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Fermare il declino? Fermiamo l’Italia!

Articolo originale pubblicato su http://libertarianation.org/2012/07/31/fermare-il-declino/

Fermare il declino

Non sono interessato alla politica partitica italiana. Non so chi siano gli attuali ministri, non so cosa stiano facendo gli attuali partiti, chi sia a capo di cosa e di sicuro non andrò a votare alle prossime elezioni politiche italiane. Il mio attaccamento dell’emigrante è rivolto verso il Veneto, non guardo telegiornali italiani e vi assicuro che non ascoltare ogni sera le cazzate e le dichiarazioni inutili di una pletora di parassiti vermilingui a Roma è un toccasana per la propria mente e per il proprio buon gusto.

Tuttavia attraverso il web sono venuto a conoscenza del fatto che è nata una cosa nuova che vede tra i suoi promotori, tra gli altri, gente che considero degnissima di rispetto come Oscar Giannino, Carlo Stagnaro e Alberto Mingardi (e anche Giuseppe Bottacin che conosco personalmente e stimo moltissimo). Si chiama Fermare il Declino (FiD) e, da quello che ho capito, non è un partito nuovo. Leggo nel sito che:

auspichiamo la creazione di una nuova forza politica – completamente diversa dalle esistenti – che induca un rinnovamento nei contenuti, nelle persone e nel modo di fare politica. Cittadini, associazioni, corpi intermedi, rappresentanze del lavoro e dell’impresa esprimono disagio e chiedono cambiamento, ma non trovano interlocutori. Ci rivolgiamo a loro per avviare un processo di aggregazione politica libero da personalismi e senza pregiudiziali ideologiche, mirato a fare dell’Italia un paese che prospera e cresce. Invitiamo a un confronto aperto le persone e le organizzazioni interessate, per costruire quel soggetto politico che 151 anni di storia unitaria ci hanno sinora negato e di cui abbiamo urgente bisogno.

Quindi non è un partito ma auspicano la creazione di una nuova forza politica, quindi è l’embrione di un nuovo partito, ok. Personalmente ritengo che per fermare il declino dell’Italia l’unica cosa da fare sia fermare l’Italia, ossia la cessazione dello stato italiano nell’estensione territoriale con il quale lo conosciamo oggi, ossia la nascita di diversi stati indipendenti al posto dello stato italiano. Quando un sistema si basa unicamente sul parassistismo della classe politica che a pioggia rende parassita buona parte della popolazione (esproprio dal nord al sud, dai produttori ai consumatori di ricchezza altrui) caricando sul restante il peso di tutto (una delle tassazioni più alte al mondo), non resta altro da fare che terminare quell’esperimento non riuscito di 151 anni caricando ogni popolazione delle proprieresponsabilità e andando avanti con i propri piedi.

Le dieci proposte di FiD sono anche parzialmente condivisibili, per carità, però le trovo del tutto inutili per la situazione italiana per il fatto che ho scritto prima. Le elenco brevemente:

  1. Ridurre l’ammontare del debito pubblico.
  2. Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell’arco di 5 anni.
  3. Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni.
  4. Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali.
  5. Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti.
  6. Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d’interesse.
  7. Far funzionare la giustizia.
  8. Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne.
  9. Ridare alla scuola e all’università il ruolo, perso da tempo, di volani dell’emancipazione socio-economica delle nuove generazioni.
  10. Introdurre il vero federalismo con l’attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo.

Penso che siano cose normali per una normale liberaldemocrazia, cosa che lo stato italiano non è, e quindi viste come rivoluzionarie. Ritengo quindi che FiD sia un progetto inutile, e scusate la franchezza. Nonostante la normalità (pure troppo) delle proposte, queste sono del tutto inattuabili nel contesto italiano. Uno stato centralista che si trasforma in federalista? E la Sicilia come farebbe a rimanere in Italia? Far funzionare la giustizia? E la casta dei magistrati che arresterà per lesa maestà per primo? Giannino o Stagnaro? Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti? E quando ci saranno scioperi a oltranza del settore publico non si capitolerà? Un partito che in Italia volesse attuare questonormale programma dovrebbe avere almeno il 70% dei consensi per scardinare il parassitismo democratico italiano. Fattibile?

Quello che voglio dire è che il tempo, le energie e il denaro sono limitati e spendere questi tre fattori in azioni che probabilmente non porteranno a nulla è un peccato. Il mio è un discorso pessimista/massimalista? Non lo so, ma credo che lo stato italiano sia un male da superare e non da riformare (perché inattuabile).

Luca

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