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Repubblica a libertà limitata

Mancava l’iniziativa oscurantista per completare il quadro della già triste situazione dell’informazione a libertà limitata in cui versa la Repubblica italiana: il tentativo è di nuovo quello di imbavagliare chi la pensa diversamente, e non stiamo parlando di criminali, ma del libero pensiero che è fondamento della democrazia.

A quanto pare la rete internet e la sua intrinseca libertà di essere viacolo della libera informazione pone sempre un prurito incontrollabile al legislatore italiano che si sente da essa circondato e prova in tutti i modi a limitarla, spesso con leggi sibilline che lasciano discrezione nelle decisioni come l’emendamento presentato del Senatore Giampiero D’Alia, approvato ieri al senato nel contesto del “pacchetto sicurezza”, in cui con la scusa di voler perseguire il male si vuole in verità mettere il bavaglio alla rete, come d’altra parte si era già tentato nella scorsa legislatura.
Poichè si parla di apologia e incitamento di attività a delinquere, reato già contemplato nella legislazione e già applicabile in qualsiasi forma si venga a manifestare, e già quindi esistono gli strumenti per reprimere quelli che agiscono in tal senso, come mai un disegno di legge come questo?

Lo scopo è ancora una volta imbavagliare la rete, il libero pensiero, alla faccia dell’Art. 21 della Costituzione se non addirittura violare in tal modo l’Art. 15 della Costituzione che vieta la censura nella corrispondenza, utilizzando mezzi grezzi e soprattutto contro chi fornisce questi servizi, i provider e le società di social networking come Facebook, che risulta proprio nel mirino per avervi trovato la presenza di un gruppuscolo di fanatici di boss mafiosi.

Altri osservatori, ben più preparati di me, denunciano il possibile impiego discrezionale e distorto di questi strumenti di censura della libera espressione e del diritto di essere informati sanciti dalla Costituzione, se ne parla per esempio su Punto informatico in questo articolo dall’emblematico titolo “libertà filtrate”.

Per completare il quadro raccolgo alcuni commenti riportati sui giornali che hanno dato la notizia:

Attenzione. Il testo dell’art.50 bis in questione non comprende solo i reati (odiosi) citati nell’articolo pubblicato su Corriere.it ma tutti i “delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali.” Rimangono aperte molte domande. Cosa si intende per “disobbedire alle leggi”? Che uso verrà fatto di questo articolo? Rischia di poter essere utilizzato per ridurre al silenzio il democratico dissenso? E la prevista “attività di filtraggio” su chi verrà eseguita? Indistintamente su tutti? Sappiamo benissimo che non c’è bisogno di nessuna attività di filtraggio per far chiudere su Facebook un website che inneggia alla Mafia. Il filtraggio serve per altro, per controllare le persone e le opinioni. Siamo seri: chi vuole delinquere utilizza reti anonime e collegamenti criptati. Come annunciato a suo tempo dal Capo del Governo (3 dicembre: “Per quanto riguarda internet manca una regolamentazione”) è in corso una stretta sull’utilizzo di Internet. Ho cercato di raccogliere cronologia e documenti di quello che sta succedendo su http://attaccabrighedigitale.wordpress.com

Praticamente il potere esecutivo disporrà della facoltà di far sparire dalla rete qualunque informazione ritenga “inadatta”, senza alcun controllo da parte del parlamento e prima di qualunque processo che stabilisca la colpevolezza delle informazioni “incriminate”.

Si tratta di una concessione di potere all’esecutivo che ha eguali solo nei peggiori paesi autocratici.

Questo stesso post, titolato “dittatura”, potrebbe in futuro essere la scusa per l’oscuramento dell’intero P.I. per il capriccio di un qualche funzionario governativo.

Ci rendiamo conto della direzione verso cui stiamo correndo?

Bisogna dar loro atto che la loro strategia è perfetta.
Sfruttando la paura largamente condivisa verso i pedofili hanno fatto passare tutte le norme sulla pedopornografia.

E adesso, sfruttando le altre paure per la sicurezza hanno allargato gli stessi principi a praticamente tutto.

E poi chi ci dice che non siano stati gli stessi servizi “deviati” a preparare a tavolino queste cose? Dopotutto è più semplice che mettere una bomba sotto un treno o in una stazione oppure occultare l’abbattimento di un aereo, vi ricorda qualche cosa?

E’ l’ennesima scusa per tentare di mettere sotto controllo una parte di internet… non serve una legge per far chiudere i gruppi razzisti o inneggianti alla violenza su facebook, è già vietato dal regolamento.. magari facebook dovrebbe migliorare la capacità di farlo rispettare…

Su Facebook c’è un gruppo che inneggia al fascismo e al duce. Esiste al Costituzione,facciamola rispettare. Chiediamo la cancellazione di quel gruppo (40.000 iscritti ).

Associazione eversiva?
Vuoi vedere che poi con questa scusa iniziano a chiudere tutti i siti che non sono d’accordo con l’operato del governo? Si è sentito fin troppe volte che chi è contro il “sistema” è eversivo. Manifestanti che diventano Black-blox, pensionati che diventano “violenti facinorosi”, mamme coi bimbi che diventano “isteriche kamikaze”……è forse questo che vogliono fare? Trasformare tutti coloro che la vedono in modo diverso in mostri da ghettizzare e bloccare? Le regole nella netiquette esistono già da tempo, basterebbe rispettarle e a volte anche autocensurarsi, non perdendo mai di vista l’ironia che soprattutto su Facebook sta spopolando. Lor signori hanno semplicemente paura che la verità possa venire a galla, si stanno solo portando avanti col lavoro. La rete non ha bisogno di regole, perché le ha già! INFORMATEVI e VERGOGNATEVI!

Io allora, come persona che ama la libertà e vuole sia tutelato il libero pensiero, lancio un appello, affinché vi sia una piena e montante protesta di ribellione a questo ennesimo tentativo di imbavagliare la voce dei cittadini!
Manifestate la vostra indignazione per un disegno di legge che vuole uccidere il vostro pensiero con il mero pretesto di colpire l’apologia di reati già contemplata dalla legge penale, utilizzando alla meglio strumenti grezzi e non idonei, e che alla peggio invece si prestano ad essere ed usati in modo ben diverso per violare la vostra libertà di espressione. Inviate e-mail a giornali e a politici, sollecitate giuristi e avvocati, mobilitatevi! La vostra libertà non ha prezzo.

Claudio G.

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