluppare una forma-partito che ci permetta di crescere al ritmo necessario. Questa forma non può e non deve essere uno scimmiottamento dei vecchi partiti italiani. Deve assolutamente consentire una crescita ancor più rapida di quanto già non stia avvenendo e al tempo stesso una condivisione dell’esperienza politica da parte dei neoiscritti e una maturazione politica costante dei vecchi iscritti che permetta la naturale espansione ed emancipazione del soggetto politico che è chiamato a far attuare il progetto legale, pacifico e democratico per l’indipendenza veneta.

Non possiamo più essere ostaggio dei giudici italiani né dei fantasmi del passato e tantomeno della paura di crescere. Per poterci liberare dall’abbraccio mortale della magistratura italiana dobbiamo fare il grande passo andando oltre l’esperienza che con ieri si è chiusa e senza timore di dar vita a una struttura politica moderna e adeguata a colmare il vuoto politico che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Chi vuole restare ostaggio del passato può sempre farlo, ovviamente. E chi vuole tornarsene a casa anche. Noi procediamo, consapevoli che si è aperta la finestra storica per l’indipendenza veneta e che la dovremo percorrere in un tempo che sarà breve.

Il primo passo è per sabato prossimo 12 maggio alle ore con 15, con partenza dal ponte di Calatrava, per consegnare in Regione Veneto il primo blocco di firme della petizione popolare per indire il referendum per l’indipendenza veneta.

Non mancare, passaparola!

Gianluca Busato

If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds