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Indipendenza Veneta per difenderci dal neo-comunismo di Beppe Grillo

Articolo originale: http://indipendenzaveneta.net/indipendenza-veneta-per-difenderci-dal-neo-comunismo-di-beppe-grillo/

La politica italiana non è comprensibile se per leggerla non si inforcano gli occhiali della storia di questo sgangherato stato.
Guardando alle vicende dell’oggi ci accorgiamo quindi che la pseudo-rivoluzione in atto da parte dei grillini è tutto fuorché una sorpresa e che la speranza che possa portare a un cambiamento in tempi più o meno rapidi è tanto probabile quanto si è rivelata credibile la promessa della rivoluzione leghista negli ultimi vent’anni. Essa si nutre del fallimento dei partiti che l’hanno preceduta, ma porta in sé i germi del proprio naturale e annunciato fallimento.
Noi veneti possiamo per fortuna scegliere se restare ancorati al Titanic italiano, oppure se continuare a far parte del mondo civile.
Non è questa la prima volta che lo stato italiano attraversa una crisi politica che pare quasi sistemica. Ad ondate che possiamo identificare con una periodicità circa di quindici-vent’anni questi fenomeni si sono succeduti con risultati tra loro molto simili.
Con uno sforzo di sintesi si possono riassumere le seguenti fasi storiche che hanno caratterizzato la vita politica italiana:

  • Destra storica 1861-1876 (nata in Piemonte nel 1849)
  • Sinistra storica, trasformismo, crispismo e crisi di fine secolo 1876-1903
  • Giolitti e l’italietta (1903-1921)
  • Fascismo (1922-1945)
  • Dopoguerra, governi a guida dc di centro-destra (1948-1958)
  • Centro-sinistra e compromesso storico (1958-1980)
  • Pentapartito e craxismo (1981-1992)
  • Leghismo e berlusconismo (1993-2013)
  • grillismo (2013) ?

La caratteristica delle fasi politiche che hanno caratterizzato la storia dello stato italiano è stata l’alternanza tra momenti di ingovernabilità totale e il populismo che talvolta è sfociato nella violenza contro gli stessi cittadini.
Lo stato non è mai stato in grado di riformarsi in modo sostanziale nella sua forma e anche il passaggio da monarchia a repubblica, così come il fascismo, mai ne hanno mutato neanche minimamente l’assetto strutturale.
L’ossatura amministrativa dell’Italia, di derivazione francese e napoleonica, è sempre stata centralista, basata sui grandi ministeri e sui direttori generali della pubblica amministrazione, sull’articolazione territoriale delle prefetture e degli organi di pubblica sicurezza.
I grandi poteri dello stato, il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario, in Italia da sempre sono stati di concezione intrinsecamente e immutabilmente centralista.
Ogni tentativo di mutare la natura del potere dello stato italiano si è sempre scontrato con un coacervo di interessi incrociati, basati sul parassitismo e sullo sfruttamento delle risorse dei cittadini e delle comunità, che negli anni e nei decenni è cresciuto a dismisura. Tale buco nero di ogni speranza di riforma coinvolge in modo diretto decine di migliaia se non centinaia di migliaia di italiani che sono determinati a ogni costo a non mollare l’osso del privilegio di casta. Ad esso ovviamente poi si aggiunge l’esercito dei peones che del piccolo privilegio hanno fatto un sistema di vita, basato sull’assistenzialismo, sulla raccomandazione, sulla pensione facile, sullo stipendio da poco per fare meno e inutilmente.
Non sono mancati i tentativi anche seri di metter mano a tale struttura diabolica, che oggi si è trasformata in un lusso che noi veneti non ci possiamo più permettere, a pena della nostra esclusione dal mondo civile sviluppato.
Forse il più significativo esempio nella storia italiano è stato quello di Minghetti, che mai peraltro nemmeno si avvicinò alla realizzazione del suo progetto autonomista.
Di fatto ogni anelito di riforma, anche serio e basato su sani ideali e forti principi, si è sempre arenato di fronte all’immutabilità del centro del potere italiano e – cosa non secondaria né trascurabile per ragioni mai sufficientemente analizzate nella loro particolarità.
A ben vedere, i tentativi più seri di metter mano alla forma dello stato si sono verificati nei primi anni della sua esistenza unitaria. Da quando la capitale italiana fu trasferita a Roma, il sistema politico italiano ha visto l’introduzione di una nuova variabile, ovvero la straordinaria capacità di questa città di smussare ogni angolo. Chi ha vissuto per qualche periodo a Roma non può non aver provato una sensazione di benessere che certi versi è magica. Corrompe l’animo. Il ponentino ha la capacità di entrare nelle viscere delle donne e degli uomini e di addolcire ogni proposito bellicoso. Non esiste Parigi, non esistono Londra, Washington, o Berlino. Non esistono nemmeno Istanbul, Madrid né Atene. Roma ha un’atmosfera unica al mondo che rende praticamente impossibile a un esercito di potenziali 700 riformatori sui 1000 che popolano il parlamento italiano di vincere una battaglia di riforma costituzionale.
Per questo non abbiamo dubbi che anche l’esercito di deputati e senatori che Beppe Grillo vuole insediare a Roma non ha la benché minima speranza di sciogliere la matassa mielosa del privilegio parassitario che si nutre del debito pubblico più spaventoso del mondo.
Non ne ha la speranza, perché si legge lontano un miglio che la sua proposta politica è priva di consistenza e purtroppo costruita sull’ignoranza politica. Un fenomeno da baraccone di questa entità ha già scritto il suo inevitabile approdo politico, che sarà il populismo nazionalista mediatico in salsa comunista, allo stesso modo in cui Chavez ha fatto e fa in Venezuela. Quella di Grillo sarà l’ascesa di un nuovo guappo, che per ogni piccola stupidaggine 2.0 che farà approvare saprà creare un grande evento teatrale. Un déjà-vu populista, in salsa comunista, basata sulla spesa pubblica fine a sé stessa. Beppe Grillo rappresenta la quintessenza più genuina del Gattopardo italiano: “bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”.

Risulta chiaro allora che l’unico modo che esiste oggi in Veneto per fermare il comunismo di Grillo, che è destinato a saccheggiare ancor più chi mantiene questo stato colabrodo, si chiama Indipendenza Veneta.

I partiti politici che fino a ieri incarnavano la difesa dei valori veneti oggi sono morti.

Solo Indipendenza Veneta oggi propone un percorso politico serio e concreto, che non prevede il passaggio per Roma per essere attuato. Solo Indipendenza Veneta ha saputo concepire una proposta politica, basata su una teoria e un progetto di grande spessore, che riescono a coinvolgere le menti più preparate del Veneto e le donne e gli uomini che non vogliono né possono accettare la nuova deriva incarnata dal grillismo.

Allora ferma anche tu questa ondata inconcludente e aderisci oggi stesso a Indipendenza Veneta!

Gianluca Busato
Indipendenza Veneta – Treviso

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